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Sofia e Mattia pastori erranti che convivono con i lupi: “Bisogna tornare ad amare il territorio in cui si vive, non solo cercare di sfruttarlo”
La storia di Sofia e Mattia i due pastori erranti della Lessinia: “Le scelte non sono legate tanto al lupo in sé, ma sono le scelte che si devono fare nella vita. Scelgo di convivere con la natura o scelgo di essere padrone della natura. Se convivo devo prendermi gli oneri e onori di questa vita”

VERONA. Si chiamano Sofia e Mattia e si definiscono “pastori erranti”. Hanno rispettivamente 34 e 33 anni ed entrambi hanno scelto la vita del pastore. I due allevano soprattutto pecore di razza Brogna, una razza che si dice sia arrivata in Veneto tra il 1500 e il 1600, anche per questo è stata creata un’associazione ad hoc per preservarla. “Siamo tra i pochi che riescono a vendere la lana, stesso discorso per la carne mentre i latte è pochissimo e lo usiamo esclusivamente per gli agnelli che alleviamo all’aperto”, spiega Mattia. “Ci consideriamo pastori erranti perché ci spostiamo dalle colline di Verona salendo verso la Lessinia fino ai 1.200 metri di quota. Così riusciamo a dar da mangiare alle nostre bestie erba tutto l’anno senza mangimi senza integrazioni, ma è un lavoro molto complicato”.
La storia dei due pastori è stata raccontata dall’organizzazione no-profit “Io non ho paura del lupo”, che da tempo si adopera per la conservazione di questi grandi carnivori. Se Mattia è nato e cresciuto a Verona la storia di Sofia, originaria della Val Camonica, è leggermente diversa. “Sono stata tanto tempo all’estero e quando ho deciso di tornare in Italia la mia idea era quella di concentrarmi sul mio territorio. Non avevo mai avuto a che fare con la pastorizia e mi sono innamorata delle pecore poco a poco fino a che non sono diventate un progetto di vita. Adesso abbiamo una grande famiglia di 200 pecore 7 cani, 2 asini e pure alcune capre”.
Come pastori transumanti la scelta è stata quella di muoversi sempre, perché così le bestie stanno meglio e diventano resilienti all’ambiente. Il gregge si fortifica sempre di più. Ovviamente ciò comporta non solo dei sacrifici ma del lavoro aggiuntivo. In Lessina infatti sono tornati i lupi. “Durante l’anno ci spostiamo con le reti mobili, batterie elettriche e teniamo i cani nei recinti mentre al pascolo siamo sempre con le pecore e con i cani”. I cani da guardiania sono tre Maremmani mentre per la conduzione del gregge ci sono due Border collie e un Pastore del Lagorai. “Abbiamo un costante bisogno dei cani sia per portarci in giro le bestie che per avere la protezione e dormire con gli occhi chiusi soprattutto quando saliamo in quota”.
D’altra parte da quando il lupo è tornato in Lessinia ha cambiato il sistema di allevamento. Ma non per tutti. “Qui non ci sono tanti pastori che hanno i cani – per scelta, dice Mattia – non hanno i recinti non ci sono più quelli che stanno con le vacche a pascolare. Quando parli con alcune persone la soluzione è il piombo ma noi non ci crediamo perché abbiamo distrutto mezzo pianeta. Da quando abbiamo i cani e siamo in presenza non abbiamo avuto predazioni. I lupi sono venuti ci hanno ‘salutato’, hanno visto che c’erano i cani e noi eravamo lì. La nostra presenza è fondamentale”.
Come ricorda Sofia quando una pecora sparisce il primo pensiero va a una predazione ma in realtà ci sono moltissime altre cause. “Spero che si riesca a comprendere che si può fare allevamento e produzione di latte in maniera un po’ più tranquilla – afferma Mattia – però bisogna tornare ad amare questo lavoro, tornare a voler stare con le bestie e amare il territorio in cui si vive, non solo cercare di sfruttarlo. E se magari dal piombo dei fucili si passa alle reti e dalle reti al pascolo libero con la presenza del pastore cambiano un po’ di cose. Noi siamo un po’ anacronistici e forse utopistici ma crediamo nelle piccole cose”.
Dello stesso avviso anche Sofia che sottolinea come alcune cose stiano iniziando a cambiare in meglio. Con una presa di coscienza. “Cerchiamo di invogliare le persone a procurarsi dei cani se non possono permettersi di essere sempre presenti”. Per spiegare la situazione i pastori usano un esempio: adesso la Lessinia può essere un frigorifero dove il lupo arriva apre, mangia e chiude. Ma se un frigo è incustodito è un conto se invece c’è “el paron de casa” il discorso cambia.
“Le scelte – prosegue Mattia – non sono legate tanto al lupo in sé, ma sono le scelte che si devono fare nella vita. Scelgo di convivere con la natura o scelgo di essere padrone della natura. Se convivo devo prendermi gli oneri e onori di questa vita. Bisogna capire se vogliamo condividere o conquistare la natura. Noi abbiamo avuto due predazioni da aquila l’anno scorso. Uccidono di più le reti anti-lupo che gli stessi carnivori, eppure tante volte le reti non le mettiamo per il lupo ma per i cittadini perché se mi vengono in mezzo al gregge i cani possono attaccare”. Nonostante le difficoltà però i due pastori guardano al bicchiere mezzo pieno: “Sono abbastanza fiduciosa – conclude Sofia – perché le persone stanno facendo passi avanti seppur lentamente”.