Crisi climatica e sci, gli impiantisti: "Chiediamo alla politica di aiutarci a investire sull'estate tra bike e sentieri. La montagna ha un futuro importante"
La presidente degli esercizi funiviari nazionali e europei, Valeria Ghezzi: "Le stazioni sciistiche hanno avuto e mantengono un ruolo di sostenibilità sociale per l'indotto e soprattutto in termini di posti di lavoro nelle valli ma dobbiamo chiarire con responsabilità le vocazioni delle destinazioni. L'inverno è ancora l'asset principale però l'estate è in forte crescita anche per noi"

TRENTO. Dalla serrata causa Covid agli effetti sempre più marcati della crisi climatica. Sono stati anni di grandi sfide per gli impiantisti. L'estate è ai titoli di coda, ora gli ultimi week end autunnali e poi è già tempo di stagione invernale. Ma il futuro delle società? Ancora più orientato a sviluppare le belle stagioni e diversificare gli investimenti per lavorare con continuità per più dei 4 mesi freddi.
La partenza dell'ultimo inverno non è stata brillante ma poi c'è stata una forte ripresa anche in assenza di grandi precipitazioni nevose. Una ripresa netta dopo tre stagioni condizionati dall'emergenza sanitaria. Un +4,1% di presenze rispetto alla stagione 2018/19. Il dato dei pernottamenti supera la barriera dei 7 milioni e questo numero rappresenta il miglior risultato degli ultimi 10 anni. Tutti i territori hanno chiuso con il segno "più", esclusa l'area della Valsugana, Tesino e valle dei Mocheni nel periodo caratterizzato dalla chiusura degli impianti sulla Panarotta.
Le scarse precipitazioni nevose non hanno avuto ripercussioni sull'afflusso di turisti in Trentino al momento di tirare le somme. E i dati sono stati migliori rispetto al 2019, ultimo anno significativo per i confronti sull'andamento della stagione. L'inverno 2020 è ricordato per il lockdown imposto a marzo a livello nazionale a causa dell'inizio dell'epidemia; l'inverno 2021 è stato praticamente annullato per la chiusura degli impianti e quello del 2022 era ancora parzialmente condizionato da limitazioni sanitarie. Poi sono subentrare altre crisi, dall'aumento dei prezzi al caro energia ma il bilancio è stato estremamente positivo.
"Abbiamo sempre curato la sostenibilità anche quando non era una parola di moda, altrimenti le Dolomiti non sarebbero diventate patrimonio Unesco", le parole a il Dolomiti sono di Valeria Ghezzi, presidente di Anef-Associazione nazionale esercenti funiviari, Fianet a livello europeo e di Funivie Seggiovie San Martino di Castrozza. "E' un segnale che le società impianti hanno sempre avuto tra i concetti chiave quello della sostenibilità. E' nel nostro interesse curare il territorio".
Tra le sfide più impegnative c’è il cambiamento climatico che necessita di adattamenti e programmazione per poter garantire la sciabilità per tutta la durata della stagione e quindi il funzionamento della stagione invernale per tutto l’indotto. Gli impiantisti rivendicano di aver avuto sempre un'attenzione alla sostenibilità. "Nel 2015 il tema dell'ambiente è stato centrale in un'assemblea di settore, poi ripreso nel 2017 e ancora più recentemente. Molte aziende impiantistiche si attrezzano per ottenere certificazioni, pubblicano il bilancio di sostenibilità e si trasformano in società benefit per poter sostenere ancora di più il territorio di riferimento. Poi serve un grande cambiamento culturale, ma questo a livello di sistema perché è un percorso complesso e serve equilibrio".
Nonostante il limite altimetrico dei 100 giorni con sciabilità garantita non sia cresciuto significativamente negli ultimi anni, l’intermittenza delle precipitazioni, il frequente ritardo delle grandi nevicate di inizio stagione e gli ultimi anni con temperature ben sopra anche degli scenari peggiori impongono capacità di analisi e investimenti. Un ruolo sempre più preponderante è quello giocato dall'innevamento programmato.
"Le stazioni sciistiche - prosegue Ghezzi - hanno avuto e mantengono un ruolo di sostenibilità sociale per l'indotto ma soprattutto in termini di posti di lavoro nelle valli. Poi è tempo di compiere un passo in avanti e saremo ancora più trasparenti. Ma la neve programmata è assolutamente sostenibile: aria e acqua, inoltre la tecnologia per la produzione ha fatto passi da gigante in termini di consumi di energia e risorse idriche".
Gli impianti restano ormai aperti nel periodo estivo a stagione inoltrata, il Trentino è sempre più propenso a incentivare la destagionalizzazione. "Una trasformazione e un'evoluzione con un margine di crescita ancora molto importante", prosegue Ghezzi. "L'inverno in questo momento resta ancora l'asset principale e imprescindibile ma in pochi anni il peso dell'estate è passato dall'1% al 10% e c'è ancora spazio per aumentare l'operatività. Oggi a San Martino siamo aperti, così è quasi ovunque con proposte articolate per tutta la famiglia tra bici, escursioni e gastronomia".
Un adattamento delle società impianti è verso l'estate e qui un appello alla prossima Giunta provinciale nell'imminenza delle elezioni. "Ci sono segmenti da individuare e da sviluppare", prosegue Ghezzi. "L'ente pubblico dovrebbe incentivare gli investimenti sulle belle stagioni tra bike park, sentieri e prodotti adatti alle caratteristiche del territorio. Poi in generale snellire la burocrazia, un progetto non può impiegare 10 anni per essere messe a terra tra iter, eventuali ricorsi e avvio dei cantieri".
Insomma, gli impiantisti possono giocare ancora un ruolo centrale spostando l'asse. "Ci sono opportunità da valorizzare e in prospettiva con investimenti ponderati si può arrivare a 9 mesi di operatività, questo significa anche più posti di lavoro. Se si sviluppano primavera, estate e autunno non ci sarebbero ripercussioni sulla preparazione dell'inverno, ci sono gli spazi organizzativi per poter completare tutte le operazioni e le migliore necessarie per rimanere attrattivi e concorrenziali. L'ambiente non deve diventare ideologia o motivo di contrasto".
L'assalto alle alpi, la crisi climatica e il rischio, già molto concreto per molte destinazioni trentine, dell'overtourism impongono tanto riflessione quanto azione per mantenere il Trentino competitivo, un equilibrio tra residenti e turisti. "Sono ancora pochi i casi di overtourism sulle nostre montagne e fortemente localizzati, in particolare, nelle settimane centrali di agosto. Dobbiamo aiutare a sviluppare i fuori stagione, oggi legato soprattutto ai flussi dall'estero. Comunque è una dinamica che merita attenzione perché è interesse nostro che il prodotto e la montagna siano preservati".
Le destinazioni più grandi per forza finanziaria e quote probabilmente possono reggere la crisi climatica, ma le stazioni più piccole e sotto i 2 mila metri? E' percorribile una strada di accorpamenti tra società impianti o un cambio di struttura per modificare compiti e obiettivi? "Molto dipende dall'ubicazione e sono tante le variabili, personalmente in questo caso credo poco nelle acquisizioni e nell'economia di scala. Non c'è una ricetta unica per affrontare i temi della montagna. È necessario contestualizzare e, guardando al singolo caso, individuare le soluzioni più adeguate. Piuttosto è strategico che il sistema analizzi le vocazioni delle varie località con responsabilità. Il futuro della montagna è ancora interessante perché la crisi climatica è un dato di fatto", conclude Ghezzi.