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A Trento laurea ad honorem per Antonio Megalizzi. Mattarella: "Credeva nell'Unione Europea e nell'impegno comune. Questo il messaggio che oggi raccogliamo"

Alla cerimonia di conferimento della laurea magistrale a titolo d'onore in 'European and International Studies' ad Antonio Megalizzi, era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Megalizzi è morto a Strasburgo, dove vi è la sede del Parlamento europeo, simbolo della pacificazione che ha trasformato la contrapposizione in impegno comune. Questo lo affascinava, questo è il messaggio che ci ha lasciato e che oggi raccogliamo"

Di Lucia Brunello - 16 luglio 2021 - 12:33

TRENTO. "Siamo qui oggi per Antonio Megalizzi. Qualche tempo fa, su impulso del precedente rettore Paolo Collini e col supporto dell’ex rettrice Doria De Pretis, abbiamo pensato fosse opportuno e doveroso conferire ad Antonio Megalizzi la laurea magistrale a titolo d'onore in 'European and International Studies'", queste le parole del rettore dell'Università di Trento, Flavio Deflorian.

 

Nella mattinata di oggi, 16 luglio, a Palazzo Prodi, la sede della Scuola di Studi internazionali, si è infatti tenuta la commovente cerimonia che ha visto conferire allo studente dell'Università di Trento, tragicamente morto vittima nell'attentato di Strasburgo, il titolo di dottore nel percorso di studi magistrale che non gli è stato permesso di concludere.

 

"Molti hanno pensato che l'Europa unita fosse un fatto consolidato, ma la generazione di Antonio ha capito che c'è ancora molto da costruire", ha aggiunto il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. "Antonio era figlio della città di Trento, che non ha mai smesso di ricordarlo. Nell'immensa tragedia di Strasburgo abbiamo scoperto persone come Antonio che costruiscono un'Europa più forte e che guarda al futuro".

 

Ad essere presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "E' di grande significato che l'ateneo abbia deciso di realizzare e di attuare questo conferimento. E' una dimostrazione di grande sensibilità e di grande valore civile e morale, così come quello dimostrato dagli amici di Antonio Megalizzi, che continuano il suo impegno e ne coltivano le idee. È commovente che le persone che gli sono state più vicine abbiamo deciso di dare vita alla Fondazione che porta il suo nome, portandola avanti con tanto impegno".

 

Antonio Megalizzi era un ragazzo pieno di entusiasmo. Per il giornalismo, per l'Europa, per i corsi della Scuola di Studi internazionali. "Non era semplice curiosità il 'perché' che Megalizzi si poneva", ha continuato il capo dello Stato. "Aveva consapevolezza dell'importanza dello spirito critico, del confronto di opinioni. Non limitandosi a comprendere, ma aiutando gli altri a comprendere anch'essi. Questa attitudine era completamente riversata nei confronti dell'Unione Europa, di questo grande e storico processo che è in corso, e che sta realizzando in Europa una condizione unica al mondo: di pace, di collaborazione, di tutela dei diritti e di democrazia".

 

Mattarella ha sottolineato il fatto che l'attenzione all'Europa, alla pace e ai diritti è "ciò che ha contrassegnato messaggio che ci ha lasciato Antonio Megalizzi, morto a Strasburgo, luogo simbolo della pace europea, dove vi è la sede del Parlamento europeo, simbolo della pacificazione che ha trasformato la contrapposizione in impegno comune. Questo affascinava Megalizzi, questo è il messaggio che oggi raccogliamo", ha concluso il presidente della Repubblica.

 

 

E' stato consegnato ai familiari di Antonio il diploma di laurea. Luana Moresco, presidente della Fondazione Antonio Megalizzi e sua compagna fino al momento della tragedia, ha infine ricordato la passione di Antonio, quanto il lavoro di giornalista gli piacesse e come lo rendesse felice. Una professione sulla quale voleva investire ancora, formandosi e imparando sempre più cose: "Era bello vederlo tornare a casa ogni sera, entusiasta per ciò che aveva appreso, con quell’emozione negli occhi che tutti noi abbiamo conosciuto. Diceva che il Master in European and International Studies gli aveva cambiato la vita. Lo definiva una tappa fondamentale. L’unione di studio e passione radiofonica gli aveva suggerito una vera e propria battaglia di vita: spiegare cose difficili in modo semplice, raccontare le istituzioni, renderle vicine ai cittadini, parlare a tutti di Europa. Grazie alla Fondazione che oggi porta il suo nome Antonio non è, e non sarà mai, solo passato: è presente. E futuro".

 

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