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SotAlaZopa: addio al festival in Primiero che avrebbe festeggiato i 10 anni. Pochi soldi, cachet troppo alti e nessuno a cui passare il testimone
L'associazione Aguaz, che dal 2009 organizza la due giorni di musica alternative in Primiero, sventola bandiera bianca. Tanto l'affetto su Facebook: "Avete reso questo mondo meno brutto"

TONADICO. Sarebbe stata la decima edizione. Un festival musicale di grande successo, il SotAlaZopa del Primiero. Con il merito di aver raccolto, negli anni, ottimi artisti della scena alternative nazionale, talvolta anche internazionale.
L'associazione Aguaz, da un decennio responsabile dell'organizzazione del festival, molla la presa. La fine di un'era: sulla scena musicale trentina, il SotAlaZopa era una tappa obbligata. La fine dell'estate, l'ultima esibizione dei grandi artisti a chiusura del tour prima della pausa autunnale.
Verdena, Linea 77, Vallanzaska, Ministri, Teatro degli orrori, Marta sui tubi, Tre allegri ragazzi morti, Zen circus, Francesco Motta, Fast animals and slow kids, per citare i più conosciuti che sono passati per SotAlaZopa. Dal 2009, ogni settembre, il Primiero era destinato a diventare un gran bel palcoscenico. Un festival diverso, non solo per la collocazione temporale, ma anche per l'ambientazione assolutamente unica.
Una valutazione presa da qualche mese, quella di chiudere il progetto. "Vedere oggi – racconta il presidente dell'associazione Aguaz Hermann Zugliani – tutto l'affetto non ci lascia indifferenti. SotAlaZopa è qualcosa che resterà in tutti quelli che ci hanno messo anche solo un dito".
I numeri c'erano, ma i cachet dei musicisti in Italia si alzano, e per starci dentro si era reso necessario far pagare un biglietto d'ingresso. Con un'idea artistica ben precisa nella scelta delle line up, senza mai cadere nel commerciale e cavalcando l'onda indie, anche se ormai i confini di questo genere musicale sono labili. "Siamo stati a un passo – ricorda Hermann – dall'avere Calcutta due anni fa". Un passo che non è stato fatto per non disturbare l'omogeneità nelle scelte musicali. "E' difficile definire la musica indie al giorno d'oggi".
"Senza dire poi - spiega l'organizzazione su Facebook - che dieci anni fa il mondo era un altro mondo, in particolare quello della musica, trasformatosi così rapidamente che quello nuovo, noi ancora giovani ma a cavallo dei trent'anni (chi qualcuno in più, chi qualcuno di meno) facciamo fatica a fare totalmente nostro, o magari non ci sforziamo abbastanza, forti della nostra promessa di "un festival rock ad ingresso gratuito che ogni anno raduna alcune band di rilievo nel panorama alternative italiano nella più bella arena concerti naturale di sempre per salutare i primi colori dell’autunno e concludere in festa la stagione estiva".
Nella nota su Facebook, l'organizzazione ha voluto annunciare ufficialmente che la decima edizione non si farà. Il motivo? Un duro scontro con la vita reale di un gruppo di ex giovanissimi ormai cresciuti. Tra di loro, alcuni si sono trasferiti, altri hanno messo su famiglia. Le priorità sono cambiate.
"Il gruppo che ormai quasi 10 anni fa diede vita all'Associazione Aguaz – spiega l'organizzazione sul profilo Facebook di SotAlaZopa - non c'è più, o meglio, molti dei suoi componenti, fondatori e chi è entrato un po' più tardi in questo bellissimo mondo, ci sono ancora, ma non sono più gli studenti spensierati, appena maggiorenni; i lavoratori precari e per questo anche talvolta più disponibili; i ragazzi a casa con mamma e papà che comunque, a fine giornata, garantiscono un tetto sotto cui dormire".
I tempi sono cambiati. "Quel gruppo è cresciuto, ora lavora, qualcuno ha messo su famiglia, qualcun altro vive lontano, che sia all'altro capo del mondo o a Trento poco importa. Arriviamo quindi al primo fattore contro il quale negli ultimi anni abbiamo provato a resistere: il tempo".
C'è un po' di amarezza nell'ammettere, poi, che nonostante i tentativi non si sia riusciti a passare il testimone alla generazione più giovane. Un po' per una differenza nei gusti musicali, un po' nelle abitudini.
"Ma stavamo parlando di gruppo? Ecco, infatti arriviamo dritti dritti al secondo punto: il ricambio. Il mea culpa associativo ci vede colpevoli di non essere riusciti, pur con l'attenuante di averci "comunque provato" a portare all'interno dell'associazione quel ricambio generazionale (eliminando i picchi, tra i più giovani e i meno giovani ci sono più di vent'anni di gap) che è inevitabile nel perseguire eventi così carichi e in cui la spinta più grande la danno, oltre al fattore tempo, l'entusiasmo e l'incoscienza che solo una certa fascia d'età riesce a garantirti senza se e senza ma".
E la nota si conclude, raccogliendo i ringraziamenti di tantissimi fan che al festival ci sono stati e che ci sono cresciuti. "SotAlaZopa arriva a tanto così dal festeggiare il suo decimo compleanno, ma dopo tanti anni in cui ci abbiamo scherzato su in continuazione, quasi per esorcizzare un epilogo di cui tutti eravamo consapevoli, quest'anno ci siamo stranamente trovati quasi tutti concordi nel dire che il SotAlaZopa non ci sarà più. E lo facciamo con gli occhi lucidi, ripercorrendo con la mente tutte le intraducibili emozioni vissute calpestando quell'erba, quel fango".
"Prendendo energia da quella rugiada, da cui il nome dell'associazione, così ricca nelle nostre vallate e allo stesso tempo così evanescente. Che cresce al buio e svanisce con il levar del sole, così facciamo noi, scendendo dal palco quando ormai i riflettori avevano iniziati a fissarci, così importanti, così determinanti".
E a chi al SotAlaZopa ci è stato resterà il bel racconto di come, a metà settembre, si apriva l'armadio recuperando dopo mesi un giaccone invernale perché, a passare la notte sotto un palco in Primiero, non si sa mai che faccia un po' freddo.