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Un pallone, due porte, le divise della Sampdoria e sulla terra rossa di Arua lo spettacolo si chiama Fair Play

Assieme all'associazione trentina Acav anche Roberto Morosini e Marco Branco, allenatori dei camp della Sampdoria, stanno seguendo la sessione di allenamento in Uganda per oltre cento ragazzi provenienti dai quattro campi rifugiati di Bidi Bidi, Lobule, Imvepi e Rhino camp (GUARDA I VIDEO E LE FOTO)

Pubblicato il - 20 maggio 2019 - 11:30

TRENTO. “In tutto il mondo la passione è la stessa. Quando ci si mette in un campo, anche polveroso come questo, con un pallone, tutte le differenze scompaiono”. Roberto Morosini e Marco Branco, allenatori dei camp della Sampdoria, hanno appena concluso la sessione di allenamento per oltre cento ragazzi provenienti dai quattro campi rifugiati di Bidi Bidi, Lobule, Imvepi e Rhino camp, oltre ai giovani ugandesi dei distretti di Arua, Koboko e Yumbe. “Il calcio è un mezzo ormai consolidato e il più facile per far confluire insieme diverse culture, diverse persone, diversi ragazzi”, affermano sicuri gli allenatori.

 


 

Divisi solo dal colore blu o bianco della maglietta sampdoriana, i ragazzi si preparano a due giornate di attività finalizzate all’aggregazione e alla creazione di un momento di normalità in un territorio come quello del West Nile, che negli anni ha accolto quasi un milione di rifugiati dal Sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è stata organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Uganda e dall’Ufficio del Primo Ministro in collaborazione con ACAV Associazione Centro Aiuti Volontari, la Sampdoria, la Federazione delle associazioni calcistiche dell’Uganda, il Comitato olimpico internazionale e quello ugandese e l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite.

 

 

A seguito di una cerimonia formale di apertura delle attività con discorsi di benvenuto da parte dei vari organizzatori, le quattro squadre miste di profughi e membri della comunità ospitante si sono scontrate sul campo nella prima partita di un torneo che si è poi concluso sabato. A prescindere dal risultato del campo – che ha visto uscire vincitrice le squadre in rappresentanza di Bidi Bidi e Imvepi, i veri trionfatori sulla terra rossa di Arua sono stati i valori olimpici di fair play, partecipazione, amicizia, rispetto e solidarietà.

 


 

La promozione della coesione sociale tra rifugiati e comunità ospitanti attraverso lo sport non si fermerà a questi tre giorni di attività. Allenamenti e partite fanno infatti parte di un ben più ampio progetto di tre anni atto a educare i giovani ai principi dell’eccellenza tecnica e manageriale nello sport, favorirne l’integrazione attraverso lo sport e realizzare infrastrutture e corsi di formazione sportiva.

 


 

ACAV si è mobilizzata da subito per supportare l’organizzazione delle attività e garantirne il miglior svolgimento possibile potendo contare sulla sua profonda conoscenza del territorio e delle sue dinamiche. ACAV è infatti presente nel West Nile ugandese da una trentina d’anni e da altrettanti porta avanti progetti agricoli, educativi ed idrici per migliorare le condizioni di vita delle comunità rifugiate e ospitanti.

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