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A 100 anni dal lascito testamentario di Cesare Benedetti (FOTO), il vescovo Tisi ospite dell’Apsp di Mori. Benedetto anche il nuovo abete del parco: eredità di Gisela

L'Apsp di Mori ha celebrato il centenario dalla scomparsa di Cesare Benedetti, che nel 1923 lasciò alla casa di riposo tutto il proprio lascito testamentario. E' stato benedetto anche un nuovo abete nel parco, eredità di Gisela

Pubblicato il - 05 giugno 2023 - 11:50

MORI. A cento anni dalla scomparsa di Cesare Bendetti, che nel 1923 lasciò alla casa di riposo tutto il lascito testamentario, il vescovo Lauro Tisi è stato ospite dell'Apsp di Mori per un momento spirituale e sociale nel corso del quale ha benedetto un abete. 

 

 

Alla giornata hanno preso parte il Consiglio di amministrazione con in testa il presidente Gianmario Gazzi, il direttore Antonino La Grutta e lo staff della casa di riposo, il sindaco di Mori Stefano Barozzi e tanti dei volontari che, quotidianamente, contribuiscono al costante lavoro del team di cura. Con l’occasione, la tomba del benefattore ospitata al cimitero di Mori, è stata omaggiata con nuovi fiori.


Alla messa e ai saluti delle istituzioni si è aggiunto un ulteriore e particolarissimo momento: la benedizione, da parte del vescovo, di un abete. Una sorta di passaggio di testimone da un benefattore di 100 anni fa a uno dei giorni nostri: si tratta di Gisela.


Qualche anno fa a Gisela è stato chiesto se preferisse andare in una casa di riposo a Mori oppure a Rovereto. Lei aveva subito manifestato simpatia per il centro moriano perché conosceva già il bel parco che circonda la struttura: l’area verde era per lei un piccolo paradiso. Diversi familiari degli ospiti la conoscevano come "quella signora tedesca che passeggia nel giardino, qualunque tempo ci sia o quasi".


L'ultimo anno, dopo una caduta, Gisela è stata costretta quasi sempre a letto. Si consolava osservando la natura che contemplava dalla grande finestra della sua stanza: le montagne, il cielo, gli uccelli, le piante e ovviamente il "suo" amato parco.


Così ha chiesto di poter piantare un albero; si è prima pensato a una quercia, tronco robusto, radici profonde: rispecchiava qualcosa di lei, qualcosa che forse desiderava, un luogo stabile. Lei infatti – racconta chi la ha seguita negli ultimi tempi - ha cambiato tante volte casa, paese, lavoro e alle fine anche la patria. Da più di 20 anni era in Italia, si trovava bene, si era ambientata anche qui. Poi ha abbandonato l’idea della quercia e ha pensato a un abete, anch’esso significativo coi suoi aghi pungenti, un’operatrice, di lei, ha detto infatti qualche tempo fa: "Sì, conosciamo Gisela, una persona dolce e qualche volta un po' piccante".

 

Sono stati ringraziati, in particolare, gli operatori del primo piano e il dottor Arvia. Se Cesare Benedetti ha lasciato un'eredità per dare anni dignitosi a tanti anziani, Gisela ha lasciato un'offerta più simbolica, ma ricca di significati: ha pensato alla natura, agli uccelli che numerosi, nel parco, nidificano e cantano. Gisela si è spenta poco prima della festa del centenario, ma ha fatto in tempo a lasciare le indicazioni per questa sua testimonianza.

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