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Co-manager, in dieci anni 80 progetti. “Importante progetto per sostenere l'imprenditorialità femminile”
L'imprenditorialità, in particolare quella femminile, cresce in Trentino ad un ritmo di circa 1,5% all’anno

TRENTO. Dieci anni di co – manager hanno portato l'avvio di 80 progetti - partiti operativamente dal 2013 - seguiti dall'Agenzia della Famiglia e dall'Agenzia del lavoro. Questo il primo bilancio del progetto lanciato dalla Provincia di Trento nel 2007 con la creazione di una figura professionale che si incarica di portare avanti l'attività svolta dalla neo-mamma per tutto il tempo necessario, anche fino al 12esimo anno di vita del bambino.
Un "passaggio di testimone" che comporta necessariamente l'instaurarsi di un rapporto di fiducia reciproca, a beneficio di entrambi: della lavoratrice autonoma, che non è costretta a chiudere l'attività per dedicarsi ai figli, e alla co-magarer, spesso una donna (o anche un uomo) in possesso di competenze professionali specialistiche, ulteriormente affinate e certificate per poter svolgere al meglio questo nuovo incarico.
Progetto innovativo, considerato che in passato le madri affidavano a qualcuno il figlio per poter continuare a lavorare, mentre in questo caso possono affidare, temporaneamente, il lavoro. Un progetto concretizzatosi in un registro contenente una lista di professioniste e professionisti - con un’esperienza nella gestione d’impresa e/o nelle attività professionali e/o nel lavoro dipendente - che supportano, sostituendola, totalmente o parzialmente, nella gestione dell’attività, l’imprenditrice, la libera professionista, la lavoratrice autonoma o a progetto.
"Un percorso collettivo - ha detto l'assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari - che ha coinvolto le istituzioni ma anche le forze economiche e sociali, con la consapevolezza di stare percorrendo una strada nuova, perché fino a poco tempo fa quando e se si parlava di conciliazione vita-lavoro lo si faceva solo con riferimento alle lavoratrici dipendenti. Un percorso intrapreso nella convinzione che la genitorialità non deve diventare un'esperienza traumatica sul piano lavorativo anche per le donne che svolgono un lavoro autonomo o imprenditoriale".
Luciano Malfer, dirigente generale dell'Agenzia del lavoro, ha illustrato alcuni altri elementi che caratterizzano l'esperienza. "L'idea di co-economy è parte a sua volta del nuovo paradigma del 'co', del fare assieme, del condividere. Dopo il co-housing, un altro modo di fare assieme, dunque, affrontando stavolta il tema della genitorialità. Se le disponibilità economiche per il welfare si sono ridotte a causa della crisi ci sono però individuate molte risorse sul territorio che possono essere adeguatamente mobilitate per raggiungere obiettivi che coniugano l'economia - in questo caso il fare impresa, e l'impresa al femminile - e famiglia. Ed ancora: il tema della certificazione delle competenze, che è fondamentale. Infine, quello dell'inquadramento delle esperienze in un contesto nazionale ed europeo".
Antonella Chiusole, dirigente generale di Agenzia del Lavoro, ha detto che "se la Repubblica è fondata sul lavoro anche la famiglia lo è, quindi lavoro e famiglia non devono entrare in contraddizione. Il Trentino mantiene un gap occupazionale fra uomini e donne. Se riuscissimo a ridurlo avremmo una situazione di benessere maggiore ma anche più figli. Esiste infatti una correlazione diretta in Europa fra lavoro e tasso di fertilità. Le donne fanno figli laddove c’è un mercato del lavoro che sostiene l’occupazione femminile. Per questo il progetto è sostenuto oltre che dall’Agenzia della famiglia dall’Agenzia del lavoro”.
Eleonora Stenico, Consigliera di parità, ha sottolineato infine che si tratta di un progetto “che va a sostenere l'imprenditorialità, in particolare quella femminile, che cresce in Trentino ad un ritmo di circa 1,5% all’anno, assai più alto della media".