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Trento, Belluno e il ritiro per il Mondiale del '94 con Maradona, Grande: ''Vi racconto Diego, mito dal cuore immenso''
In ritiro per il Mondiale non ci sono solamente i 22 calciatori che poi parteciperanno alla rassegna iridata, ma anche diverse riserve. E tra questi c’è anche un giovanissimo, appena 17enne, Andrés Miguel Grande. Chi è Grande? Chiedetelo ai tifosi del Belluno e del Trento che, a tale domanda, vi risponderanno: “Il giocatore più forte che ho visto dal vivo”

TRENTO. Tutti l'hanno ammirato e, come accade in questi casi, tutti ricorderanno perfettamente cosa stavano facendo e dove si trovavano nel momento in cui sono stati raggiunti dalla notizia della sua improvvisa scomparsa: esattamente ciò che accade ai miti, a chi è destinato a rimanere immortale per secoli nei pensieri, nei racconti e nei sogni della gente. Diego Armando Maradona è scomparso il 25 novembre ed è stato il più grande di tutti sul prato verde. Temuto e rispettato dagli avversari (memorabile un suo duetto in diretta Sky, qualche anno fa, con l’ex difensore del Milan Alessandro “Billy” Costacurta che, candidamente, ammetteva che “lo menavi e lui restava sempre in piedi”), un leader e trascinatore per i compagni e un idolo per i tifosi. Spesso, anche quelli avversari, non potevano far altro che allargare le braccia e applaudirlo.
Tutto questo è “El Pibe” visto da lontano, ma da vicino? Primavera del 1994: le nazionali qualificate stanno preparando lo sbarco negli Stati Uniti per il Mondiale. L’Argentina, che ha vinto l’edizione del 1986 e si è dovuta “accontentare” del secondo posto a Italia ’90 è ancora uno “squadrone”. Alfio “El Coco” Basile è il ct dell’Albiceleste e convoca anche Maradona, che in quel momento gioca - si fa per dire - nel Newell’s Old Boys (5 presenze in tutto l’anno) ed è reduce dalla stagione in Spagna con la maglia del Siviglia.

La manovra sembra più una soluzione mediatica perché, nel paese del basket, baseball, hockey e football americano, è necessaria la presenza del calciatore più forte e più conosciuto del mondo per lanciare in orbita un campionato del Mondo che sembra non scaldare il cuore degli americani. Maradona, però, ha lavorato sodo e quando si presenta in ritiro è in condizioni atletiche più che soddisfacenti.
In ritiro non ci sono solamente i 22 calciatori che poi parteciperanno alla rassegna iridata, ma anche diverse riserve, cioè i giocatori aggregati per tutto il periodo di preparazione, pronti a sostituire eventuali infortunati. E tra questi c’è anche un giovanissimo, appena 17enne, Andrés Miguel Grande. Chi è Grande? Chiedetelo ai tifosi del Belluno e del Trento che, a tale domanda, vi risponderanno: “Il giocatore più forte che ho visto dal vivo”.

All’epoca non era ancora maggiorenne ma aveva già partecipato al Mondiale Under 17 in Giappone, venendo però eliminato nella fase a gironi, ma togliendosi la soddisfazione di segnare due reti, contro Australia e Croazia. Qualche anno dopo, dopo un paio d’esperienze in Francia e 30 presenze nella Primera Divisiòn argentina con l’Argentinos Juniors e Boca Juniors (le stesse squadre di Maradona), approda in Italia: tre anni a Belluno, in due periodi separati, una stagione a Trento e un’esperienza al Carpi.
Torniamo alla Primavera del 94: Maradona di anni ne ha 33, Grande - per l’appunto - non è nemmeno maggiorenne, ma è uno dei giovani promettenti d’Argentina e Basile lo vuole tenere lì con i campioni, fino al momento della partenza per gli Stati Uniti.
Grande, ci racconti “El Diez” visto da vicino.
Sono stato un privilegiato ad aver condiviso con lui tanti momenti - racconta Grande dalla località di mare in cui sta trascorrendo le vacanze - ma i ricordi meravigliosi sono surclassati dalla tristezza per averlo perso. Se n’è andata improvvisamente la persona più amata di tutta l’Argentina, senza ombra di dubbio. Un argentino vero, un trascinatore per la Nazionale ma anche per tutto il nostro popolo.
Parliamo di quel ritiro: lei è un giovane, Maradona il migliore del mondo. Tremavano le gambe solo a vederlo?
Ma no, assolutamente. Lui con tutti i compagni, sia i “vecchi” che i ragazzi, era la persona più semplice, genuina e aperta del mondo. Ve lo giuro. Con me è sempre stato prodigo di consigli, mi spiegava cosa avrei dovuto fare in campo e mi spronava continuamente ad avere coraggio. Ricordo un aneddoto favoloso.
Mi diceva: vedi, quando faccio la finta a sinistra, poi me ne vado a destra. Perfetto no? Tu sapevi esattamente cosa lui avrebbe fatto e, dunque, avresti potuto, non dico fermarlo, ma almeno limitarlo. Buonanotte, non lo prendevi mai. E quando dico “mai” è proprio così: con la palla nei piedi era magico, sapeva fare tutto, accarezzarla, baciarla, picchiarla. Insomma, lui faceva un altro sport rispetto a tutti noi. E, solamente a guardarlo, mi emozionavo.
Qualcosa in comune l’avete: siete nati entrambi a fine ottobre (Maradona il 30, Grande il 29) e, soprattutto, tutti e due siete cresciuti calcisticamente tra le fila dell’Argentinos Juniors.
Sì ma i punti in comune si fermano qui - se la ride “El Motorcito” - perché quando si parla di Diego nessun interprete del gioco del calcio può reggere il confronto. Stiamo parlando di un’icona, dal cuore grande. È vero, entrambi siamo cresciuti nella stessa società e, infatti, lui aveva un occhio di riguardo per chi arrivava dall’Argentinos Juniors, la squadra in cui si era formato calcisticamente e della quale era stato sempre tifoso. Voglio raccontarvi un altro episodio, per farvi capire chi era Maradona.
Prego.
Vengo convocato in Nazionale Under 16 e non ho le scarpe adatte per giocare. Mi presento in ritiro e chiedo al magazziniere di tutte le selezioni di prestarmene un paio. Lui mi indica quelle di Maradona e mi dice che potevo metterle tranquillamente, perché lui non si sarebbe arrabbiato, soprattutto dopo aver saputo che arrivavo dall’Argentinos Juniors. “El Diez” portava il 39, io avevo già il 41, ma le ho indossate eccome. E, quando il magazziniere lo ha informato della cosa sapete cosa ha fatto Diego per me? Ha parlato con la Puma, il suo sponsor, che mi ha messo sotto contratto così non avrei avuto più alcun problema. Pazzesco veramente, a pensarci mi vengono i brividi.
Poi, un paio d’anni più tardi, Maradona l’ha incontrato in campo da avversario.
A metà anni ’90 quando tornò al Boca Juniors per quella che è stata la sua ultima esperienza da giocatore. Dopo un’annata in Spagna, ero tornato all’Argentinos Juniors e ci trovammo da avversari. Cosa ricordo? A 35 - 36 anni era un fenomeno e, soprattutto, tutti erano lì per lui. Al momento dell’ingresso in campo, uscendo dal tunnel, tutti i suoi compagni di squadra lo ammiravano e anche noi, che da lì a pochissimo avremmo dovuto sfidare il Boca, eravamo rapiti dalla sua presenza. Era magnetico. Come ho già detto: l’uomo più amato del Paese.
In Argentina tutti ricordano esattamente dove erano, cosa stavano facendo e con chi erano il 22 giugno 1986. Il giorno della “Mano de Dios” e del “gol del secolo”. Anche lei?
Come no. Avevo 9 anni, ho visto quella partita in famiglia. C’era mio nonno Valentino che al Mondiale tifava per l’italia, visto che lui era italiano, mentre il mio cuore batteva solo ed esclusivamente per l’Albiceleste. Cosa volete che vi dica del “gol del secolo”? Solamente lui poteva pensare e poi realizzare una cosa simile.
Qualche anno più tardi, al Mondiale Under 17 del 1993, lei segnò un gol simile.
La rete più bella della mia carriera, senza dubbio, anche se la partenza fu più vicina all’area di rigore, ma che si concluse con il dribbling sul portiere e l’appoggio nella porta vuota. Se mi sono ispirato a lui? Beh, in quel momento non ci pensi, con il senno di poi sono felice di poter dire che quel gol assomiglia leggerissimamente alla sua rete.
Personalmente come ha vissuto la scomparsa di Maradona?
Molto male, come tutto il popolo argentino. Le immagini televisive che avete potuto vedere anche voi in Europa sono state emblematiche, ma qui è tutto elevato all’ennesima potenza. Nei prossimi giorni gli verrà dedicato un murales presso l’aeroporto di Buenos Aires e, alla cerimonia di presentazione, parteciperò anche io. Ci saranno tantissimi campioni argentini del passato e sono stato invitato: sarà un onore quel giorno essere lì per ricordare chi è stato un simbolo per questa terra e questo popolo. E, mi permetto di dire, per me anche un amico, visto che ho avuto la fortuna di conoscerlo. Ci e mi manca e ci mancherà per sempre.
Oggi cosa fa Andrés Grande in Argentina?
L’allenatore a livello di settore giovanile e, da anni, faccio il commentatore tecnico per le partite della Primera Divisiòn su TyC Sports, pay tv argentina di proprietà di Tomeos e Clarìn Group. E in ballo c’è anche un discorso con le Nazionali giovanili. E, aggiungo, spero di tornare presto in Italia per salutare i tanti amici che ho lì. Manco ormai da otto anni e, appena sarà possibile, verrò a trovarvi.