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“Mj5 come il partigiano Johnny”, la protesta degli attivisti (FOTO): “In Trentino gli orsi perseguitati”
Nel mirino degli attivisti dell’Assemblea Antispecista e del Collettivo Scobi è finita anche Coldiretti, l’associazione che riunisce agricoltori e allevatori: “Sta portando avanti una campagna martellante contro orsi e lupi”

TRENTO. “Johnny”, è questo il nomignolo che gli attivisti dell’Assemblea Antispecista e del Collettivo Scobi hanno scelto per l’orso Mj5, il plantigrado che lo scorso 5 marzo si è reso responsabile di un’aggressione in val di Rabbi e per questo la Provincia vuole abbatterlo. Il riferimento ovviamente è al partigiano protagonista del romanzo di Fenoglio. “Sappiamo che dare un soprannome a un animale fa parte di una visione antropocentrica ma pensiamo che in questo modo sia più facile identificarsi con l’orso che, come il partigiano, è braccato sulle montagne”.
Quest’oggi gli attivisti erano in piazza Dante, proprio fuori dal palazzo della Provincia, per manifestare la propria solidarietà all’orso. D’altra parte la campagna Stopcasteller, era nata nata contestualmente alla cattura dell’orso M49 “Papillon” e aveva ripreso vigore dopo l’uccisione accidentale di F43, la femmina morta durante le operazioni di cattura per cambiarle il radiocollare.

“Da anni ormai gli orsi in Trentino sono perseguitati perché la Giunta asseconda interessi particolari invece di favorire la convivenza in un territorio fortemente antropizzato”, spiegano gli attivisti. “Il presidente Fugatti senza prendere in considerazione le circostanze che hanno determinato lo scontro, né il fatto che in 18 anni di vita l’esemplare non si sia mai trovato coinvolto in episodi simili, ha già deciso di abbattere l’orso senza se e senza ma, anche in caso di parere contrario da parte di Ispra” .

Nel mirino degli attivisti è finita anche Coldiretti, l’associazione che riunisce agricoltori e allevatori che “sta portando avanti una campagna martellante contro orsi e lupi”. Secondo gli organizzatori del presidio la difesa di Mj5 non può essere delegata a pochi nomi altisonanti (è stato citato Vittorio Sgarbi) ma necessità di una mobilitazione popolare che parta dal territorio. “Non crediamo che il Trentino sia una terra di assassini – concludono – questa Provincia è come molti altri posti dove la fauna selvatica è spesso perseguitata e deve essere sempre lei a pagare il prezzo più alto dell’antropizzazione dell’ambiente”.