Siccità, Sos da fiumi e torrenti. I pescatori trentini: ''Manca una strategia da parte di chi ci amministra'' e l'attacco: ''Chi ci guadagna con l'acqua faccia la propria parte''
Le portate dei nostri fiumi e torrenti a fine febbraio sono già al limite e le sorgenti non sono più tornate a regime dalla scorsa estate. Il presidente dell'Associazione pescatori dilettanti trentini: "Non ci resta che sperare in un’estate piovosa con precipitazioni abbondanti sul lungo periodo e non concentrate in eventi estremi. Dover sperare è deprimente e denota una mancanza di strategia da parte di chi ci amministra''

TRENTO. Al momento le ripercussioni sono difficili da calcolare. Quello che è certo è l'allarme che sta arrivando dai corsi d'acqua e dai laghi trentini.
Uno stato d'emergenza causato da un siccità che prosegue da mesi e che ha messo in allerta anche il mondo dei pescatori. “Siamo molto preoccupati” spiega Christian Tomasi presidente dell’associazione Pescatori Dilettanti Trentini. L'organizzazione riunisce moltissimi appassionati e svolge anche l'importante ruolo di tutela dell'ambiente e della fauna ittica.
Un patrimonio messo davvero a dura prova. Alcune immagini sono impressionati e lo è ancora di più trovarsi in una situazione del genere prima dell'inizio dell'estate.

“Non vogliamo essere disfattisti ma le condizioni in cui si trovano laghi, fiumi e bacini sono di certo peggiori rispetto lo scorso anno” aveva spiegato a il Dolomiti il vicepresidente Mario Tonina ad inizio febbraio (QUI L'ARTICOLO). Alla diga di Santa Giustina mancano 30 milioni di metri cubi d'acqua. Livelli più bassi in tutti i bacini e in montagna la neve è dimezzata, come confermato nel sopralluogo sul Mandrone (Adamello). (QUI L'ARTICOLO)
Christian Tomasi, il Trentino ha circa 2 mila chilometri di fiumi e torrenti. Voi, come pescatori, come vedete al momento la situazione?
Attualmente non è ancora catastrofica, ma siamo molto preoccupati per i prossimi mesi, in quanto le portate dei nostri fiumi e torrenti a fine febbraio sono già al limite e le sorgenti non sono più tornate a regime dalla scorsa estate.
La poca neve di questo inverno anomalo non basterà a garantire un adeguato afflusso ai nostri corsi d’acqua e ai nostri laghi durante la stagione calda in arrivo. Non ci resta che sperare in un’estate piovosa con precipitazioni abbondanti sul lungo periodo e non concentrate in eventi estremi. Dover sperare è deprimente e denota una mancanza di strategia da parte di chi ci amministra.
In alcune zone d’Italia si parla di rinviare l’apertura della pesca. Lo si sta pensando anche da noi?
Alcune zone del fondovalle sono già aperte alla pesca e gli altri fiumi e torrenti maggiori stanno per aprire, per ora la situazione è sostenibile. Vedremo ad aprile, quando sarà consentito pescare anche nei rivi e nelle cosiddette acque minori, come saremo messi.
Sono certo che tutte le organizzazioni prenderanno in seria considerazione di sospendere la pesca se dovesse risultare utile. Le associazioni di pesca hanno dei compiti ben precisi che vanno oltre alla pratica alieutica, sono di fatto anche gestori dell’ambiente acquatico. I pescatori hanno dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, che l’indirizzo è quello di una pesca sostenibile, adottando regole che limitano il prelievo e non lo consentono per le specie più a rischio grazie al “catch and release”. Tutti i giorni, lo posso dire senza alcun dubbio, ci impegniamo a difendere le nostre acque da inquinamento, prelievi abusivi, eccessiva antropizzazione e banalizzazione degli alvei e delle sponde.
In Trentino lo scorso anno in alcune situazioni non è stato rispettato il deflusso minimo vitale. Questo anche per dare acqua all'agricoltura. Cosa ne pensate ?
Un provvedimento gravissimo che non abbiamo accettato lo scorso anno e non accetteremo mai. Con l’Unione e la Federazione dei Pescatori Trentini abbiamo fatto ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma al fine di far dichiarare illegittima la deroga ai Dmv contenuta nella Delibera di Giunta n.1334 del 22/07/2022.
Siamo in attesa della decisione del Tribunale che dovrebbe arrivare a maggio.
“Deflusso Minimo Vitale”, non c’è molto da aggiungere, è stato stabilito appunto come livello minimo per mantenere in vita il corso d’acqua. In quest’ottica stiamo spingendo affinché venga riconosciuto ed applicato il Deflusso Ecologico, così da poter garantire ancora di più, in futuro, la funzionalità di questo ecosistema sempre più minacciato e reso debole dalle politiche di gestione e dal cambiamento climatico.
Visto il cambiamento climatico che si sta affrontando e che proseguirà anche nei prossimi anni, come sarà il futuro della pesca? Quali interventi servirebbero in Trentino?
Molte specie, compresa la trota marmorata endemica delle nostre acque, avranno vita difficile, ma la cosa più grave è un’altra: se sarà dura per i pesci, e per tutto l’ecosistema acquatico, lo sarà inevitabilmente anche per noi nella vita di tutti i giorni.
I pescatori, come ho detto poc’anzi, sono in grado di promuovere ed intraprendere azioni di gestione sostenibile dei corsi d'acqua, ma questo di certo non può bastare; i problemi devono essere affrontati alla radice o meglio a monte, con delle scelte politiche precise.
Ormai sono evidenti i limiti della direzione presa. Ignorando cambiamenti sempre più rapidi e radicali, su scala locale e globale, ci stiamo allontanando da un futuro realmente sostenibile per l’ambiente e per noi, come parte di esso. Dobbiamo essere capaci di trattenere più acqua possibile senza ricorrere ai soli invasi.
Il territorio sempre più cementificato, le coltivazioni in continua espansione, la canalizzazione e banalizzazione di fiumi e torrenti in nome della sicurezza, fanno sì che l’acqua scivoli via troppo velocemente. Questo riduce la capacità dei sistemi fluviali di compiere una depurazione dei terreni e delle acque e limita la loro capacità di fungere da zona tampone in caso di piene o eventi calamitosi. Le opere di artificializzazione degli alvei e l'eccessiva pressione antropica sugli ecosistemi acquatici, contribuiscono inoltre a determinare un mancato apporto di acqua al sottosuolo e alle falde, i più efficienti serbatoi naturali dell’acqua.
La politica deve iniziare a prendere provvedimenti seri ascoltando chi sta studiando il fenomeno e adottando un cambio di paradigma radicale, probabilmente l’unica soluzione che può salvarci anche sul lungo termine.
Già lo scorso anno eravate in campo per salvare i pesci rimasti con poca acqua. Quest’anno ci sono situazioni critiche ? Siete pronti ad intervenire ?
Siamo pronti, anche se con i soli dipendenti è diventato veramente difficile affrontare tutte le problematiche che abbiamo il compito di arginare. Se non fosse per i volontari la gestione andrebbe a rotoli. Solamente l’anno scorso siamo intervenuti in laghi e torrenti per più di un mese, cercando di salvare il nostro patrimonio ittico, e non solo.
Anche questo aspetto dovrebbe essere preso in considerazione da parte delle amministrazioni. Le associazioni hanno bisogno di maggior sostegno e di un aggiornamento della contribuzione. Si tratta di cifre irrisorie se paragonate ad altri settori. Basterebbero i decimali dei profitti di chi con l’acqua ci guadagna procurando ulteriori criticità. I rinnovi delle grandi derivazioni sono oggi più che mai un’occasione per chi ci governa di dimostrare un vero interesse nei confronti dell’ambiente, obbligando i concessionari a riservare delle quote percentuali degli introiti non solo a favore della comunità e delle amministrazioni, ma in maniera diretta ai miglioramenti ecologici degli ambienti acquatici e ai loro gestori.