Corruzione tra privati, ''il fenomeno tocca anche le imprese in Trentino". Presentati i risultati del progetto Pcb
Lo studio è stato fatto nell'arco di due anni ed ha coinvolto 2 mila imprenditori. Per i ricercatori non si è davanti ad una "situazione grave ma ci sono delle particolari situazioni che meritano attenzione”

TRENTO. La corruzione tra privati è un problema che tocca, se pur in maniera marginale, anche le imprese trentine che sembrano ravvisare una carenza nelle misure di prevenzione e di contrasto del fenomeno.
A dimostrare tutto questo sono stati i risultati di un importante studio pilota trentino, nato dal progetto europeo “PCB – The Private Corruption Barometer", un sistema per misurare la corruzione tra privati che è stato testato in quattro paesi europei (Bulgaria, Germania, Italia, Spagna) che in Italia è stato somministrato a un campione di 2 mila imprese trentine provenienti da quattro settori: servizi, hotel e ristorazione, industria, commercio al dettaglio e all'ingrosso. “L'obiettivo di questo studio pilota è quello di creare strumenti capaci di misurare la corruzione tra privati in paesi differenti allo scopo di supportare la creazione di misure anticorruzione efficienti ed efficaci” ha spiegato il ricercatore Fabrizio Costantino nel presentare il progetto assieme a Andrea Di Nicola e Giuseppe Espa, coordinatore e vicecoordinatore di eCrime che ha gestito a livello internazionale la ricerca.
“Dobbiamo tenere conto – ha spiegato Fabrizio Costantino – che si tratta di uno studio pilota che risulta comunque di estrema utilità per capire i trend del fenomeno. In Trentino la risposta è stata ottima. I risultati, in quanto proiezioni sulla risultante campionaria, vanno ovviamente trattati con cautela”. I risultati sono comunque molto importanti e offrono dei segnali chiari su quale strada intraprendere per evitare che un problema come la corruzione tra privati possa danneggiare le imprese trentine.
“Da questo studio – afferma il ricercatore - possiamo dire che la corruzione privata lambisce il territorio trentino. Non è un problema grave ma ci sono delle particolari situazioni che meritano attenzione”.
Ecco allora quali sono i risultati di questo studio pilota. Secondo le risposte date dalla percezione delle imprese intervistate, il 10% ritiene che spesso o molto spesso le imprese offrano denaro, favori e regali ad altri imprenditori per assicurarsi favori in futuro.
La stessa percentuale, il 10%, ritiene anche che siano frequenti i casi in cui un responsabile degli acquisti di un’impresa riceva denaro, regali o favori da un’altra impresa per la realizzazione di un’acquisto oppure di un ordine. Circa il 9%, infine, ritiene frequente che imprese intermediarie suggeriscano offerte meno vantaggiose intascando parte dei guadagni ottenuti.
Al dato sulla corruzione tra privati in Trentino si associa quello sulle conseguenze della corruzione. Circa il 43% degli intervistati ritiene che raramente il coinvolgimento di un dipendente di un’impresa in un caso di corruzione abbia ripercussioni sulla carriera dello stesso, mentre il 42% crede che sia raro che questo coinvolgimento implichi un danno di immagine all’impresa stessa.
Tra i dati importanti c'è anche il 60% degli imprenditori che ritengono raro che chi chiede o riceve una tangente sia effettivamente scoperto. Sembrano infine mancare i sistemi di sanzione: secondo circa il 57% degli intervistati, chi chiede/riceve una tangente non viene effettivamente sanzionato.
“Sono dati che pur appartenendo ad uno studio pilota – ha concluso Fabrizio Costantino – offrono degli elementi importanti per poi riuscire a realizzare degli strumenti utili alle imprese per prevenire la corruzione”
L’idea alla base del progetto è stata sviluppata e testata per la prima volta nella Provincia di Trento nell’ambito del progetto europeo PCB, coordinato da eCrime (Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento), con Center for the Study of Democracy (Bulgaria), Mafia? Nein, Danke! (Germania), e Universidad Rey Juan Carlos (Spagna). Il progetto è durato più di due anni (gennaio 2016 – aprile 2018), è stato co-finanziato dalla Commissione europea con circa 500mila euro nell’ambito del programma ISFP 2014 “Prevention and Fight against crime” della Direzione generale Migrazione e Affari interni.