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Dopo cento anni tra i ghiacci dell'Adamello, i resti del soldato hanno nuovamente un nome: è l'alpino Rodolfo Beretta

Appartenente al distretto militare di Monza, in forza al quinto reggimento alpini, nato il 13 maggio del 1886, è morto l'8 novembre 1916 per la caduta di una valanga. Decisivi per l'identificazione  i residui di documenti cartacei contenuti in un probabile astuccio in tela

Pubblicato il - 27 aprile 2018 - 12:48

TRENTO. I resti del soldato italiano, rinvenuti lo scorso 8 agosto sull'Adamello, a circa 3 mila metri di altitudine, hanno un nome e un cognome dopo cento anni tra i ghiacci. E' Rodolfo Beretta, un alpino, nato a Besana in Brianza il 13 maggio 1886.

Appartenente al distretto militare di Monza, in forza al quinto reggimento alpini, è morto l'8 novembre 1916 per la caduta di una valanga. "E' spesso difficilissimo - spiega Franco Nicolis, direttore degli Uffici beni archeologici della Provincia della Soprintendenza per i beni culturali - ricostruire la storia dei soldati i cui corpi, anche per effetto del cambiamento climatico, vengono rinvenuti ancora oggi, a cento anni di distanza, sulle Alpi, alle alte quote". 

 

In questo caso sono risultati particolarmente interessanti i residui di documenti cartacei contenuti in un probabile astuccio in tela, sicuramente conservato all’interno dell’abbigliamento.

 

Si tratta di cartoline in franchigia per la posta da campo, custoditi insieme a altri documenti personali. "L’elemento meglio conservato - aggiungono gli uffici provinciali - è una ricevuta di spedizione ferroviaria datata 19 novembre 1915, intestata appunto al soldato Beretta Rodolfo".

 

Altri documenti riportano lo stesso nome, ma la scrittura è meno chiaramente leggibile: solo la ripresa fotografica con tecniche particolari ha consentito una lettura più sicura.

 

I discendenti dell'alpino sono stati contattati attraverso Onor Caduti e l'amministrazione comunale brianzola. "Restituire un'identità a questo caduto - sottolinea il presidente della Provincia Ugo Rossi - a pochi giorni dalla grande Adunata degli Alpini, nel centenario della fine della Grande Guerra, ci fa sentire quegli eventi e quegli uomini ancora più vicini. E rafforza la nostra convinzione che la pace non debba essere mai data per scontata, ma al contrario vada costruita giorno dopo giorno, con le nuove generazioni, a partire dalla memoria".

 

Restituita un'identità all'alpino i cui resti sono stati rinvenuti sull'Adamello l'estate scorsa

Le operazioni di recupero della salma erano iniziate il 4 agosto 2017, l'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza aveva ricevuto da parte di Massimo Chizzoni la segnalazione del rinvenimento di resti umani appartenenti a un caduto italiano della Prima Guerra Mondiale alle pendici occidentali del Corno di Cavento, nel Gruppo dell’Adamello nel Comune di Valdaone, a una quota di 2.978 metri.

 

L'Ufficio aveva immediatamente avvisato la stazione dei carabinieri di Carisolo che si era fatta carico della comunicazione alla Procura di Trento, ma anche al Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti (Qui articolo).

 

Dopo il nulla osta delle autorità preposte, i resti erano stati recuperati l'8 agosto scorso: terminate le operazioni la salma è stata trasferita agli spazi attrezzati messi a disposizione dal cimitero di Trento per studiare il profilo biologico del caduto e verificare la presenza di elementi che potessero essere utili all’identificazione.

 

"L’analisi antropologica dei resti del soldato - dice Nicolis - ha evidenziato che la salma non presentava evidenti tracce di lesioni o ferite attribuibili a attività belliche come colpi di arma da fuoco o granata. Questo fatto, unito alla presenza di un pezzo di filo telefonico legato attorno al corpo, probabilmente utilizzato come corda di sicurezza per rimanere collegato a altri commilitoni, ha portato fin da subito a ritenere che la causa più probabile di morte potesse essere proprio una caduta di valanga".

 

Nel mese di ottobre, nel laboratorio di restauro dell’Ufficio beni archeologici si è svolto il lavoro di pulizia, analisi e studio dei materiali che componevano il corredo militare del soldato italiano. Il lavoro è consistito nel lavaggio, nell’asciugatura, nella suddivisione su base tipologica e nella restituzione fotografica dei materiali.

 

Decisivi per un eventuale riconoscimento di identità, come anticipato, i residui di documenti cartacei, i quali hanno consentito, dopo diverse analisi, di identificare con sicurezza il caduto. Una curiosità: la data di nascita del caduto, il 13 maggio, coincide con l’ultimo giorno dell'Adunata degli Alpini a Trento e il sindaco di Besana in Brianza sarà presente nel capoluogo proprio nello stesso giorno.

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