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Incidenti sugli sci, annata da record, in quattro mesi quasi 6.500 feriti. Cavalese in testa per ricoveri
Piste piene e skipass staccati in abbondanza, ma l'altro lato della medaglia è anche quello degli incidenti sciistici: un bollettino da guerra

TRENTO. Gli impianti non girano più e tra bilanci e chiusure, sono due i record nel mirino. Il primo è probabile, quello del trend di crescita del turismo, il secondo è già certo, cioè gli incidenti in pista.
Neve naturale, temperature e paesaggio imbiancato, ma anche l'instabilità politica in alcune aree, cioè mercati concorrenti (parzialmente) chiusi. Questi gli ingredienti che spingono la stagione invernale appena conclusa verso il record. Si è iniziato in largo anticipo, mentre le stazioni hanno abbassato il sipario verso metà aprile.
Una stagione positiva, tolto forse un piccolo rallentamento, soprattutto in alcune zone, solo a marzo tra maltempo e qualche week end rovinato da nevicate e piogge, che dovrebbe attestarsi in aumenti a doppie cifre tra arrivi e pernottamenti.
Piste piene e skipass staccati in abbondanza, ma l'altro lato della medaglia è anche quello degli incidenti sciistici: un bollettino da guerra.
Sei i decessi, quello più grave, se si può usare questo aggettivo, il tragico incidente che ha portato al sequestro dell'intera stazione della Panarotta e alla richiesta di risarcimento di 1 milione di euro dai parte dei famigliari, mentre oltre 6.400, 6.402 per la precisione, gli sciatori che hanno sperimentato le cure del pronto soccorso tra Arco, Borgo, Cavalese, Cles, Rovereto, Tione e Trento nel periodo tra il 25 novembre e il 15 aprile.
Tra distorsioni, contusioni, lussazioni, botte varie e fratture, in testa l'ospedale di Cavalese a quota 2.434 accessi al pronto soccorso, quindi Trento fermo a 1.388 e Cles a 1.137. A seguire e ben distanziati Tione (724), Rovereto (631), Borgo (87) e Arco a quota 1.
Tra gli sciatori il 25% degli infortuni riguarda l’articolazione del ginocchio, seguito da quelle alle spalle (20%), quindi arti inferiori, piedi e testa (15 %).
La maggior parte dei trattamenti sono, fortunatamente, catalogati come codice verde: 4.623. In seconda posizione quelli gialli con 1.300, mentre i rossi sono 'solo' 26 e i bianchi 453.
E se statisticamente i 'pazienti' sono in larghissima maggioranza extra provinciali, la maggioranza degli infortuni riguarda le fasce di età tra i 45-54 anni al 20% e quindi dai 0 ai 13 anni al 18%. 'Solo' 17% per 14-24 anni che chiude il podio, tallonato da 35-44 al 16%.
Infortuni in aumento dovuti anche alle maggiori nevicate, soprattutto rispetto alla passata stagione. Oltre alla maggiore affluenza in pista, la neve naturale: questo comporta più disinvoltura negli sciatori, mentre meno neve significa minor superficie sciabile e quindi possibilità di incidenti più rovinosi (Qui articolo). Insomma, la coperta è corta da qualunque parte si guardi.
Un conteggio che ovviamente non tiene in considerazione quegli infortunati che non si recano in pronto soccorso, si tengono la botta, senza dire nulla a nessuno. Tra i ricoveri, solo in un caso su quattro l'infortunato, dopo essere stato soccorso e medicato, viene mandato a casa.
Nella maggioranza dei casi, cioè circa il 70%, è necessario eseguire ulteriori accertamenti medici e infatti si finisce al pronto soccorso o in ambulatorio. Le lesioni si differenziano a seconda dell'equipaggiamento, snowboard o sci, ma sono le distorsioni che sembrano essere la vera 'dannazione': una frequenza doppia rispetto a allo snowboard (36% contro il 18%).
La frattura è invece l'infortunio più frequente che capita agli amanti dello snowboard: è riportata nel 24% dei casi mentre negli incidenti con gli sci la frattura viene diagnosticata solo nel 12% dei casi.