A Trento migliaia di persone in piazza per Fridays for future: "Non ci fermeremo"
Migliaia i manifestanti scesi in piazza per protestare pacifici, ordinati e colorati contro la debole politica di lotta contro il cambiamento climatico. Comitati, associazioni, scolaresche e centinaia e centinaia di ragazzi. "Oggi scriviamo il nostro futuro"

TRENTO. Ci sono giorni in cui è più educativo “balzare” scuola che sedere dietro al banco, e di certo oggi era uno di questi. Sono tantissimi i manifestanti che sfilano per le vie di Trento. Mondo delle associazioni, scolaresche, anche di piccolissimi coi maestri in testa e tutti per mano, privati cittadini, famiglie con figli al seguito, centinaia e centinaia di ragazzi, dalle medie all'università.
I protagonisti sono loro, i giovani. Un uomo prende il microfono, una volta giunti in fondo a via Verdi, punto di partenza e meta del corteo. “I vostri genitori sono fieri di voi”, urla. E ad esserlo dovrebbe essere l'intera cittadinanza, perché il messaggio è stato lanciato forte e chiaro. Difendiamo l'ambiente o ne va della vita e del futuro di tutti. “There is no planet B”, si legge su un cartone.
Il cielo è bigio, a differenza della piazza. I cartelloni sono tanti, alcuni più standardizzati, altri più fantasiosi. Non mancano quelli irriverenti, ed è imprescindibile – tanto quanto impronunciabile - quello che recita “Skolstrejk för klimatet”. La madre degli slogan, quello primigenio lanciato da una bambina in Svezia, una goccia diventata mare.
E infatti c'è un mare di gente che sciopera. Un manipolo di ragazzi si stacca dal corteo che da via Mantova piega verso piazza Venezia, si dirige sotto il liceo Prati dove qualche ragazzo in classe è appollaiato alla finestra. Gridano di scendere, un giovane gli risponde di rimando che non sono lavoratori, il loro non può essere definito uno sciopero.
Si sbaglia. Il lavoro dei ragazzi è studiare, istruirsi, acquisire gli strumenti per poter comprendere la realtà. Ed immergersi nel “biscione” colorato che ha invaso pacificamente il centro storico è un'iniezione di consapevolezza. Una presa di coscienza di essere tanti e determinati nel chiedere alla politica di muoversi, prima che sia troppo tardi.
La palla, ora, passa infatti a chi ci amministra, a chi è stato eletto per fare prima di tutto gli interessi di tutti, non quello di pochi. “We are united and unstoppable”, scandisce il corteo. “Noi siamo il diluvio, e noi siamo l'arca”, recita un cartello, “Più pinguini e meno Salvini”, si legge in un altro. Mettere pressione sulla politica è lo scopo, “rivolgerci a chi ci vuole ascoltare, alla società civile, all'opinione pubblica”, confida uno dei ragazzi del comitato organizzatore. “Non certo a questa giunta”, aggiunge sardonico.
Ed è di ieri infatti, il diniego netto rivolto agli assessori Tonina e Bisesti e alle loro affermazioni di voler scendere in piazza. “No alle strumentalizzazioni – si leggeva in un post sulla pagina facebook ufficiale di Fridays for future Trento – ma soprattutto no a chi promuove politiche contro i migranti che scappano dalla miseria e dalle devastazioni ambientali causate dal mondo occidentale, e no a chi con le sue politiche devasta e specula sulle montagne con autostrade e altre grandi opere inutili”.
Il messaggio è chiaro: le battaglie si combattono su più fronti, ma la lotta per il clima le unisce tutte. A sfilare ci sono i comitati “No Valdastico”, i soci Sat contrari all'ampliamento degli impianti di Serodoli. “Nessuna specie intelligente distrugge il proprio pianeta”, recita un cartellone, nemmeno il proprio territorio, si legge sottinteso.

Il corteo parte verso le 9.30. Via Verdi è intasata, molti attendono in piazza Duomo. Nelle valli la grande affluenza provoca disagi alla circolazione e c'è chi resta a piedi (qui l'articolo). Imboccata piazza Duomo, la manifestazione parte ordinata, striscione in testa, furgone davanti e un pugno di ragazzi che fa rientrare nei ranghi chi supera.
Tutto pare sempre sotto controllo. I colori sono tanti, tanti i cartelloni e le persone. Sparuti i cori, scanditi autonomamente,“qui è tutto autogestito – spiega Alessandro, un ragazzo veneto che fa parte del comitato organizzatore – non c'è un'organizzazione gerarchica, solo un gruppo che si occupa della burocrazia”.
E infatti gli interventi ci sono, ma ben cadenzati durante la sfilata. Da piazza Duomo si tira verso via Oss Mazzurana, dove due celerini si pongono a difesa dell'entrata di H&M. “Questa azienda, che vende magliette a tre euro, è il simbolo di una maniera di produrre e consumare che noi denunciano”, grida al microfono una ragazza.
Al di là degli slogan e delle grida che si alzano saltuariamente nel corso del corteo, tutto è molto tranquillo. È una festa, piena di speranza più che di rabbia, di determinazione più che disillusione. Quando, di contro al percorso previsto, la manifestazione si spinge fino a piazza Venezia, la coda finisce di passare davanti al negozio incriminato.
Giunti in largo Pigarelli, si assiste ad uno spettacolo meraviglioso. Tutti seduti, si alternano gli interventi, i bambini in testa. Non si vede la fine, dalle scale del Tribunale. Alcuni funzionari di polizia di avvicinano al furgone, parlottano tra loro, chiedono il perché dello spostamento del tracciato ad alcuni degli organizzatori – a fine corteo lo fermeranno per controlli.
“A noi non ce ne fotte niente – incalza una funzionaria rivolgendosi ad una ragazza del comitato – ma i residenti si lamentano”. “Ora rientriamo in città”, la rassicurano. Giù verso piazza Garzetti, via per un Androne e di nuovo, imboccata via Mazzini, verso via Verdi.
“Vieni giù, manifesta anche tu”, scandiscono in coro i manifestanti a chi li osserva incuriositi dalle finestre. C'è chi applaude, chi guarda da dietro le serrande. Un ragazzo davanti a una salumeria alza un cartello: “Go vegan but eat the rich”. “Ci avete rotto i polmoni”, si legge su un altro.
Arrivati in fondo a via Verdi il corteo si ferma. Un ragazzo del comitato prende il microfono. “E' stato bellissimo, noi non ci fermiamo”, grida. “Tutti insieme si può fare”, canta un bambino, seguito dalla folla. La manifestazione si conclude. La sensazione, andandosene, è positiva, perché sembra che la determinazione di questi ragazzi non sia disposta a limitarsi ai “venerdì”. Altro che "gretini"...