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Aggressione omofoba a Rovereto: ''Frocio'', ''Ficcati il mobile nel c**o'', vittima un 26enne con il compagno. De Preto: ''Segnali pericolosi, dobbiamo fare qualcosa''

La denuncia di un ragazzo di 26 anni di Rovereto. La vicenda è avvenuta a metà di marzo. Arcigay Trentino: “Se non un'aggressione con minacce come in questo caso, o un assalto in strada come a Mezzolombardo un annetto e mezzo fa, cosa è un segnale pericoloso? quali (e quanti) segnali pericolosi attendiamo prima di fare qualcosa?”

Di Giuseppe Fin - 27 marzo 2021 - 18:47

ROVERETO. Le parole fanno male, possono diventare come un forte pugno in pancia. Possono far nascere una paura che difficilmente si riesce a scordare e ti accompagna in tutto quello che fai. “Non ti senti più sicuro di andare a prendere le pizze da solo, a fare la spesa da solo, e persino a buttare l’immondizia da solo” ci dice un ragazzo di 26 anni che abita a Rovereto. Lo chiameremo Daniele. Questo è un nome di fantasia che abbiamo deciso di usare per proteggere la sua privacy e quella del suo compagno.

 

La loro vita è cambiata l'11 marzo quando sono stati minacciati e aggrediti verbalmente a Rovereto per il solo fatto di essere gay. Daniele, come già detto ha 26 anni e il suo compagno ne ha 22. Sono originari di Bergamo e da circa due anni hanno deciso di ricercare maggiore indipendenza e crearsi una vita tutta loro. Hanno quindi deciso di trasferirsi a vivere a Rovereto dove hanno trovato un appartamento. Sono due ragazzi riservati, la loro storia viene vissuta normalmente come tutte e fino a circa due settimane fa non c'erano mai stati dei problemi.

 

Quello che è accaduto l'11 marzo però ha cambiato tutto. Daniele si trovava nel suo appartamento e stava ristrutturando un mobile. Si è preso un momento di pausa per fumarsi una sigaretta affacciandosi alla finestra. Tutto ad un tratto, però, quel momento di tranquillità è finito. Un uomo che si trovava in un poggiolo di un appartamento dell'edificio difronte ha iniziato a gridargli contro: “Che cazzo hai da guardare”. Daniele che in quel momento non lo stava per nulla guardando ha preferito ignorarlo. Dall'altro lato della strada, però, le urla non si sono fermate. “Frocio”, “Froci” gridato più volte tanto da richiamare anche l'attenzione di altre persone che si trovavano lungo la via spaventati dalle forte grida.

 

“Un comportamento incomprensibile – ci dice Daniele – visto che io quella persona non la conosco proprio. Ho chiesto che smettesse ma andava avanti ed ogni singola parola faceva sempre più male”. Il soggetto sempre dal poggiolo è arrivato a dire “Ficcati il mobile nel culo” e a minacciare “Scendi di sotto”, “Se ti trovo in strada ti spacco i denti”. E ancora ha sputato per terra poi ha preso in mano un vaso ed ha tentato di lanciarlo. Gli insulti non si sono fermati un attimo, ancora “Frocio” per finire con l'ennesima minaccia “Ho un video, ti distruggo”. Daniele è stato bersagliato da questi insulti e da queste minacce per oltre 5 minuti. Con lui anche il compagno che ha assistito a tutta la scena. Alla fine la decisione di chiamare i Carabinieri e poi di sporgere denuncia.

 

“Quando mi sono sentito urlare 'frocio' mi sono spezzato, mi sono vergognato. Mai prima di quel momento ero stato aggredito in quel modo e senza alcun motivo. Sono stato male – ci spiega Daniele - le parole feriscono. Ho pensato a molte cose, prendere ciò che riuscivo e andarmene? scappare da Rovereto? Rimanere con la paura? Denunciare? Alla fine credo di aver fatto la scelta giusta perché l’odio non ha altro che radici nell’ignoranza. Difronte a situazioni del genere non possiamo stare zitti”.

 

Ad affiancare e supportare la coppia di Rovereto sono stati il Gaycenter e l'Arcigay di Trento. “Se non un'aggressione con minacce come in questo caso, o un assalto in strada come a Mezzolombardo un annetto e mezzo fa, cosa è un segnale pericoloso? quali (e quanti) segnali pericolosi attendiamo prima di fare qualcosa?” spiega a il Dolomiti il presidente dell'Arcigay del Trentino, Lorenzo De Preto che sottolinea come la situazione, durante la pandemia di Covid-19 sia peggiorata.

 

“Lo dicono proprio queste vicende – spiega ancora De Preto - lo dicono i dati oltre che il punto di vista di associazioni e osservatori (che osservano anche tutte quelle tantissime situazioni che sfuggono all'obbiettivo della cronaca in quanto non segnalate e denunciate)”.

 

La richiesta è quella arrivare velocemente all'approvazione di una legge che si limita esclusivamente a registrare che le persone Lgbtq sono “vittime di odio sistemico in Italia”.

 

“Cosa attendono le istituzioni e le amministrazioni locali a sfruttare un utilissimo strumento (la rete ready) per contrastare efficacemente l'odio omotransfobico tanto a Roma e Milano, quanto a Trento, Rovereto o nella frazione del piccolo comune delle Valli. Le persone Lgbt di ogni dove attendono di vedere riconosciuta la loro dignità, il cessare dell'ignavia o dell'omofobia delle stesse istituzioni che dovrebbero invece rappresentarle. Vivere in un mondo connesso, vivere in società coese e inclusive non significa solo poter usare internet e poter viaggiare (o emigrare): anche la persona, la coppia e la famiglia LGBT che vivono nelle valli o nelle nostre frazioni devono poter vivere liberamente e pienamente la propria comunità: senza paura, in sicurezza e vedendo riconosciute le proprie identità” ha concluso il presidente di Arcigay Trentino.

 

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