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Costi energetici alle stelle, il Palaghiaccio è salvo grazie alla Galvalux: storia di un'impresa che aiuta il territorio a restare vivo
Nel Cadore il palazzetto del ghiaccio di Tai rappresenta l'occasione di fare sport, coltivare passioni, socializzare per centinaia di bambini, bambine, giovani e meno giovani. E' un centro di aggregazione prima ancora che un luogo dove si pratica sport anche ad alto livello. Il Comune a settembre è stato costretto a chiuderlo per i costi troppo alti dell'energia. Oggi la bella notizia che arriva da un'azienda che impiega quasi 200 lavoratori e sa quanto sia importante far vivere il territorio anche per garantire loro un'esistenza felice nella zona

PIEVE DI CADORE. Gli elementi in campo di questa bella storia sono un'azienda che ha deciso già in passato di investire sul territorio e oggi lo rimarca con questa scelta; una comunità che senza il suo palaghiaccio si trovava senza un centro di aggregazione fondamentale perdendo occasioni di socialità, scambio, incontro, gioco, sport; una crisi energetica mai vista che aveva fatto schizzare le bollette da 18mila euro al mese a oltre 50mila e che aveva costretto il Comune a chiudere la struttura pur di tenere aperti servizi come le scuole o il presidio sanitario.
I fatti sono che a settembre, a Tai di Cadore, il Comune di Pieve aveva dovuto dare la triste notizia: chiudere il palazzetto del ghiaccio per l'esplosione delle bollette energetiche. Agosto, infatti, era stato un mese record con i costi per produrre il ghiaccio passati, per l'energia, da 18 mila euro a 55 mila. ''Siamo senza parole - scrivevano il 13 settembre i rappresentanti dell'Unione sportiva ghiaccio di Pieve di Cadore che assieme all'Hockey Club svolge le sue attività all'interno del Palaghiaccio di Tai coinvolgendo quasi 400 persone tra bambini, ragazzi e adulti -. Dopo due anni di pandemia, restrizioni e tripli salti mortali dove siamo riusciti a rimanere in piedi e uniti, sputando sangue e tenendoci stretti gli uni agli altri ora questa doccia fredda. Lo stadio di Tai, la nostra casa, chiuso fino a data da destinarsi a causa dei rincari energetici'' (QUI ARTICOLO).
Una situazione praticamente identica a quella registrata ad Alleghe dove il palazzetto del ghiaccio dello storico Hockey Alleghe (club che il prossimo anno avrebbe compiuto 90 anni e che nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale aveva interrotto le sue attività) e dei team di pattinaggio è stato chiuso a data da destinarsi. Ma a Tai è intervenuta una delle più importanti aziende della zona la Galvalux che si occupa di trattamenti di galvanica (rivestire superfici e oggetti metallici con sottili strati di metalli depositati per via elettrolitica) e verniciatura nata in Cadore nel 1973 che già aveva sponsorizzato la struttura ''dando il nome'' al palazzetto: Galvalux Arena. In questi giorni l'imprenditore Angelo De Polo ha incontrato il sindaco del Comune di Pieve di Cadore, Bepi Casagrande e i rappresentanti dell'Hockey Club Pieve di Cadore (che ha in gestione la struttura) e ha garantito le risorse necessarie a riaprire il palazzetto, almeno fino a marzo (la stagione invernale di fatto).
Perché lo ha fatto? Perché De Polo ha già dimostrato in passato di essere molto legato al territorio decidendo di restare nel Cadore nonostante in passato fossero emerse altre possibilità di sede, anche più comode dal punto di vista della logistica. In questo modo garantisce che circa 200 persone abbiano un lavoro in quella zona evitando lo spopolamento e garantendo alla comunità introiti e guadagni. Nel 2020 aveva deciso di ridistribuire ai dipendenti i margini di guadagno fatti dall'azienda con 1.000 euro di premi produzione e 350 euro di buoni spesa da spendere in alcuni market del Cadore (sempre per far vivere il territorio).
I dipendenti hanno figli, interessi, passioni e per molti di loro l'hockey, il pattinaggio velocità, quello artistico rappresentano un punto di riferimento per il tempo libero. Ecco che, allora, il finanziamento di 100mila euro per tenere aperto il palazzetto rappresenta anche un investimento sul territorio per mantenerlo vivo e attrattivo. A queste risorse si aggiungeranno, si spera, quelle provenienti dagli accessi alla struttura, gli ingressi, le iscrizioni e quanto si potrà aggiungere con una gestione oculata della struttura. Una scommessa di comunità, insomma, dove tutti ci mettono del proprio per continuare a esistere come comunità, appunto e a vivere questi straordinari territori.