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Dal razzismo ai costi troppo alti: ecco la task-force pubblico-privato per l'emergenza casa. “Per strada anche chi lavora da indeterminato: aumentare alloggi in affitto”

Il progetto LocAzione nasce da uno sforzo congiunto tra pubblico e privato in Trentino per affrontare l'emergenza abitativa, con l'obiettivo di incrementare la disponibilità di alloggi in affitto. Tanti i partner dell'iniziativa, dai Comuni di Trento e Rovereto ad Atas Onlus, capofila del progetto: “Vogliamo riuscire a stringere un patto fiduciario – dice il responsabile di LocAzione Paolo Bellini – con i proprietari affinché mettano a disposizione i loro immobili non utilizzati”

Di Filippo Schwachtje - 14 giugno 2023 - 19:44

TRENTO. Quello dell'emergenza casa, lo abbiamo riportato in diverse occasioni, è uno dei temi più sentiti in Trentino: tra prezzi degli affitti alle stelle, mancanza di alloggi, un mercato orientato verso il turismo breve e, in parecchi casi, una barriera di razzismo e pregiudizi da parte dei proprietari, trovare casa nei centri più grandi (e non solo) sul territorio è un'impresa tutt'altro che facile. In particolare, ad entrare in difficoltà è quella fascia di popolazione definita “grigia”, che fatica a trovare delle soluzioni sul libero mercato ma allo stesso tempo non possiede i requisiti per accedere al contesto dell'edilizia pubblica. Ed è proprio a loro (giovani single e anziani soli, giovani coppie, immigrati, nuclei familiari monogenitoriali, studenti e lavoratori precari, famiglie sfrattate, utenti in uscita da contesti abitativi protetti) che si rivolge ora un nuovo progetto, nato in Trentino dall'unione di sforzi pubblici e privati per affrontare l'emergenza abitativa: LocAzione il nome dell'iniziativa, che punta a dare vita ad un “patto tra proprietari ed inquilini per rispondere al bisogno di casa”, incrementando in definitiva “la disponibilità di alloggi in affitto” per quei cittadini che, pur in possesso di lavoro, reddito e referenze, sono esclusi dal mercato immobiliare. Alcuni, come anticipato, anche a causa di razzismo e pregiudizi nei confronti di cittadini stranieri.

 

La scorsa estate, per esempio, il Dolomiti aveva raccontato la storia di Ashraf (il nome è di fantasia) che, nonostante un lavoro a tempo indeterminato in un noto ristorante in centro a Trento, per mesi ha cercato senza successo di trovare un appartamento nella città capoluogo: “Spesso nelle agenzie immobiliari – ci aveva raccontato – mi dicono che il problema è che sono straniero o che preferiscono affittare agli studenti” (Qui Articolo). Entrambe questioni che, in diversi modi, il nuovo progetto, che al momento coinvolge Trento, Rovereto e la Vallagarina ma che punta in futuro ad espandersi su tutto il territorio provinciale (a partire dalla Val di Non), si propone ora di affrontare. “L'elevato costo degli affitti – è stato detto nel corso della presentazione di LocAzione – l'insufficiente offerta di alloggi privati e di edilizia pubblica rispetto alla domanda, il proliferare incontrollato degli alloggi ad uso turistico, l'inutilizzo di molta edilizia esistente sia pubblica che privata soprattutto nelle zone periferiche, gli scarsi incentivi alla locazione e una crescente mancanza di fiducia e pregiudizio nei confronti dei possibili inquilini, sono alcune delle cause che bloccano il mercato”.

 

Trovare una risposta di sistema, hanno detto i responsabili dell'iniziativa: “E di lungo periodo alla questione abitativa, ormai diventata emergenza vera e propria, è la motivazione che ha unito amministrazioni pubbliche, enti del terzo settore ed imprese private per realizzare un patto fiduciario tra proprietari e inquilini, basato sulla mediazione sociale e garanzie materiali e immateriali, che rappresentano i pilastri sui quali si fondo il progetto LocAzione (che conta già quattro sportelli attivi in Trentino, a Rovereto, Trento, Cles e Ala mdr)”. Come anticipato, l'iniziativa si rivolge a famiglie, lavoratori, giovani e giovani coppie, nuovi residenti, con “l'obiettivo di incrementare la disponibilità di alloggi in affitto nel mercato immobiliare e garantire una maggiore accessibilità alla casa”. Come? “Attraverso la promozione di strumenti incentivanti (creazione e offerta di servizi finanziari e assicurativi a proprietari e inquilini per agevolare l'accesso all'abitazione; diffusione dei contratti di locazione a canone moderato), l'attivazione di servizi e prodotti innovativi (mediazione sociale e accompagnamento all'abitare tramite operatori e volontari di progetto allo scopo di facilitare i rapporti fiduciari tra proprietari e inquilini) ed il recupero di immobili inutilizzati”.

 

Il tutto finanziato con un fondo che, al momento, arriva a 165mila euro. Dal punto di vista sociale invece, dicono ancora i promotori: “Si investirà fortemente sulla sensibilizzazione della cittadinanza ed il superamento di pregiudizi e stigmi tramite campagne di comunicazione, marketing e narrazione positiva delle esperienze. Verrà strutturato un sistema integrato pubblico-privato, profit-no profit, per dare risposte in modalità condivisa e per azioni di lobbying sulle politiche sociali della casa. Verranno inoltre migliorate le relazioni tra i nodi (istituzionali e non) della rete pubblico-privato, per intercettare precocemente le situazioni a rischio di (o con) vulnerabilità abitativa. Soprattutto si darà continuità alla progettualità con la costituzione di un nuovo soggetto giuridico pubblico-privato in grado di offrire risposte alla questione abitativa in Trentino a lungo termine, proseguendo gli obiettivi del progetto”.

 

A lavorare in questa direzione un'ampia rete di soggetti del territorio che si sono messi in gioco per lo sviluppo del progetto, nato da una co-progettazione sul Bando progettazione sociale 2022 promosso congiuntamente da Fondazione Caritro e dalla Pat, unitamente al Consiglio delle autonomie locali e alla Fondazione Demarchi. L'iniziativa è realizzata da Atas Onlus, nel ruolo di capofila, Casa Padre Angelo, Cooperativa Fai, Corce Rossa Italiana – Comitato di Trento, il Comune di Trento, il Comune di Rovereto, la Comunità Vallagarina, Itas Mutua e Cassa rurale di Trento, Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra e Alta Vallagarina. "Ringraziamo tutti - ha detto Carlotta Baroldi, membro del Cda di Fondazione Caritro - per la volontà di credere in un progetto all'avanguardia. La Fondazione ha stanziato in tutto 110mila euro per un progetto che colto nel segno per quanto riguarda il Bando progettazione sociale: fare rete con una componente innovativa di rilievo nell'ambito sociale. Solo un'interazione di sistema porta a dei risultati importanti". 

 

Il primo passo, spiega Paolo Bellini di Atas, coordinatore del progetto: “E' fluidificare il mercato, renderlo più dinamico, perché in questo momento il mercato immobiliare è chiuso e si sta creando una richiesta spropositata rispetto all'offerta”. Con tutte le conseguenze del caso a livello di prezzi. “L'obiettivo – continua – è di riuscire a stringere un patto fiduciario con i proprietari affinché mettano a disposizione i loro immobili non utilizzati. A livello generale però serve un cambio di paradigma, visto che oggi tendenzialmente l'inquilino viene percepito più come un problema che come una possibile risorsa, sia dal punto di vista economico per le ricadute sul territorio sia da quello sociale all'interno della comunità. In questo contesto il settore immobiliare privato non sta dando una risposta al problema, come non la sta dando l'edilizia pubblica. Le agenzie immobiliari in questo senso potrebbero essere nostri partner, facendoci relazionare in particolare con i proprietari, la cui risposta alle richieste abitative spesso è 'no cittadini stranieri, no persone con cani, no famiglie numerose'. È un aspetto sul quale dobbiamo lavorare”.

 

“Quello della casa – ha detto poi il sindaco di Trento Franco Ianeselli – è uno dei grandi temi del momento. Gli incontri più difficili per me a Palazzo Geremia sono proprio quelli con persone sfrattate, e non mi riferisco solo ai casi con Itea (Qui Articolo), ma anche a situazioni che si sono verificate nel mercato privato. Si tratta spesso di cittadini che non trovano alloggio pur avendo un lavoro: abbiamo addirittura lavoratori a tempo indeterminato che vivono per strada. Dall'altra parte poi c'è il tema degli alloggi sfitti, che non sono i 12mila di cui si parla ma che sono comunque un numero consistente. Questo progetto vuole creare fiducia mettendo in contatto il potenziale inquilino con il proprietario, lavorando anche sulle garanzie economiche, per far incontrare domanda e offerta. Come Comune noi siamo orgogliosi di aver abbassato quest'anno l'aliquota Imis per chi affitta a canone moderato”. In termini numerici, conclude il primo cittadino, sono 160 i nuovi contratti stipulati: “In questo modo il proprietario paga meno tasse e l'affitto si abbassa. Se da un lato è vero però che dobbiamo far incontrare domanda e offerta, dall'altro va ribadito che sono necessarie case pubbliche: Viale dei Tigli, Roncafort, la Nave di San Giuseppe, sono tutte realtà dove sono previsti alloggi Itea fermi da anni. È il caso di farli”.

 

“Ringraziamo la Fondazione Caritro – ha sottolineato invece il primo cittadino della Città della Quercia, Francesco Valduga – che si dimostra un'intuizione partita dal territorio e che al territorio sa tornare. Questo è infatti un progetto che fa il bene del territorio, esercitando la capacità di essere e fare comunità attraverso il tema dell'abitare. E cosa c'è di più 'protettivo' del concetto di casa? In questo modo si sviluppa un senso di appartenenza, anche attraverso le garanzie che mettiamo per cittadini immigrati piuttosto che per altre categorie che possono essere considerate più a disagio. Parlando di un sostegno e una facilitazione anche economica da parte di enti pubblici si evidenzia in questo contesto la capacità di lavorare assieme al mondo privato. Ed è proprio nel lavorare assieme, lo abbiamo visto, la chiave dello sviluppo del territorio”. A Rovereto, conclude il sindaco: “Avevamo dato il via anche ad una sperimentazione più embrionale, che ha ricevuto la 'benedizione' anche di Don Ciotti, e ora il ragionamento si allarga sia per le tipologie di cittadini e cittadine che andiamo ad intercettare, sia dal punto di vista dei territori. Una casa per tutti è un obiettivo non solo ambizioso ma qualificante la nostra comunità”.

 

Sia la Vallagarina che la zona di Trento, ha precisato poi il presidente della Comunità della Vallagarina Stefano Bisoffi: “Contano su molti alloggi che non sono utilizzati sia nel pubblico che nel privato. La vera scommessa è riuscire a metterli a disposizione: è questo l'obiettivo che ci siamo posti facendoci carico, come ente pubblico, di fornire garanzie nei confronti dei proprietari”. Una problematica rilevata anche dal vice-presidente della Comunità della Val di Non Andrea Biasi, che punta ad aderire al più presto al progetto: “Le questioni più sentite, anche sul nostro territorio, sono tre. Il costo troppo elevato degli affitti, la mancanza di disponibilità di edilizia pubblica (che in diversi casi c'è ma non viene utilizzata, e la presenza di alloggi vuoti. In molti paesi la percentuale di abitazioni completamente vuote, sfitte e inutilizzate è addirittura superiore al 50%. Non va poi dimenticato il tema degli alloggi turistici: in tutta la Val di Non solo 68 alloggi sono utilizzati per fini turistici, su una presenza che supera abbondantemente le migliaia di edifici. Abbiamo il dovere di proporre una soluzione”.

 

Tra le realtà che partecipano al progetto, come anticipato, c'è poi anche Itas Mutua che, nell'ambito della promozione di strumenti incentivanti, si concentra sulla possibilità di creare e offrire servizi finanziari assicurativi per agevolare l'accesso all'abitazione: “Ci è sembrata fin da subito – ha detto il vice-presidente vicario Alberto Pacher – un'iniziativa che avesse a che fare con la nostra ragione sociale. Sappiamo bene che la stabilità abitativa è uno dei fattori che incide più sulla percezione della sicurezza, una cultura che in Trentino è molto radicata. Pensate per esempio che in Italia sono assicurate in media il 5% delle abitazioni, nel nostro territorio invece la percentuale arriva all'85%. Accompagneremo questo progetto pensandoci sempre più come partner e non solo come sponsor”. “Questa iniziativa – ha specificato poi Franco Dapor, responsabile ufficio soci e comunicazioni di Cassa di Trento – ci trova pienamente allineati sul piano valoriale e, oltre al supporto economico, ci troviamo coinvolti anche per aspetti di consulenza, di indirizzo e formazione di volontari, collaboratori e utenti stessi del progetto per accompagnarli in una serie di considerazioni organizzative. Dal budget familiare, con la valutazione di entrate e uscite, fino alle modalità di richiesta di accesso al credito, alla valutazione del merito di credito, un elemento importante per esempio per le fideiussioni per l'affitto, metteremo a disposizione il nostro personale per sostenere e formare queste persone”.

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