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L'anziana va in Rsa e la badante perde il lavoro ma presenta il conto: 100 mila euro. La vicenda finisce in tribunale
Quando l'anziana è stata trasferita in Rsa la badante ha chiesto il riconoscimento di una mole di ore che non le erano state ancora pagate. Ore di assistenza straordinaria ma anche lavoro notturno o nei giorni di riposo. Una richiesta che si scontra ora con i famigliari

TRENTO. Centomila euro. E' questo il conto che è stato presentato da una badante alla famiglia di un'anziana dopo che quest'ultima è stata portata in una residenza sanitaria assistenziale per un peggioramento delle sue condizioni.
La donna aveva un regolare contratto di lavoro e per una decina di anni si è occupata di un'anziana. Quasi una convivenza visto che alla badante era stato assegnano una sorta di appartamento nell'abitazione.
Ad un certo punto, però, le condizioni dell'anziana si sono rivelate incompatibili con la possibilità di vivere in casa ed è per questo che i figli hanno deciso di trasferirla in una Rsa.
Un cambiamento che ha portato la badante a perdere il proprio contratto di lavoro. Da qui la decisione di richiedere il riconoscimento di una mole di ore che non le erano state ancora pagate. Ore di assistenza straordinaria ma anche lavoro notturno o nei giorni di riposo. Per questo si è affidata ad un avvocato.
Dall'altro lato ci sono, invece, i famigliari che sostengono che l'anziana è stata sempre autosufficiente e che quindi ritengono eccessivo il monte ore presentato di assistenza.
La vicenda ora è finita davanti al giudice del lavoro che dovrà valutare e decidere sulle due posizioni.