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Nel 2030 il Trentino Alto Adige avrà bisogno di oltre 10 mila badanti. Mancano però le regole adeguate per questo settore lavorativo

L'analisi della Fondazione Moressa in base all'età anagrafica della popolazione e all'aumento degli over 75. La cooperativa Sad "Oggi purtroppo molte famiglie sono alla mercé di tante persone che si presentano come assistenti famigliari ma senza averne le professionalità"

Di G.Fin - 24 aprile 2017 - 06:34

TRENTO. Ma le famiglie trentine, di quante badanti avranno bisogno tra poco meno di 15 anni? Ovviamente rispondere non è semplice ma a cercare di farlo è la Fondazione Moressa con un dossier nel quale ha analizzato la situazione attuale in Italia delle badanti in relazione alla demografia del nostro Paese.

 

Supponendo che il fabbisogno dipenda solo dall’età anagrafica dalla popolazione, mantenendo costanti altre variabili, possiamo fare una stima analizzando i dati provinciali della distribuzione di badanti rispetto alla popolazione con più di 75 anni. Mantenendo fisso questo rapporto, possiamo applicarlo alla crescita di popolazione anziana prevista dall’Istat nel 2030.

 

Scendendo nel concreto, secondo l'analisi fatta dalla Fondazione Moressa, per quanto concerne il Trentino Alto Adige, il peso della popolazione over 75 anni passerà dal 9,2% del 2016 all'11,3% del 2030 e tra un quindicina di anni saranno necessarie il 37% in più di badanti.


Osservando la situazione oggi, dal punto di vista geografico, a fare la parte del leone sono le persone provenienti dall'est Europa che arrivano sul nostro territorio per svolgere il lavoro di assistente domestico. La quasi totalità sono donne e la fascia d'età maggiore è dai 40 ai 49 anni seguita dalla fascia 50 – 59 anni.  

 

Non mancano però i problemi che potrebbero diventare sempre più impattanti a fronte di un aumento consistenti delle richieste ma anche e soprattutto dell'offerta degli assistenti famigliari.

 

A parlarcene è Diego Agostini, amministratore delegato della cooperativa sociale Sad che nel 2015 ha lanciato la cooperativa “Assieme” costituita da donne che allo stesso tempo sono anche assistenti familiari e quindi socie-lavoratrici diventando al contempo operatrici ed imprenditrici.

 

L'obiettivo della cooperativa è quello di offrire qualità e per farlo ha deciso di mantenere un numero di operatori limitato. Ad oggi sono 12 le assistenti famigliari che si occupano di circa 40 persone in diverse fasce orarie.

 

“Abbiamo assistito – ha spiegato Agostini – ad un aumento delle richieste. Quello che però la gente chiede oggi sono soprattutto servizi di qualità. Ci sono molti assistenti famigliari ma il cliente è purtroppo alla totale mercé di soggetti che magari non hanno alcuna professionalità”.

 

Quello che oggi manca, ci spiega l'amministratore, è una regolarizzazione del sistema. “Servirebbero – spiega – dei controlli affinché i servizi offerti da certe persone fossero di qualità. Noi incontriamo famiglie disperate che arrivano da noi dopo aver cambiato assistenti famigliari per inadeguatezza professionale, oppure per problemi fiduciari, furti oppure perché hanno abbandonato senza avviso chi doveva essere accudito”.

 

A tentare di arrivare ad una sorta di regolarizzazione è stata la Provincia di Trento con l'istituzione dal primo dicembre del 2014 del “Registro delle assistenti famigliari”.

 

Le finalità di questo registro sono quelle di censire su base volontaria gli assistenti familiari, consentire all’assistito, che si avvale dell’assistenza fornita da un'assistente familiare accreditata tramite l’iscrizione al registro stesso, di utilizzare l’assegno di cura per il pagamento di questa assistenza, agevolare l’incontro tra domanda e offerta di cura e assistenza delle persone e infine assicurare uno standard minimo di qualità e professionalità degli iscritti. Ad oggi, iscritte al registro, ci sono 547 persone.

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