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Aumenti illegittimi sulle bollette e minacce di rescissione sul contratto? Altroconsumo: "Avviate procedure di conciliazione con le aziende per evitare il tribunale"

Sotto la lente dell'Antitrust, che ha avviato delle istruttorie, sono finite alcune società tra cui Dolomiti Energia, per l'ipotesi di aver violato una norma del decreto Aiuti bis che blocca le variazioni di alcuni tipi di contratto fino al 2023. Vizzari a Il Dolomiti: "Pratiche scorrette e diffuse da parte di quasi tutti gli operatori in Italia. Aumenti illegittimi in moltissimi casi"

Di Francesca Cristoforetti - 26 ottobre 2022 - 20:32

TRENTO. "La maggior parte delle società in tutta Italia sta continuando ad applicare aumenti sul prezzo di fornitura di energia elettrica gas naturale. Ma non tutti sono legittimi, così come non lo sono le minacce di rescissione del contratto fatte da alcuni provider. Le sanzioni? Non sembrano intimorire". E' così che si esprime Anna Vizzari, coordinatrice del Centro assistenza giuridica di Altroconsumo, intervistata da Il Dolomiti, rispondendo alle molte segnalazioni e molti utenti che su tutto il territorio nazionale stanno ricevendo dai propri fornitori la comunicazione di un aumento in bolletta.

 

"Stiamo avviando delle procedure di conciliazione con le aziende per evitare il tribunale e che i tempi si allunghino. Inaccettabile che così tanti operatori non applichino pienamente la norma", aggiunge Vizzari.

 

Facciamo un passo indietro. Soltanto poco tempo fa sotto la lente dell'Autorità garante della concorrenza e del libero mercato (Antitrust) sono finiti alcuni dei più grandi fornitori per l'ipotesi di aver violato una norma del decreto Aiuti bis (che blocca le variazioni di alcuni tipi di contratto fino al 2023), tra i quali Iren, Iberdrola, E.On e anche Dolomiti Energia, a cui viene anche contestato "l'ingannevolezza delle comunicazioni che evidenzierebbero l'impossibilità di fornire energia elettrica al prezzo contrattualmente stabilito a causa dell'aumento del prezzo del gas naturale, in espressa e grave contraddizione con le affermazioni diffuse nei messaggi promozionali, secondo le quali l'energia elettrica venduta proverrebbe esclusivamente da fonti rinnovabili" (Qui l'articolo).

 

L'Antitrust ha infatti aperto un'istruttoria per verificare "una pratica scorretta e molto diffusa da parte degli operatori che non vogliono applicare la legge" e potrebbe decidere di "fare un provvedimento d'urgenza per bloccare il pagamento con gli incrementi, per evitare possibili rimborsi successivi". Nonostante sia in vigore una norma, "le sanzioni non sembrano intimorire visto che gli aumenti continuano ancora oggi essere applicati".

 

L’Autorità ha anche richiesto informazioni ad altri 25 operatori di energia: A2A Energia, Acea Energia, Agsm Energia, Alleanza Luce & Gas, Alperia, Amgas, Argos, Audax Energia, Axpo Italia, Bluenergy Group, Duferco Energia, Edison Energia, Enegan, Enel Energia, Engie Italia, Eni Plenitude, Enne Energia, Estra Energie, Hera Comm, Illumia, Optima Italia, Repower Italia, Sinergas, Sorgenia, Wekiwi.

 

Ciò che chiede Altroconsumo è molto chiaro: "Chiediamo la corretta applicazione del decreto Aiuti bis in vigore da agosto che prevede fino ad aprile 2023 il blocco sulle variazioni di alcuni tipi di contratto. Fino al 30 aprile 2023 il legislatore ha previsto che non siano efficaci le clausole che nel contratto permettono alla società di fornitura di modificare le condizioni relative alla definizione del prezzo anche nel caso in cui sia riconosciuto il diritto di recesso per il cliente".

 

Una sospensione che ha effetto retroattivo, spiega Vizzari, e dunque "non sono validi tutti i preavvisi di aumento comunicati dalle società ai clienti prima dell’entrata in vigore della legge (e quindi fino al 9 agosto 2022) a meno che le modifiche non siano già entrate in vigore prima del 10 agosto 2022".

 

In una nota congiunta, il garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) e il garante per l'energia (Arera) hanno chiarito però che la norma contenuta nel decreto Aiuti bis, non vale per tutti i contratti: "Ci sono casi in cui le rimodulazioni dei provider restano legittime e casi in cui sono sospese. Tutto dipende dalla tipologia di contratto sottoscritto dall'utente: ci sono innanzitutto contratti nel mercato tutelato e contratti nel mercato libero. Tra questi ultimi poi ci sono contratti che prevedono il prezzo della componente energia bloccata (prezzo fisso), altri in cui il costo è determinato dalle variabili di mercato (prezzo variabile) e altri ancora in cui il prezzo rimane fisso solo per un dato periodo di tempo dopo il quale il contratto stesso prevede un ritorno al prezzo variabile".

 

Le due Authority si sono espresse anche in merito alla pratica piuttosto frequente da parte di alcuni provider di energia di proporre ai propri clienti offerte a prezzi superiori, informandoli che se non accettano le nuove condizioni, si provvederà alla risoluzione del contratto "per eccessiva onerosità sopravvenuta": "È bene ricordare che se un contratto viene risolto, all'utente (proprio perché la fornitura del servizio non venga meno) viene attivato di default il 'servizio di ultima istanza', quindi una particolare tipologia di servizio tutelato non particolarmente conveniente".

 

Le Authority hanno chiarito, sostiene Vizzari, che "la risoluzione del contratto da parte del provider può avvenire solo dopo una pronuncia del giudice. Infatti l’incremento dei prezzi potrebbe determinare per gli operatori un caso di 'eccessiva onerosità': in questo caso, per il codice civile, l'operatore che vuole risolvere il contratto con il cliente deve domandare al giudice la risoluzione. Quindi il provider di energia non può interrompere un contratto da un giorno con l'altro (e chiedere l’attivazione dei servizi di ultima istanza per risoluzione contrattuale) senza un pronuncia dell'autorità giudiziaria, perché violerebbe la regolamentazione del Garante in materia di attivazione dei servizi di ultima istanza. In caso di recesso c'è bisogno comunque di un preavviso di 6 mesi".

 

Altroconsumo invita i consumatori a fare reclamo: "Noi stiamo cercando di agire sulle aziende per una corretta applicazione del decreto - conclude Vizzari -. Visto l'alto numero stiamo avviando delle procedure di conciliazione a tutela del cliente, chiedendo incontri nella sede di Arera e un rappresentante dell'azienda per evitare di andare in tribunale per arrivare a una soluzione comune, più veloce per il consumatore stesso. E' necessario rivolgersi a un'associazione di consumatori, non si può subire passivamente un aumento bollette tra il 50 e l'80 %".

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