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Zootecnia trentina in crisi: i costi di produzione salgono alle stelle. Broch: "Sei aziende hanno già chiuso e numerose sono a rischio"
Dopo l'aumento esponenziale dei costi, sono numerose le aziende del comparto zootecnico che fanno fatica a rimanere in vita. L'importazione di materie prime in Trentino dipende fortemente infatti da Paesi come Ucraina e Ungheria, dalle quali provengono il 20-25% dei mangimi. Barbacovi: "I rincari energetici si scaricano sui prezzi della spesa con aumenti fino al 20%"

TRENTO. Il comparto zootecnico italiano si trova con le spalle al muro dopo l’aumento esponenziale dei costi necessari a mantenere in vita le aziende. "Sei in Trentino hanno già chiuso e le più giovani, che non dispongono di riserve proprie, rischiano di subire la stessa fine", racconta il presidente della Federazione provinciale degli allevatori Giacomo Broch.
Quali sono le cause? Il settore agroalimentare trentino dipende fortemente dall’importazione di materie prime dai paesi come Ucraina e Ungheria, dalle quali provengono il 20-25% dei mangimi: "Questi ultimi - aggiunge- hanno subito un aumento dei prezzi del 30-40% causando grosse perdite alle produzioni trentine, che rischiano di fallire".
Il presidente ricorda che “già prima della guerra stavamo affrontando un periodo difficilissimo per l’aumento dei prezzi, ora la situazione è davvero tragica”. Le materie prime, infatti sono già diventate di difficile reperibilità, non permettendo ai fornitori di assicurare le consegne.
Anche i consumatori rischiano di trovarsi in difficoltà: secondo il presidente di Coldiretti Gianluca Barbacovi "i rincari energetici si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta fino al 20% per gli oli di semi". Alcuni produttori invece sono costretti a mandare al macello il bestiame più vecchio per rincarare gli scarsi guadagni.
Anche i costi di gasolio e carburanti sono vertiginosamente aumentati, come molti avranno già notato, e progetti come il Pnnr hanno proposto un calo delle accise e dell’Iva, che in una situazione come questa sono quanto mai superflue ed esose.
Secondo il Psr (Programma Sviluppo Rurale) uno degli obbiettivi che il Trentino dovrebbe porsi per superare questa crisi è accordarsi con le altre province, scegliendo se favorire lo sviluppo delle aziende o concentrarsi sulla loro sopravvivenza, evitando quindi ulteriori chiusure. La Federazione provinciale degli agricoltori invece opta per l’aumento della produzione nazionale italiana, cercando il più possibile di svincolarsi dall’importazione estera e concentrandosi sulla produzione locale.
I produttori non hanno certezze sul destino del loro settore, cosa potremo aspettarci?