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Cantiere al rifugio Santner, il Cai Alto Adige e l'Avs: “E’ uno scempio. Chiediamo alla Fondazione Unesco più coraggio, devono prendere una posizione”
Il presidente del Cai Alto Adige, Carlo Alberto Zanella, sui lavori ormai avviati di demolizione e rifacimento del Santner, a 2734 metri di quota: "Il progetto di ricostruzione del rifugio è un autentico scempio, totalmente inutile. E’ stato fatto perché alla base c’era già da tempo un progetto ben preciso e magari con ulteriori programmi futuri che possono generare paure e preoccupazioni per l’ambiente. Chiediamo alla Fondazione Dolomiti Unesco più coraggio, devono esporsi per la tutela del territorio"

BOLZANO. “Vogliamo più coraggio dalla Fondazione Dolomiti Unesco. Sulle iniziative promozionali sono bravissimi, però quando c’è da scendere in campo per difendere l’ambiente, spariscono. Dovrebbero fare molto di più”. Sono queste le parole di Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, in seguito ad un recente incontro in cui lui e i presidenti dell'Alpenverein, Cai Veneto, Cai Friuli e Sat hanno incontrato Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco.
Durante l’incontro, Zanella e Georg Simeoni, presidente dell’Avs, hanno cercato di affrontare con Tonina anche il tema del Santner, il rifugio d’alta quota che presto verrà demolito per poi essere ricostruito interamente. I lavori sono già iniziati come si può vedere in questo servizio de ilDolomiti.it (qui articolo). All'incontro, però, non c'è stato il tempo materiale per farlo.
“E’ vero che la Fondazione non ha potere vincolante sulla realizzazione del rifugio, ma deve esprimere un parere. Noi infatti chiediamo che prendano una presa di posizione, che si espongano su questi temi importantissimi per le nostre montagne”, dice Zanella.
“Il progetto di rifacimento del Santner è un autentico scempio, totalmente inutile. E’ stato fatto perché alla base c’era già da tempo un progetto ben preciso e magari con ulteriori programmi futuri che possono generare paure e preoccupazioni per l’ambiente".
Il nuovo rifugio Santner, attualmente molto apprezzato per le sue piccole e caratteristiche dimensioni, secondo il progetto già approvato verrà ricostruito su 3 piani, e i posti letto verranno triplicati. “La prima volta che il progetto è stato presentato a Cai e Avs per un parere informale, è stato respinto, così come anche la seconda volta dopo aver apportato delle lievi modifiche. Successivamente il progetto è stato approvato senza sentire più il parere di Cai e Avs e senza interpellare la Consulta Alpinistica in quanto, dopo la modifica delle legge effettuata nel 2014, i progetti di demolizione e ricostruzione e quelli di ristrutturazione, non dovevano più passare al vaglio di detta commissione. La cosa però assurda è che non si tratta di fedele demo-ricostruzione, bensì di un nuovo progetto a tutti gli effetti. Per questo doveva passare, a nostro avviso, in consulta".
“Questo è un modo di lavorare che ritengo inquietante, assolutamente non trasparente”, continua Zanella. “Non ha veramente senso ristrutturare in questi termini il Santner. Io non sono affatto contro le ristrutturazioni, ma c’è modo e modo di agire. Nelle Dolomiti sono molti gli esempi virtuosi, come il rifugio Antermoia, il Biasi al Bicchiere e il Fodara Vedla a Sennes”.
“Il rifugio è stato chiuso per anni proprio perché la sua presenza non era essenziale a fini alpinistici, del resto pochi metri più sotto c’è il rifugio Re Alberto. Sono convinto che gli attuali gestori lo abbiano comprato perché sapevano esattamente cosa fare e come lo avrebbero ristrutturato".

“Trovo corretto che la Provincia aiuti economicamente i rifugi, ma qui qualcuno se ne sta approfittando", prosegue. "Tonina ha rassicurato che la Fondazione farà qualcosa, ma non sappiamo cosa. C'è anche da dire che abbiamo ottenuto l'incontro solamente perché abbiamo fatto rumore sui giornali”.
Dello stesso identico parere è il presidente dell'Alpenverein, Georg Simeoni: "Si sta costruendo un rifugio che non ha alcun senso di esistere. Non sono state rispettate le regole, perché questo progetto doveva essere sottoposto al parere della Consulta alpinistica e anche alla commissione del Parco Nazionale Sciliar e Catinaccio, cosa che non è stata fatta".
“Avevamo espresso parere negativo ben due volte, ma non siamo più stati interpellati", continua. "Non stiamo parlando della ristrutturazione di un edificio, come lo vogliono far passare, ma della totale demolizione e ricostruzione triplicando la volumetria".
“Purtroppo temo che questa sia una battaglia persa, per tutti e soprattutto per la tutela dell’ambiente", continua Simeoni. "Alla fondazione Dolomiti Unesco abbiamo chiesto maggiore attenzione su questi temi qui, anche se si tratta di qualcosa che non dovremmo chiedere e che dovrebbe essere scontata. Tutti noi, dei Club Alpini, abbiamo la sensazione che il marchio Unesco sia servito solo per incentivare il turismo e il traffico sui passi”.
Durante l’incontro, però, di Santner si è parlato poco. "Non avevamo molto tempo, e quindi abbiamo parlato di quello che volevano loro", continua il presidente del Cai Alto Adige. Il fulcro del dialogo si è concentrato sul tema del traffico sui passi dolomitici. La Fondazione, infatti, è d’accordo sul fatto che si debba fare qualcosa per regolamentare il flusso di mezzi che, soprattutto durante i mesi estivi, percorrono i passi.
Per Zanella, però, non è tutto oro quello che luccica. “La mia paura è che stranamente se ne stia parlando adesso perché con i fondi del recory fund si costruiranno nuovi impianti di risalita. Temo che vogliano togliere gli impianti, non chiudendo i passi, ma semplicemente aumentare il numero si seggiovie, cabinovie e funivie in territori vergini ed incontaminati. In Veneto, Zaia ha ancora in cantiere il progetto del grande Carosello (qui articolo), e so che molti edifici e impianti di risalita stanno venendo acquistati proprio sui passi o in zone sciistiche".
"Spero in bene per il futuro, perché se andiamo avanti così non so davvero dove andremo a finire. Se i bellunesi sono furbi inizieranno a sfruttare il loro non avere nulla, solo natura e montagne incontaminate. La gente si è stufata di vedere tutti questi impianti di risalita. L’Alto Adige è diventato terribile, tra gare automobilistiche sui passi, nuove costruzioni, biciclette elettriche e ferrate che sembrano montagne russe".
"Almeno nel bellunese le malghe sono rimaste malghe e i rifugi sono ancora rifugi. Le nostre montagne sono sotto assedio, e ogni giorno ne sento una nuova, ma noi continueremo a parlare e a batterci per la montagna incontaminata. Del resto è proprio così che la maggior parte degli escursionisti la vogliono", conclude.