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Un referendum per la funivia Trento-Bondone e una filiera corta per salvaguardare indotto e paesaggio. Il futuro del turismo per Alex Marini

Il candidato presidente del Movimento 5 stelle, Alex Marini, parla del turismo e del futuro del Trentino tra grandi opere, stazioni sciistiche e coinvolgimento dei territori: "Il mercato è saturo. Non ha senso ampliare il demanio sciabile, potenziare l'innevamento e puntare ai grandi incassi senza chiedersi gli impatti generali a livello economico, sociale e ambientale"

Di Luca Andreazza - 18 settembre 2023 - 22:20

TRENTO. Non una rivoluzione ma l'urgenza di prendere consapevolezza che si deve iniziare a ragionare su un modello in grado di adattarsi alle nuove sfide. Una riflessione sul futuro dei comprensori sciistici, soprattutto sul fronte delle località più piccole e un percorso partecipativo in materia grandi opere, senza escludere un referendum sull'impianto di collegamento Trento-Monte Bondone. Sono queste le direttrici del Movimento 5 stelle per quanto riguarda lo sviluppo turistico.

 

"Non è una partita semplice - commenta Alex Marini, candidato presidente per il Movimento 5 stelle - perché il turismo gioca un ruolo importante per l'Italia e, soprattutto, per il Trentino. Un settore che pesa per il 15% del Pil e che deve tenere conto della sostenibilità ambientale, ma anche di quella economica e sociale. Ci si deve orientare alla transizione ecologica ma senza interventi radicali. Credo che sia, però, necessario aumentare la consapevolezza sugli effetti della crisi climatica e il prezzo dell'overtourism in alcune zone".

 

Alcune destinazioni hanno già avviato alcuni approfondimenti sull'eccessiva pressione del turismo, in particolari in determinati periodi dell'anno. Picchi che mettono a dura prova il rapporto residente-visitatore, ma anche la qualità dell'esperienza stessa di un turista. "Gli arrivi devono essere gestiti - dice Marini - forse in alcuni casi non bisogna aver paura nel contingentare i numeri. La capacità di lavorare sulla qualità dell'offerta può consentire di mantenere i livelli di fatturato a fronte della rinuncia di qualche presenza. Si devono trovare soluzioni per alcune aree ormai al limite per l'alta densità turistica, penso al lago di Garda oppure all'arco delle Dolomiti. Alcune situazioni sono esplosive per il traffico e per un sistema di trasporto pubblico non all'altezza".

 

Dinamiche che impongono valutazioni anche in altri settori e servizi. "Gli alloggi diventano un problema - evidenzia il candidato presidente del Movimento 5 stelle - un residente non trova una casa perché tutto diventa a uso e consumo del turista. L'Alto Garda è in difficoltà su questo fronte ma anche a Trento tanti appartamenti vengono riconvertiti in bed&breakfast. Poi ci sono le ripercussioni sulla gestione dei rifiuti, degli scarichi di depurazione dell'acqua, degli approvvigionamenti delle materie prime e dell'utilizzo delle risorse, comprese quelle elettriche e idriche. Un comparto a pieno giri è importante ma ci si deve interrogare sul prezzo da pagare e se questa è la strada corretta da seguire, quella dei numeri a ogni costo".

 

Il Trentino punta sulla destagionalizzazione per una migliore redistribuzione degli arrivi mentre l'inverno si avvicina a grandi passi. Le incertezze riguardano il meteo e le precipitazioni naturali in stagioni sempre più miti e secche. Un'economia, ormai matura, che viene sempre sostenuta a livello pubblico. "L'innevamento programmato è un tema non banale perché la produzione di neve ha impatti notevoli", prosegue Marini. "C'è ormai un'ansia tecnologica nel ricercare nuovi macchinari in grado di garantire le località sciistiche anche a temperature ben sopra lo zero. E' chiaro che questo modello è sempre più a rischio. Incentivare questo modello non è corretto ma dobbiamo rinunciarci oggi: serve avviare una transizione, bisogna porsi la domanda di quali stazioni tenere e quali accompagnare verso altri progetti". 

 

Un discorso che riguarda le stazioni sciistiche più piccole e quelle collocate a bassa quota. "Si può rallentare nei numeri e incentivare collegamenti forti con l'agricoltura", spiega il candidato presidente del Movimento 5 stelle. "Una filiera corta in grado di mantenere l'indotto e salvaguardare e tutelare il paesaggio. Poi serve impulso sulla destagionalizzazione anche per una continuità lavorativa che eviti di passare da carenza in altissima stagione a esubero di personale in bassa stagiona. Un equilibrio garantirebbe una ridistribuzione della ricchezza più equa".

 

Una montagna che dovrebbe ritornare più lenta, anche d'inverno. "Il mercato è saturo. Non ha senso ampliare il demanio sciabile, potenziare l'innevamento e puntare ai grandi incassi senza chiedersi gli impatti generali a livello economico, sociale e ambientale. E' un discorso anche di prospettiva: c'è la crisi climatica ma anche quella demografica. Gli sciatori sono sempre meno e la popolazione progressivamente più anziana. E' un modello che si scontra con diverse criticità". 

 

Capitolo grandi opere. Ci sono progetti in stato avanzato, altri solo sulla carta, altri ancora nei sogni. Ma quale l'indirizzo, per esempio, sugli impianti Trento-Bondone, Brentonico-Malcesine o Rovereto-Folgaria. E il tunnel sotto il Monte Baldo. "Sono scettico - continua Marini - in molti casi, soprattutto sulla modalità di proposta dei progetti. In linea generale è necessario avviare un dibattito pubblico con trasparenza dei dati e delle informazioni. Si deve favorire il coinvolgimento della popolazione in tempi e in modi congrui, un coinvolgimento che deve sostanziale e non solo formale. Le funivie di Brentonico e della città della Quercia non mi sembrano sostenibili".

 

I pentastellati sono più possibilisti sulla funivia Trento-Bondone. "Merita attenzione e i fondi sono stati sbloccati a suo tempo da Riccardo Fraccaro. Ma ci sono ancora molti aspetti da analizzare per un percorso serio e informato: un piano urbanistico, economico, finanziario e di sistema trasportistico. Ma anche le valutazioni degli impatti Sarebbe necessario avere a disposizione, su un sito istituzionale, tutti i documenti e poi avviare un dibattito pubblico vero. E si potrebbe pensare anche a un referendum come avviene in Austria o in Svizzera per decisioni così importanti. Ricordo che alcuni territori hanno rinunciato alla candidatura elle Olimpiadi 2026 dopo una consultazione popolare", conclude Marini.

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