Via la politica dalla Sanità, Crisanti a il Dolomiti: ''I vertici rispondano ai cittadini''. Dirigenti in smart working? ''Devono stare sul campo per conoscere i problemi"
Andrea Crisanti ha presentato un disegno di legge che va a modificare il sistema di nomina dei dirigenti nel mondo della Sanità togliendo potere ai politici di turno che governano un determinato territorio: "Un sistema in cui il controllore e il controllato non sono separati é destinato a non funzionare bene"

TRENTO. “I dirigenti delle aziende sanitarie non possono continuare ad essere nominate da organi politici come i presidenti di provincia e di regione. E' arrivato il momento di cambiare questo meccanismo chi ha queste responsabilità deve rispondere all'intera comunità non al politico di turno”. Non ha alcun dubbio Andrea Crisanti, microbiologo e senatore Pd, che ha presentato un disegno di legge attraverso il quale intende modificare le procedure di nomina dei dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale.
E' un tema molto importante e tocca ovviamente anche il Trentino. L'obiettivo è quello di fare in modo che a dirigere il sistema sanitario di un territorio non siano dei cosiddetti “Yes man” ma persone scelte per le proprie capacità professionali e che abbiamo poi al primo posto i cittadini e l'intera comunità.
Senatore Crisanti, il disegno di legge da lei presentato se approvato avrebbe un impatto molto forte sul sistema sanitario. I dirigenti non sarebbero più in balia del politico di turno.
Io sono favorevole che anche nel campo sanitario la politica giochi un ruolo importante. Ma un conto è l'indirizzo politico e un conto è l'aspetto di gestione. Sono due cose che devono essere separate. Non solo vogliamo dei dirigenti sanitari e di aziende sanitarie competenti, ma vogliamo anche persone che siano in grado di dire no agli interessi di parte e che siano pronti a difendere gli interessi delle comunità.
La Sanità è un centro di potere importante. Come pensa si possa arrivare a quello che ha appena descritto?
Levando i poteri di nomina delle figure chiave ai presidenti di provincia o regione. Il ddl prevede che i dirigenti siano nominati da una Commissione istituita dall’Anac e composta da rappresentanti dei medici, da rappresentante degli operatori sanitari, da un rappresentante delle associazioni dei pazienti e da uno delle istituzioni territoriali. La Commissione si sostituirà alla Regione o alla Provincia per decidere a chi affidare il prezioso compito di gestire le nostre Azienda sanitarie e i nostri ospedali.
Gli interessi in gioco sono tanti.
L'obiettivo è spostare il centro di responsabilità verso la comunità. Guardi, le faccio solo un esempio, in Veneto un dirigente di una struttura sanitaria ha chiuso il bilancio con grosse perdite. Questa persona viene chiamata a rispondere del suo operato? No, è stato nominato direttore anche di un altro ente. Queste cose non devono succedere.
I problemi in Sanità sono tanti e continuano a aumentare. E' dovuto anche a questo sistema di nomine politiche e di interessi spesso di parte?
Si certo, è sicuro. Un sistema in cui il controllore e il controllato non sono separati é destinato a non funzionare bene. Ci sono decine di aziende sanitarie commissariate, alcune con infiltrazione della malavita. Abbiamo in questo settore un debito nascosto di 8 miliardi di euro. E tutto questo senza contare i pronto soccorso affollati, i presidi ospedalieri fondamentali per il territorio svuotati di reparti e servizi, o addirittura chiusi, le liste d’attesa infinite, la mancanza di personale e sovraccarico di quello esistente.
Esiste lo smart working e viene usato anche da alcuni dirigenti nel settore dalla sanità. Lei cosa ne pensa?
Io penso che lo smart working sia stata una innovazione importante. Ma penso anche che i dirigenti, proprio per il loro ruolo, debbano dare l'esempio stando al proprio posto. Un dirigente della Sanità deve stare sul campo, conoscere i problemi della gente. Questo non lo si capisce se lavori a Trento e stai invece a Venezia per esempio. Se queste persone fossero state scelte dai rappresentanti del mondo dei medici, dai rappresentati dei pazienti e dagli ordini, non accadrebbe.
C'è anche chi accumula incarichi su incarichi anche in altre regioni rispetto a quella in cui opera.
Perché chi li ha nominati glielo consente. Non va bene.
E crede che i problemi del nostro sistema sanitario si possano risolvere dando più soldi?
Per nulla, anzi, è peggio. Si aggrava la situazione perché rimangono i problemi e i soldi vengono spesi male.