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“Con la pandemia gravi difficoltà nello studentato: senza borsa di studio dobbiamo lasciare l'Università, bisogna trovare una soluzione”

A causa delle notevoli difficoltà determinate dalla situazione pandemica, un gruppo di studenti del San Bartolameo chiede a Opera Universitaria un confronto per rivedere le modalità d'accesso alle borse di studio: “Molti gli universitari che hanno accusato gravi disagi psicologici, il Covid ha causato problemi anche organizzativi per lezioni ed esami”

Di Filippo Schwachtje - 27 giugno 2021 - 06:01

TRENTO. “Qui in studentato stiamo affrontando grosse difficoltà: noi studenti borsisti siamo stati colpiti duramente da un punto di vista economico dalla pandemia e ora rischiamo di perdere la possibilità di proseguire la carriera accademica”. Negli scorsi giorni sono stati più di 280 i ragazzi dello studentato di San Bartolameo ad unirsi a una raccolta firme, promossa per chiedere a Opera Universitaria di ridiscutere le modalità di accesso alle borse di studio: aumentare il numero di crediti 'bonus' garantiti per presentare la domanda (o abbassare il numero di Cfu necessari) o far rientrare anche la sessione d'esami di settembre nel 'conteggio' dei crediti. Queste le proposte degli studenti sulle quali, dicono loro: “Siamo sempre aperti e disposti a discutere insieme a Opera Universitaria".

 

“In poche parole – spiega a nome degli studenti che hanno promosso la raccolta firme M.E. - il numero di crediti minimo da raggiungere cambia da corso a corso, ma deve essere presentato entro la fine di luglio, escludendo quindi dal 'conteggio' la sessione di settembre. Qualora non si riuscisse a raggiungere i crediti necessari per presentare la domanda per la borsa di studio l'anno successivo, ci sono 5 crediti 'bonus', che se vengono utilizzati però non permettono allo studente di ottenere la seconda rata”.

 

Le borse di studio infatti vengono erogate in due momenti, spiega M.E., a dicembre e a fine luglio. “Molti di noi fanno affidamento sulla borsa di studio per poter continuare la carriera accademica – sottolinea la ragazza – a maggior ragione in questa particolare fase di fragilità economica”. Da qui dunque la richiesta degli studenti, che mettono sul tavolo tre proposte: posticipare la scadenza per il raggiungimento dei Cfu necessari a presentare la domanda per la borsa di studio (includendo così anche la sessione di settembre), aumentare il numero di crediti 'bonus' (rendendoli non ostativi per l'erogazione della seconda rata) o diminuire il totale di Cfu necessari.

 

Non siamo una categoria a caso – continua M.E. - chi necessita di una borsa di studio normalmente ha alle spalle una situazione economica familiare complicata: per molti di noi non raggiungere il numero di crediti richiesti vuol dire perdere la possibilità di studiare. Ci sono addirittura studenti internazionali che, nel caso non ottenessero i Cfu necessari, dovranno restituire i soldi della borsa di studio”. A rendere particolarmente difficile la situazione nell'ultimo anno è stato l'arrivo del Covid, che ha portato una serie di problematiche aggiuntive che hanno pesato sul rendimento di moltissimi studenti.

 

“Con l'arrivo della pandemia, dall'Università è stato fatto molto poco per venire incontro alle nostre esigenze – dice M.E. - abbiamo visto il nostro modo di fare università completamente stravolto, ci è stato chiesto di adattarci e l'abbiamo fatto. Per via della nostra situazione di partenza però, noi borsisti abbiamo subito un contraccolpo più pesante. C'è poi un discorso di malessere psicologico che non è stato tenuto in debita considerazione: tutti gli studenti con cui ho parlato mi hanno detto senza mezzi termini di non essere riusciti a studiare in maniera soddisfacente come avevano fatto negli anni precedenti. Ogni professore poi ha cambiato modalità d'esame senza coordinarsi con studenti e colleghi, in alcuni casi esiste ancora il 'salto dell'appello', ovvero l'impossibilità per lo studente che non passa un esame di ripresentarsi all'appello il mese successivo”.

 

E' partendo da questo contesto che al San Bartolameo è nata la raccolta firme per chiedere a Opera Universitaria di venire incontro alle necessità degli studenti, ma la risposta dell'ente non ha convinto i ragazzi. “Ci hanno detto, in modo molto paternalistico, che dobbiamo semplicemente studiare di più – conclude M.E. - ma siamo anche noi componenti dell'Università e conosciamo bene la differenza tra diritti e doveri. Nel corso della pandemia si è preso l'andazzo di non tenere conto dei bisogni degli studenti, finora ci siamo arrangiati come potevamo ma per quanto ancora dovremo adattarci?”. E intanto per venerdì prossimo, 2 luglio, è stato organizzato un presidio proprio sotto la sede dell'Opera Universitaria.

 

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