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Coronavirus, i no-vax? Il virologo del Cibio: ''Quale società vogliamo sviluppare? Vogliamo interessarci agli altri e ai più fragili?''
La campagna è partita anche in Trentino e il virologo del Cibio risponde alle domande de Il Dolomiti per rassicurare e convincere le persone a fare il vaccino contro Covid e per confutare alcune teorie dei no-vax

TRENTO. "I vaccini approvati non contengono il coronavirus e non possono ricostituire quanto causa Covid-19". Così Massimo Pizzato, virologo del Cibio, che aggiunge: "Affermare che con questi vaccini viene iniettato il virus o che si potrebbe creare il virus potrebbe corrispondere a dire che sarebbe sufficiente acquistare una ruota per ottenere un'automobile".
I rischi per la salute, le modifiche al codice genetico, l'efficacia. Sono tante le bufale e le fake news che circolano sui vaccini, puntualmente smontate dagli esperti e dall'Istituto superiore di sanità (Qui articolo).
La campagna è partita anche in Trentino e il virologo del Cibio risponde alle domande de Il Dolomiti per rassicurare e convincere le persone a fare il vaccino contro Covid e per confutare alcune teorie dei no-vax.
Ci iniettano il virus?
I vaccini finora approvati non contengono il coronavirus e non possono ricostituire il coronavirus che causa Covid-19. Questi vaccini sono solo su una piccola porzione di virus, cioè la proteina spike. Dire che con questi vaccini viene iniettato il virus o che si potrebbe creare il virus corrisponderebbe a dire che sarebbe sufficiente acquistare una ruota per ottenere un’automobile.
I vaccini anti Sars-CoV-2 sono stati preparati troppo in fretta.
I ricercatori studiano i vaccini da molto tempo, conosciamo moltissimo sui vaccini e su come formularli. E’ dal 2004 che la scienza studia più intensamente i coronavirus e i vaccini contro questo virus, da quando emerse la Sars.
Non possiamo proprio dire che si sia partiti da zero. Un’emergenza mondiale di questo tipo ha consentito di concentrare risorse ingenti, quando normalmente ci vorrebbero anni per mettere insieme e concentrare l’attività delle agenzie regolatorie su questo problema. Non è stata trascurata l’analisi né della sicurezza, né dell’efficacia.
Se vogliamo proprio trovare qualcosa da criticare, c'è che non si possono attendere anni e quindi non sappiamo con certezza quale sia la durata della protezione offerta dall’immunizzazione. Mi sembra, però, che in questo momento, per cercare di tornare alla normalità nel minor tempo possibile, non ci sia scelta.
Il vaccino non è sicuro.
Lo studio delle fasi cliniche di tipo III viene condotto su quasi 50.000 persone, proprio come gli studi che vengono effettuati su molti altri vaccini e farmaci.
Ma non si sa cosa c'è dentro.
Quello che contengono i vaccini è dichiarato. Basta informarsi. Queste informazioni sono pubbliche e si trovano nei siti delle agenzie regolatorie. Certo, se si vuole vedere per forza la mano misteriosa di qualcuno che di nascosto aggiunge qualche ingrediente segreto, non ci si può far nulla. Ma attenzione: così tutti possono mettere in discussione proprio tutto, senza però avere le prove.
Chissà quanti interessi ci sono dietro tra lobby farmaceutiche e interessi politici.
Ci sono sicuramente aziende che traggono profitto dai vaccini. Non ci si può aspettare che le aziende farmaceutiche concentrino la loro attività produttiva su un prodotto dal quale non possono avere un qualche guadagno, rientra nella natura di una qualsiasi azienda.
Ma le agenzie regolatorie, che approvano l’utilizzo di farmaci e vaccini, sono organismi indipendenti, nazionali e sovranazionali e la loro approvazione è indipendente da influenze di profitto. Al di là di tutto, c’è poi la scienza che deve valutare la bontà di questi prodotti. Chi vuole per forza e sempre vedere tutto come frutto di una mano misteriosa mossa dagli interessi di poteri politici e di lobby industriali resterà per sempre fermo al palo, senza neppure avere una prova concreta.
Gli altri si possono vaccinare se vogliono, ma io non rischio.
La scelta è sicuramente personale. Tuttavia, nel caso della vaccinazione contro una malattia infettiva che minaccia tutti, la scelta mette necessariamente in evidenza la nostra volontà di contribuire al benessere della collettività. Questa è semplicemente una prova di quale società vogliamo sviluppare: decidiamo quindi quanto vogliamo interessarci degli altri, soprattutto, come in questo caso, delle fasce fisicamente più deboli che hanno più bisogno di aiuto.