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Coronavirus, anche il Trentino per produrre il vaccino. Quattrone (Cibio): ''Riprendiamo la ricerca, fase pre-clinica già superata. E possiamo essere efficaci anche sulle varianti''
Il Cibio è stato tra i primissimi centri di ricerca in Italia a ipotizzare di sviluppare un vaccino per contrastare Covid-19. I laboratori coordinati da Pizzato e Grandi erano arrivati, anche piuttosto velocemente, a chiudere la fase pre-clinica. Poi a luglio ci si è fermati per l'impossibilità di raccogliere un finanziamento di un paio di milioni: "Ci sarebbe un modo anche per comprendere nel prodotto l’efficacia contro specifiche varianti del virus"

TRENTO. "Siamo stati tra i primi a partire per realizzare un vaccino. Il progetto poi è stato messo momentaneamente in stand-by ma contiamo di sbloccare gli ultimi impedimenti in massimo dieci giorni per ripartire". Così Alessandro Quattrone, direttore del Dipartimento Cibio. "Certo avremmo potuto essere un po' più avanti, però non tutto è perso e vogliamo essere di questa partita".
Il Cibio è stato tra i primissimi centri di ricerca in Italia a ipotizzare di sviluppare un vaccino per contrastare Covid-19. Si è partiti in modo brillante: i laboratori coordinati dal virologo Massimo Pizzato e dal vaccinologo Guido Grandi erano arrivati, anche piuttosto velocemente, a chiudere la fase pre-clinica, nella quale si sperimenta la capacità del prodotto di proteggere dalla malattia. Poi a luglio ci si è fermati per l'impossibilità di raccogliere un finanziamento di un paio di milioni, questo quanto sarebbe necessario per superare la fase 1, quella di valutazione della tossicità su almeno 100 volontari.
"La speranza - dice Quattrone - è quella di riannodare i fili del discorso e progredire nella sperimentazione del siero. Gli ultimi risultati che abbiamo visto sono davvero buoni. Il costo di produzione inoltre non sarebbe esorbitante e la conservazione del prodotto sarebbe anche meno complicata di quanto si pensa in quanto basterebbe un frigo. Non solo, ci sarebbe un modo anche per comprendere nel prodotto l’efficacia contro specifiche varianti del virus".
I tempi per avere un vaccino trentino? "Se riprendiamo gli iter - aggiunge il direttore del Dipartimento del Cibio - il prodotto potrebbe essere pronto alla fase clinica entro fine anno. Questo in linea molto prudenziale perché non escludiamo importanti accelerazioni: se rimettiamo in moto il motore, poi si possono aprire in ogni momento opportunità di sviluppo e di accordi con le aziende".
L'obiettivo è di portare le sperimentazioni alla fase 2. "E' da lì che diventa fondamentale implementare alcune partnership con un'azienda farmaceutica che possa concludere l'iter. Logisticamente - evidenzia Quattrone - serve un contesto industriale per avere i necessari criteri di sicurezza, in particolare sulla parte che riguarda gli studi clinici. Sarebbe, infatti, d'obbligo questo passaggio ulteriore che consente di ottenere l'approvazione delle Autorità di vigilanza per la somministrazione su larghissima scala".
C'è la ricerca di base per sviluppare il vaccino, la capacità produttiva non è in discussione. Il problema è proprio legato a quelle fasi intermedie che permette di ottenere l'approvazione di Ema e Aifa. "Intanto - prosegue il direttore - ci concentriamo sul completamento della fase 1. Si potrebbe arrivare all'obiettivo in 5 mesi. E per completare il processo, l'intervento di terze parti potrebbe portare a velocizzare ulteriormente i vari step".
La campagna di vaccinazione è l'unico modo per superare l'emergenza Covid e ritornare quanto prima alla normalità. I tagli e i ritardi nelle forniture rallentano, però, le somministrazioni. Questo causa incertezze, che si uniscono alla diffusione delle varianti che diventano prevalenti rispetto al virus "tradizionale". "E' stato un peccato perdere tutto questo tempo ma c'è un lato positivo - spiega Quattrone - ora abbiamo chiara coscienza delle mutazioni. Una variabile in gioco fondamentale e muovendoci adesso con queste conoscenze abbiamo un vantaggio nell'arrivare al nostro vaccino in modo che sia concorrenziale".
C'è la forte volontà di andare avanti. "L'Università - continua il direttore del Cibio - ci sostiene in maniera davvero importante. Gli esperimenti si sono rivelati a oggi positivi, alcune difficoltà potrebbero emergere per le parti logistiche e cliniche su larga scala, ma nulla è insormontabile. L'importante è far uscire il progetto dalla situazione di stallo affinché possano nascere le opportunità di sviluppo".
Già impegnato nella prima ondata di Covid-19 nell'analisi dei tamponi molecolari, il Cibio è anche in fase avanzatissima per lanciare i test salivari trentini: la previsione è quella di partire da metà marzo (Qui articolo). Insomma, i laboratori dell'Università di Trento continuano a lavorare a ritmo serrato. "Cerchiamo di portare il nostro contributo, ci mettiamo al servizio del territorio e la Provincia nei nostri quasi 15 anni di attività ci ha sempre sostenuto", conclude Quattrone.