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Coronavirus, i test salivari trentini autorizzati dal Comitato etico. Il virologo del Cibio: ''A metà marzo si parte a regime''

Adesso si parte con la fase successiva. Il virologo del Cibio, Massimo Pizzato: "La prossima settimana prevediamo di proseguire con lo studio. Un migliaio di analisi in parallelo ai tamponi molecolari per verificare la sensibilità dei test salivari. Poi si parte a regime, questo step dovrebbe iniziare a metà marzo"

 

Di Luca Andreazza - 26 febbraio 2021 - 18:02

TRENTO. "Abbiamo ottenuto il parere positivo da parte del Comitato etico scientifico, aspettiamo la comunicazione ufficiale per proseguire con la fase di sperimentazione". Così Massimo Pizzato, virologo del Cibio e coordinatore del corso di laurea di Medicina e Chirurgia a Trento. "A metà marzo siamo pronti a partire per arrivare nel giro di poco tempo a pieno regime".

 

Gli ostacoli burocratici sono stati quasi definitivamente archiviati, così come le iniziali difficoltà a reperire le strumentazioni e per ovviare si è puntato sul territorio: il processo è interamente "Made in Trentino", il laboratorio è gestito dal Cibio e parlano trentino anche le provette che sono state brevettate dal centro di ricerca dell'Università di Trento per superare a piè pari la carenza dei materiali. I kit sono inoltre prodotti da un'azienda del territorio.

 

Adesso si parte con la fase successiva. "La prossima settimana - aggiunge Pizzato - prevediamo di proseguire con lo studio. Un migliaio di analisi in parallelo ai tamponi molecolari per verificare la sensibilità dei test salivari. Poi si parte a regime, questo step dovrebbe iniziare a metà marzo".

 

E' arrivata la tanto attesa approvazione da parte del Comitato etico scientifico. L'ultima fatica da superare per poi entrare definitivamente in azione con un'altra arma per affrontare l'epidemia Covid-19, per trovare e isolare i contagi. Questo strumento dovrebbe affiancare i tamponi molecolari e i test antigenici nell'accertare le positività. La stima è quella di arrivare a regime all'analisi di 3 mila test salivari ogni giorno e con il livello di affidabilità paragonabile a quella dei molecolari.

 

Emersa come possibilità nel corso della prima ondata, i test salivari sono poi stati messi in stand-by e ripresi in considerazione nella seconda ondata di Covid-19. A fronte dei continui e regolari annunci della Provincia, il Cibio aveva frenato gli entusiasmi sulle tempistiche, difficile in questi casi bruciare le tappe, ma soprattutto il centro ha lavorato a testa bassa e ha seguito un cronoprogramma molto molto serrato. Comunque una corsa contro il tempo per arrivare alla meta il prima possibile

 

Ora i laboratori per processare i test salivari sono pronti, il personale è stato selezionato (10 neolaureati con un'età media di 25 anni), le sperimentazioni proseguono e entrano nella fase finale. "Dopo importanti prove nelle strutture appositamente attrezzate del Cibio per mettere a punto una metodica applicabile ai grandi numeri - spiega il virologo - ci accingiamo a effettuare questo studio approfondito su migliaia di persone per ottenere la successiva autenticazione dall'Istituto Spallanzani di Roma. E’ stato un gran lavoro che ha messo insieme parti diverse del mondo sanitario, universitario e imprenditoriale trentino".

 

I test salivari - spiega Pizzato - sono come i tamponi molecolari. Vengono processati esattamente come il tampone naso-faringeo. Cambia solo la prima fase del prelievo che può essere fatto dalla persona. Questo risolve il 'collo di bottiglia’ degli attuali test rapidi e molecolari, in quanto a oggi il prelievo dev'essere eseguito da personale specializzato che, tra l’altro, può essere esposto al rischio di contagio”.

 

Il processo è semi robotizzato. Una scelta precisa dell’Università. "Non tutto è automatico - continua Pizzato - perché in certi passaggi l’uomo è in grado di guadagnare tempo, rispetto al macchinario di laboratorio. Avremmo potuto scegliere una soluzione che vedesse l’operatività affidata a un’unica macchina. Invece, studiando le fasi del processo, abbiamo preferito scegliere singoli macchinari, guidati dai nostri tecnici. In questo modo potremo analizzare circa 100 campioni alla volta con, ripeto, il giusto supporto umano".

 

Il processo di analisi dei test. Una volta attivato, con una tempistica di circa 3 ore, il laboratorio è in grado di processare fino a 400 test all’ora. La provetta contenente la saliva, raccolta a casa dalla persona, sarà trasportata in breve tempo a Mattarello. Il processo di ritiro sul territorio è in via di definizione, con la collaborazione con le autorità sanitarie provinciali e nazionali.

 

Arrivata nei laboratori di Mattarello, la provetta entra nella prima fase del processochiamata check-in. Il recipiente tubolare in plastica viene registrato e immediatamente trasferito nella seconda stanza, dove il campione viene fluidificato e trattato con speciali piastre magnetiche, in grado di estrarre il genoma virale (Rna, in termine tecnico). 

 

“A questo punto - spiega Beatrice Passerini25 anni neolaureata in biotecnologia all’Università di Trento - si entra nella terza fase, durante la quale il campione salivare viene trattato con speciali reagenti necessari alla quarta fase, l’amplificazione dell’Rna virale. Questa è affidata ad una batteria di macchine, allestite in una stanza separata dal resto del laboratorio, già di per sé controllato, così da evitare contaminazioni. Il risultato è la quantificazione dell’eventuale presenza del virus”. 

 

Un software di nuova generazione controllerà la corretta esecuzione delle diverse fasi di analisi e traccerà l’intero ciclo di lavorazione delle provette. Questa tecnologia consente di verificare e interpretare i dati, aggiornando in automatico la banca dati dell’Azienda sanitaria. In questo modo si evita, con risparmio di tempo e l’azzeramento di possibili errori, l’edizione manuale dei dati nei sistemi della sanità trentina.

 

Già impegnato nella prima ondata di Covid-19 nell'analisi dei tamponi molecolari e forti di quell'esperienza, ci si è prodigati in Cibio per costruire un modello di rilevamento e di indagine più strutturato a carattere più "industriale" per potenziare ulteriormente la capacità di screening del Trentino. Nella prima ondata di coronavirus, si era arrivati a coinvolgere un elevatissimo numero di tecnici al giorno che, seppur in maniera "artigianale", riuscivano a completare l'analisi di un buon numero di test. Superata quella fase emergenziale, il centro era tronato alla propria attività di ricerca. 

 

Poi l'impegno e le energie di parte della struttura si sono concentrate nella produzione dei test salivari, si guarda con grande fiducia a metà marzo. "I test salivari sono saggi molecolari - dice Pizzato - quindi la saliva viene trattata come un tampone molecolare in laboratorio: associamo la facilità di ottenere la saliva con la grande sensibilità del test molecolare".

 

Il rettore dell’Università sei Trento, Paolo Collini, accompagnato dal suo successore Flavio Deflorian, ha insistito sul ruolo attivo dell’ateneo trentino: “La struttura di Mattarello ospita già il Centro dipartimentale mente e cervello (Cimec) e Biotech, i laboratori di ingegneria industriale. E' il luogo ideale dove svolgere questo tipo di test. Il nuovo laboratorio destinato ai test salivari presenta un’altra caratteristica importante, cioè la scalabilità, che ci permette di rispondere in tempi brevi alle reali esigenze del Trentino”.

 

La lotta al coronavirus si combatte in prima linea nei reparti ma la ricerca, se sostenuta adeguatamente, può dare un contributo eccezionale per uscire il prima possibile da questa emergenza. "Abbiamo mantenuto la promessa - concludono il presidente Maurizio Fugatti e l'assessora Stefania Segnana - di realizzare un laboratorio in grado di processare i test salivari che rappresentano una nuova frontiera nell’azione di prevenzione e contrasto alla diffusione del virus”.

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