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Olimpiadi delle Dolomiti 2026, l'esperto: "Bene, ma si parte da 1 miliardo e 300 milioni di euro di investimento". Dubbi su villaggio, sicurezza e mobilità
Il consiglio provinciale di Belluno segue il Veneto e delibera per la manifestazione di interesse alle Olimpiadi con base Cortina. Filippo Bazzanella spiega vantaggi e criticità. Intanto c'è uno studio di Innsbruck, località simile a Trento, Bolzano e Belluno, che ipotizza le risorse necessarie per Olimpiadi (candidatura bocciata da referendum)

TRENTO. "Il consiglio provinciale di Belluno ha deliberato a favore della manifestazione di interesse di Cortina per candidarsi a ospitare i giochi olimpici invernali del 2026", queste le parole di Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno. Si tratta del secondo step in questo senso dopo il via libera incassato da Luca Zaia per la Regione Veneto.
"E' un'opportunità importante - spiega il presidente delle provincia di Belluno - a sessant'anni dall'ultimo appuntamento a cinque cerchi. Gli investimenti, fatti in modo oculato, possono portare vantaggi nel tempo. Sicuramente non si va a spendere quanto le Olimpiadi di Sochi e PyeongChang. Noi siamo già attivi per finalizzare la candidatura".
Una kermesse a cinque cerchi che potrebbe allargarsi a Trentino e Alto Adige per le Olimpiadi delle Dolomiti. Anche se la posizione in Regione è chiara, ma non chiarissima. Prima 'Forse', poi 'No' e quindi un'apertura dopo l'ultimo meeting a Venezia. Il tutto nel giro di dieci giorni. "Siamo disponibili - hanno commentato Ugo Rossi e Arno Kompatscher - a mettere a disposizione impianti e strutture esistenti per ospitare il grande evento sportivo".
Un'ipotesi che trova concorde anche il presidente bellunese: "Sarebbe un'operazione forte - dice - che potrebbe portare benefici per tutti: Cortina resterebbe capofila, ma diversamente andiamo avanti comunque, siamo già all'opera in quanto è un'opportunità irripetibile per la valorizzazione internazionale dell’intero territorio che ospiterà i Giochi".
Un'operazione simile, quella dei Giochi 'diffusi', già sperimentata in Trentino nel 2013 in occasione delle Universiadi invernali. Campi di gare e logistica spalmata tra Fiemme e Fassa, Trento e Bondone, Pinè e Pergine.
Nel 2013 il comitato organizzatore delle Universiadi riuscì perfino a restituire alle casse pubbliche circa 900 mila euro di risorse non spese e da quell'esperienza Filippo Bazzanella ha inoltre scritto il libro: “Must have. Nice to have: how to establish big sport events on a human scale again”: pagine che raccontano come sia possibile organizzare un grande evento sportivo senza necessariamente spendere cifre non sostenibili.
Un libro nei fatti in grado di anticipare l'agenda 2020 del Cio e infatti l'edizione di Tokyo sarà economicamente più soft: strutture temporanee, accorgimenti per evitare sprechi e un'attentissima pianificazione. E le Olimpiadi delle Dolomiti potrebbe andare in questa direzione.
Quanto potrebbero costare? "Il Cio - spiega Filippo Bazzanella, deus ex machina di quell'edizione in qualità di segretario generale - chiede standard e servizi puntuali. Non c'è un budget operativo e non-operativo definito, ma chiaro che non si può derogare da determinati minimi, altrimenti si rischia la brutta figura".
Tolto che bisogna superare la concorrenza di Milano e Torino, lo studio preliminare di Innsbruck, preparato nell'ottica della candidatura (poi non concretizzata per il referendum contrario) proprio per il 2026, può aiutare a delineare un punto di caduta, una base d'asta della città austriaca che presenta caratteristiche simili alle Dolomiti.
Si parte da 1,3 miliardi di dollari, traducibile al cambio odierno con poco più di un miliardo di euro. Una cifra considerevolmente inferiore alla stima di 3,47 miliardi di dollari presentata dal Comitato di Calgary. Insomma almeno 350 milioni a Provincia tra Trento, Bolzano e Belluno.
"Le Olimpiadi possono essere un grande business che permettono di superare confini provinciali e regionali, ma anche mettere in rete il patrimonio ambientale, culturale e organizzativo. Chiaro, è necessario avere le idee chiare e prevedere un piano funzionale, altrimenti meglio stare fermi".
Tra tappe di Coppa del Mondo e eventi internazionali passati e future, infrastrutture e know-how ci sarebbero in questo spicchio di Alpi. "La parte sportiva - commenta Bazzanella - non necessita di grossi investimenti. Strutture e palazzetti ci sono e sono di qualità: sarebbe l'occasione giusta per migliorare gli impianti e chiudere qualche cerchio, come realizzare la copertura dell'Ice rink di Pinè".
Le sfide riguardano invece la gestione del villaggio olimpico, ma soprattutto quella in materia viabilità e sicurezza.
"Come comitato delle universiadi - evidenzia Bazzanella - avevamo preso in corsa l'edizione saltata a Maribor in Slovenia e quindi avevamo ottenuto la deroga di poter cambiare date e utilizzare le strutture ricettive nel periodo di bassa stagione a inizio dicembre. Questa carta non può essere rigiocata: i regolamenti Cio vietano espressamente il ricorso agli alberghi. Difficile che questa regola venga cambiata perché si ragiona su una programmazione a lungo termine, quindi credo che questa possibilità non sia percorribile".
A quel punto la base si sposterebbe a Cortina. "Questo - aggiunge Bazzanella - risolve un problema. Altrimenti in base alle location di gara si può pensare a sviluppare un progetto diffuso in moduli pre-fabbricati a uso abitativo per poi destinare queste strutture al mondo dell'associazioni e altre attività per evitare le cattedrali nel deserto".
Villaggi olimpici diffusi oppure location diverse presuppone comunque un'altra criticità. Quello relativo alla sicurezza. "L'allerta è alta - prosegue Bazzanella - ma questa prospettiva richiede probabilmente un supplemento a livello operativo. Un conto è garantire solo Cortina e le zone limitrofe, un altro se si inizia a allargare il raggio d'azione. Una partita che si può gestire, ma comunque non semplice".
Un progetto di ampio respiro che deve prevedere un articolato piano di mobilità. Un punto di vista transportistico che la Provincia intende declinare con l'anello ferroviario delle Dolomiti.
"Viabilità e trasporti - conclude Bazzanella - giocano un ruolo chiave. Serve un grande piano alternativo in grado di proiettare Trentino, Alto Adige e Veneto avanti per i prossimi trenta anni: un progetto sostenibile, innovativo e integrato. Si parte dalla possibilità degli spostamenti sci ai piedi all'interno del carosello Dolomiti superski, ma anche treni e collegamenti veloci: si può migliorare la qualità della vita".