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Le sardine il giorno dopo. Lanfranco: "Pronti a organizzare pullman dal Trentino per il mega banco a Roma"
Il giorno dopo l'invasione di piazza Duomo: "Tutti dicono che l'Inno di Mameli sia di destra. Dall'altra, tutti dicono che Bella Ciao sia di sinistra. Cantandole entrambe abbiamo voluto dire che no, non è così. Gli inni escludono solo perché noi lo vogliamo"

TRENTO. Ieri sera migliaia di persone si sono riversate in Piazza Duomo. Tantissimi i giovani e le famiglie che sono arrivate a Trento accogliendo la proposta del popolo delle sardine di scendere in piazza per ribadire la loro distanza da odio, rabbia e populismo (QUI ARTICOLO).
Passato il clamore della piazza, passata l'emozione della festa, arriva - perché arriva sempre - il giorno dopo. Il giorno in cui ci si ferma, si guarda a quello che è stato, con la consapevolezza di quello che è. "Ho fatto fatica a dormire per la commozione", racconta Lorenzo Lanfranco, uno dei referenti della Sardine per Trento.
In piazza, ieri, c'erano circa 5.000 persone, ci racconta. "Ci aspettavamo tanta gente, ma sinceramente non così tanta". Tutti hanno cantato, all'unisono, l'Inno di Mameli, l'Inno del Trentino, Bella Ciao e La Libertà di Giorgio Gaber. Scelte, queste, che hanno (e hanno avuto) un preciso proposito. "Tutti dicono che l'Inno di Mameli sia di destra. Dall'altra, tutti dicono che Bella Ciao sia di sinistra. Cantandole entrambe abbiamo voluto dire che no, non è così. Gli inni escludono solo perché noi lo vogliamo".
Quello che ha sorpreso tutti, al di là dei numeri, è stata però un'altra cosa: in piazza, ieri, c'erano proprio tutti. Famiglie, giovani, e tanti anziani. "La cosa che più mi ha emozionato è stata, vedere lì, davanti a me, tanti anziani. Molti di loro ci hanno ringraziato. Mi hanno detto di essere stufi di questo clima d'odio e prevaricazione". La forza delle Sardine sta in questo: essere trasversali. "Sono molto felice anche dei toni che sono stati usati".
Durante la serata, oltre a Lorenzo, sono intervenuti anche Claudio Bassetti, presidente di Cnca, Serena Naim, ex lavoratrice del settore accoglienza, e Nicola Serra, dell'Asd intrecciante. "In piazza - continua Lorenzo - ho visto delle vere e proprie sardine. Le ho sempre immaginate astrattamente, ieri invece si sono materializzate, lì, davanti a noi".
Cinque sono state le parole scandite ieri sera. Cinque sono le parole che legano (la scelta del verbo, qui, non è casuale) le sardine. "Partecipazione, libertà, rispetto, autocritica e pensiero critico. Una sorta di identikit della Sardina - scherza Lorenzo -. Ieri in piazza ho visto tante persone con la voglia di mettersi in gioco, sorridenti, empatiche. E' stata una magia".
Preparare un simile evento non è cosa da poco. Ci sono volute circa due settimane, e tanto lavoro. E le sardine hanno fatto tutto da sé. "Tramite il nostro gruppo Facebook abbiamo avviato una raccolta fondi. Ciascuno ha contribuito a modo suo, secondo le proprie disponibilità. Siamo arrivati a più di 1000 euro e, con quei soldi, abbiamo pagato l'elettricità e il noleggio dell'impianto". In realtà sono stati raccolti più soldi di quanti ne servissero. "Quello che è avanzato vorremmo donarlo a qualche associazione o pagare i bus per andare a Roma".
Sì perché il grande evento delle sardine italiane è fissato per il 14 dicembre, a Roma, a Piazza San Giovani. La prima "sardinata nazionale", si potrebbe dire. E lì, Lorenzo Lanfranco e gli altri, vorrebbero esserci. "Ieri sera c'era anche uno dei ragazzi di Bologna. Con lui, e gli altri, ci vedremo a Roma, sicuramente".
L'onda delle sardine, però, non si esaurisce. "Dopo Roma, cercheremo di capire che impronta dare e darci. Ci vedremo di nuovo sicuramente. Forse non come piazza, o non solo. Ma come persone, per dialogare. A maggio ci saranno le Comunali. Ci piacerebbe creare un dibattito anche in vista delle elezioni". Nessuna intenzione di politicizzarsi in tal senso, beninteso. "All'interno delle sardine, ci sono migliaia di persone, con idee e punti di vista diversi, alle elezioni magari qualcuno si candiderà in qualche lista, qualcun altro in un'altra, qualcuno voterà un partito, qualcun altro un altro. Ma non è questo il punto. Quello che dovremmo, e vorremmo, fare è arrivare al voto preparati esercitando, come dicevo prima, le cinque parole chiave del nostro essere sardine: partecipazione, libertà, rispetto, autocritica e, soprattutto, pensiero critico".
"Sicuramente siamo una realtà politica - continua Lorenzo Lanfranco -. L'abbiamo sempre detto: movimento politico ma apartitico. Stare nei ranghi di un partito è un modo per fare politica. Ma anche riempire una piazza lo è. Ognuno fa politica a modo suo. Noi lo facciamo a modo nostro. E credo che scendere in piazza, come abbiamo fatto ieri sera, sia un modo sincero per farlo", conclude Lorenzo Lanfranco.