"Un modo diverso (e arricchente) di abitare", il racconto di un'esperienza di 'co-housing' a Trento: "Così è possibile combattere solitudine e caro-affitti"
La casa può diventare uno strumento di solidarietà fra persone. Lo dimostra il progetto "Vivo.Con" che dal 2009 mette in campo una straordinaria possibilità: "L'associazione Ama, insieme al Comune di Trento, ha pensato di utilizzare la casa come strumento per incrementare il benessere della gente, facendo incontrare chi una dimora non ce l'ha o non riesce a trovarla e chi invece già la possiede, ma necessita di compagnia o sostegno"

TRENTO. La casa può diventare uno strumento di solidarietà fra persone. Lo dimostra il progetto "Vivo.Con" che dal 2009 mette in campo una straordinaria possibilità: "Quando tutto è nato, ci trovavamo in un periodo storico in cui le persone si rivolgevano alle associazioni soprattutto perché desiderose di socializzare - anticipa Zilma Lucia Velame, psicologa e psicoterapeuta dell'associazione Ama (Auto mutuo aiuto) a Il Dolomiti -. Così, insieme al Comune di Trento abbiamo pensato di utilizzare la casa come strumento per incrementare il benessere della gente", facendo incontrare chi una dimora non ce l'aveva (o non riusciva a trovarla ndr) e chi invece "necessitava di compagnia".
L'emergenza abitativa legata non soltanto all'impossibilità di trovare un alloggio ma anche al "costante aumento dei prezzi" non è una novità ed è stata negli anni denunciata a più riprese, anche dall'Assemblea antirazzista che, all'unisono con il Centro sociale Bruno e l'Assemblea contro il Carovita, lo scorso anno dichiarava: "Stiamo cercando di aiutare alcune famiglie, ma le agenzie immobiliari ci dicono in partenza che alcuni proprietari non vogliono nemmeno prendere in considerazione la domanda di cittadini stranieri".
Un problema, che 'affligge' non soltanto i cittadini stranieri ma anche "gli studenti fuori sede o i padri che si separano dalle compagne o mogli, per fare alcuni esempi - prosegue Lucia -. Sono davvero innumerevoli le ipotetiche situazioni e condizioni, che spesso culminano in un medesimo esito: il non riuscire a trovare casa, anche e soprattutto per via di affitti proibitivi". Se da un lato stanno coloro i quali cercano una soluzione abitativa, dall'altra ci sono moltissime persone che una casa ce l'hanno e "che vorrebbero compagnia, un supporto o ancora vivere con qualcuno per sentirsi più sicure".
Persone che grazie al progetto "Vivo.Con" da anni hanno occasione di incontrarsi, conoscersi e 'scegliersi', intraprendendo delle vere e proprie avventure all'insegna non soltanto della convivenza ma anche del supporto e aiuto reciproco. È il caso della giovane Maria che, dopo anni da pendolare dalla val di Fiemme a Trento, ha scoperto l'iniziativa, decidendo di prendervi parte: "Ho fatto avanti e indietro fino alla quarta superiore, alzandomi ogni giorno alle 5 - rivela la ragazza a Il Dolomiti -. Grazie a una coetanea ho contattato Ama e, dopo un colloquio con Lucia, ho fatto l'incontro di gruppo" (conoscendo sia chi era disposto ad ospitare che chi era in cerca di casa ndr).
"Fra i veri presenti sono rimasta colpita da una signora che aveva due figlie e che cercava, insieme al marito, qualcuno che potesse dare loro una mano con le piccole. Ho detto a Lucia che mi sarebbe piaciuto conoscerla e, sorprendentemente, anche lei aveva 'scelto' me". Così, a ottobre 2019 è cominciata una meravigliosa convivenza che va avanti ormai da 5 anni.
"Una volta iniziata l'università ho deciso di andare a vivere in affitto con altri studenti ma, dopo 6 mesi, ho scelto di tornare a casa di Marta, che è stato un po' come tornare a casa mia: da loro, mi sono sempre sentita in famiglia ed è quello di cui avevo bisogno". A confermare le parole di Maria è la stessa Marta, ormai 'veterana' del progetto "Vivo.Con", che sulle spalle conta davvero moltissime esperienze: "Abbiamo ospitato un papà che veniva a Trento a trovare il figlio universitario, una studentessa Erasmus, una ragazza del Camerun che aveva perso temporaneamente la borsa di studio ed un'altra ragazza", premette.
"Tutte esperienze positive tranne una - fa sapere -. Il bello di "Vivo.Con" è che si è seguiti in tutto e per tutto e, se qualcosa non va, si fa sempre in tempo ad interrompere la convivenza". Tanti sono i bellissimi ricordi collezionati da Marta e la sua famiglia grazie al progetto, soprattutto nel corso dei 5 anni condivisi con Maria, "che per noi è come una figlia. Se ne andrà a dicembre di quest'anno e ancora non abbiamo avuto il coraggio di dirlo alle nostre figlie: sarà un 'lutto' per tutti".
"Sono esperienze che arricchiscono la vita oltre a dare una mano, sia da un lato che dall'altro, alle persone che aderiscono al progetto – conclude Marta -. Si aprono le porte della propria casa a un ospite, mettendo in chiaro delle regole e dandogli a disposizione uno spazio tutto suo. Un ospite che, a tutti gli effetti, entra dopo poco a fare parte della famiglia".