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Ex Sloi, centomila tulipani per uscire dall'abbandono. Franceschini: "Un progetto culturale tra i colori e le forme dell'industria"

Da sfregio a trasformazione culturale, l'architetto Alessandro Franceschini lancia una proposta per riqualificare temporaneamente l'area desolante della 'fabbrica dei veleni': ampio spazio ai tulipani e un giardino tra storia, anche industriale, e futuro. Il professionista: "Esperienze di successo a Milano e nel bacino della Ruhr" 

Di Luca Andreazza - 15 marzo 2017 - 12:09

TRENTO. Una ferita ancora aperta quella dell'ex Sloi, ma una ferita che potrebbe essere rimarginare temporaneamente se questi quattordici ettari della vecchia fabbrica di tetraetile fossero ricoperti da una distesa di tulipani. Questa la proposta dell'architetto Alessandro Franceschini per riqualificare in modo temporaneo questa sede industriale.

 

"Ora - spiega l'architetto - questo spazio è una spiana desolata, abbandonata e senza elementi identitaria, escluso la presenza del vecchio reattore e della torre piezometrica dell'acqua: le uniche testimonianze dell'importante passato industriale della zona. Una visione romantica in senso sentimentale, una colorata distesa di tulipani, e in senso filosofico perché le rovine architettoniche – anche quando sono industriali – hanno in sé qualcosa di straordinario che rimanda al tema dell’infinita lotta tra l’uomo e la natura".

 

Il tema dell'ex Sloi resta uno dei capitoli aperti della nostra città "che penso non si chiuderà in tempi rapidi - ci aveva detto il vice sindaco Paolo Biasioli - visto che è uno dei casi più complessi a livello mondiale. Il fatto è che il piombo tetraetile se resta nel terreno non è dannoso per l'uomo ma se viene sollevato, essendo molto volatile, può diventare estremamente pericoloso".

 

"Ora spetta ai privati procedere alla bonifica delle aree. So che hanno presentato un progetto al ministero dell'ambiente e fatto diverse riunioni - prosegue Biasioli - ma l'iter è molto complesso anche se gli strumenti per bonificare in sicurezza oggi esistono. Cosa si dovrebbe fare? Portare via, fisicamente, almeno 10 ettari di terreno inquinato scavando per svariati metri. Insomma un'operazione davvero imponente".

 

Si prospettano una serie di interventi quantificabili in almeno 100 milioni di euro e in attesa di vedere le nuove forme, si staglia all'orizzonte una riqualificazione provvisoria a costi zero: "Questa idea - dice Franceschini - vedrà la luce il prossimo mese a Milano, quando sarà aperto il primo 'u-pick' d'Italia, ideato da una giovane coppia di olandesi: un campo fiorito di 250 mila bulbi di tulipano di 183 diverse varietà: i visitatori possono accedere al giardino pagando un piccolo ingresso, quindi scegliere e raccogliere i fiori direttamente. Il progetto si autofinanzia".

 

"Le strutture ancora in piedi - commenta il professionista - sono i simboli dell'eredità della produzione di piombo tetraetile, senza dimenticare l'importanza architettonica. Il Comune, in attesa di definire meglio il futuro dell'area, potrebbe intanto riqualificare la 'fabbrica dei veleni' tramite questo progetto. Un esempio virtuoso già sperimentato nel bacino della Ruhr in Germania". Le città tedesche sono riuscite infatti a trasformarsi da centri industriali a prestigiose mete culturali: una pianificazione che ha portato il titolo di 'capitale europea della cultura' nel 2010.

 

Da sfregio a trasformazione culturale nel rispetto dell'eredità industriale. "Cambiamento attraverso la cultura e cultura attraverso il cambiamento - ammette Franceschini - impianti industriali come nuovi palcoscenici e abitanti che potrebbero affrontare questa nuova evoluzione". Un passaggio di testimone generazionale della Sloi, le cui vicende hanno toccato direttamente oppure indirettamente tutti: i nostri nonni e i nostri genitori. Ma il terreno è contaminato: "Chiaramente il tutto - prosegue - va approfondito, ma il piombo tetraetile scende in profondità e aggiungendo del terreno si potrebbe risolvere questo problema".

 

La 'fabbrica dei veleni' affonda le propri radici negli anni '30, quando l'Italia si prepara per entrare nella seconda guerra mondiale. In quel di Ravenna Carlo Luigi Randacchio, giovane chimico, amico e testimone di nozze di Achille Starace (segretario del Partito fascista), inizia a sperimentare la sintesi del piombo tetraetile, un antidetonante necessario al buon funzionamento dei motori aeronautici attraverso una reazione chimica ottenuta da piombo e sodio. Un'innovazione che aumenta le performance e la qualità del rendimento dei motori, che fino a quel momento tossiscono e borbottano. 

 

Una produzione fino a quel momento in mano all'americana Dupont, ma il piombo tetraetile è essenziale per lo sforzo bellico italiano e per impiantare il polo industriale viene individuata Trento, dove è presente la fabbrica di aerei Caproni e si si colloca sull'asse ferroviario del Brennero, quindi vicino al confine tedesco. Questo stabilimento entra in funzione nel 1940 e terminata la guerra nel 1947 le lavorazioni riprendono: la capacità produttiva è aumentata: siamo negli anni del boom economico e dello sviluppo dell'industria automobilistica.

 

'In ogni litro di benzina, c'è un po' della nostra salute' dicono gli operai: dopo 1.108 infortuni e 325 casi di intossicazione gravi registrati tra il 1960 e il 1971, la magistratura interviene per i tanti malati, le molte morti sospette e i troppi allarmi ripetuti per la fuga di nubi tossiche. La coperta è però corta e il ricatto presto detto: se la Sloi chiude, addio ai posti di lavoro.

 

Il culmine della 'fabbrica dei veleni' si raggiunge la notte del 14 luglio 1978, la pioggia a contatto con 300 quintali di sodio collocato in un capannone, scatena una violenta reazione chimica, un incendio e una nube di fumo e vapori investe la città. Il piombo non viene intaccato e si scongiura un disastro ambientale, mentre i vigili del fuoco utilizzano circa 300 tonnellate di cemento dell'Italcementi per spegnere la combustione

 

Tre giorni dopo l'evento il sindaco Giorgio Tononi dispone la chiusura e il sequestro della Sloi, che "potrebbe trasformarsi - conclude Franceschini - in questo straordinario insieme di colori, aperto alla cittadinanza, e destinato a rendere più bello il paesaggio di via Maccani". 


 

 

 

 

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