Gps nel collare dei lupi per avvisare i pastori quando si avvicinano: “All’inizio c’era diffidenza ma ora in molti hanno capito l’utilità del progetto”
Sono quattro i lupi catturati finora per essere radiocollarati e studiati nell’ambito di un progetto che cerca soluzione per la convivenza fra grandi carnivori e allevatori. L’esperto: “Stiamo raccogliendo moltissime informazioni, fra le altre cose abbiamo notato che le zone colpite dalla tempesta Vaia sono molto utilizzate dai lupi perché la presenza umana è ridotta”

BASSANO DEL GRAPPA (VI). “Questo è il quarto lupo che catturiamo”, è soddisfatto Duccio Berzi, esperto di conservazione della fauna e responsabile delle operazioni sul campo del progetto per il monitoraggio di questi grandi carnivori messo in campo in collaborazione con la Regione Veneto e coordinato da Marco Apollonio, professore del dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari. I lupi catturati infatti, vengono dotati di radiocollare per raccogliere informazioni su abitudini, predazioni e home range ma anche per “collaudare” un innovativo sistema di allarme che serve a evitare le predazioni negli allevamenti.
Fatto ancora più rilevante è che a essere finito tra le mani dei ricercatori è Sirio, maschio alfa di un branco (con quattro cuccioli) stanziato sul Monte Grappa e compagno storico di Ivana una delle esemplari già radiocollarate nell’ambito dello stesso progetto. “È andato tutto bene, una volta liberato Sirio ha ritrovato subito il branco e recuperato il ruolo all’interno della sua famiglia. Avere una coppia stabile di lupi radiocollarati è una opportunità straordinaria, di sicuro mai capitata sulle Alpi – sottolinea Berzi – permetterà di raccogliere un’infinità di informazioni sia sulla loro biologia che su tematiche più pratiche e scottanti relative al rapporto con prede selvatiche e soprattutto domestiche”.
A tal proposito i ricercatori hanno già avuto modo di raccogliere i primi dati sul campo dove sono stati sperimentati i sensori di prossimità che si attivano quando un lupo dotato di radiocollare si avvicina. “Nelle prove effettuate nella zona del Grappa con i sensori attivi, che inviano una notifica anche al pastore e collegati a dei dispositivi che fanno rumore, su quattro tentativi di avvicinamento abbiamo registrato zero attacchi”. Al contrario, nello stesso luogo ma senza i sistemi di difesa attivi i lupi erano riusciti a effettuare delle predazioni. “È presto per trarre delle conclusioni – afferma Berzi – ma i primi risultati sono incoraggianti. Il vero test però partirà da questa stagione di pascolo, da maggio in poi”.

Quella portata avanti dai ricercatori nella zona fra Asiago e il Grappa è la prima esperienza in ambito alpino che sfrutta la telemetria per raccogliere informazioni su questi grandi carnivori e studiare metodi in grado di evitare le predazioni. Un progetto nato con pochissime risorse, che si è guadagnato l’appoggio dal basso, tanto è vero che sono sempre di più gli allevatori che vogliono collaborare: “All’inizio c’è stata una certa diffidenza del territorio ma ora molte categorie hanno capito che può essere un approccio utile. Al momento stiamo lavorando a una nuova cattura nella zona di Asiago perché, Cimbra, l’esemplare radiocollarato nei mesi scorsi potrebbe andare in dispersione e quindi allontanarsi dal branco che stiamo monitorando”. I primi dati raccolti a proposito dell’home range dicono che questa lupa percorre in media 20 chilometri al giorno, mentre Ivana, sul Grappa, ne fa circa 30.
Parallelamente allo stesso progetto i ricercatori hanno attivato una collaborazione con il mondo venatorio per raccogliere dati sul consumo di ungulati selvatici. Per capire cosa mangiano i lupi e quando: nella zona del Grappa per esempio la preda più consumata è il capriolo mentre i cervi sono attaccati quando si verificano forti nevicate che probabilmente ne limitano le capacità di movimento. In altri casi di parla di predazioni su mufloni, camosci e, ma solo occasionalmente, volpi. Il prossimo passo sarà quello di studiare il rapporto fra cani da guardiania e lupi per capire come interagiscono in caso di attacco a un gregge. “Stiamo raccogliendo moltissime informazioni – conclude Berzi – fra le altre cose abbiamo notato che le zone colpite dalla tempesta Vaia sono molto utilizzate dai lupi perché la presenza umana è ridotta e quindi sono più tranquille e al contempo offrono più opportunità”. Insomma, la strada per la convivenza può essere complicata da percorrere ma quando agli esperti viene data un’occasione (e le risorse) si possono tentare approcci innovativi in grado di salvaguardare le specie selvatiche e le attività economiche.