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Erano stati arrestati per vilipendio in Thailandia, presi di mira sul web sono pronti a denunciare per diffamazione
I due giovani altoatesini erano stati condannati a sette mesi di reclusione con la condizionale, 100 euro di multa e l'espulsione dal Paese asiatico. Anche la Farnesina e l'Ambasciata italiana erano intervenuti per farli rientrare il prima possibile

BOLZANO. Non è ancora conclusa la vicenda di Tobias Gamper e Ian Gerstgrasser, gli altoatesini arrestati nel gennaio 2017 per vilipendio alla bandiera della Thailandia.
I due giovani si erano resi protagonisti in vacanza della bravata che era costata la condanna a sette mesi con la condizionale in aggiunta alla sanzione di 100 euro a testa e l'espulsione dal Paese asiatico. Anche la Farnesina e l'Ambasciata italiana erano entrate in azione per riportare Gamper e Gerstgrasser a casa il prima possibile.
Erano atterrati a Bangkok e sarebbero dovuti andare a Koh Pangan e Koh Samui, ma la loro vacanza si era interrotta quasi subito dopo 800 chilometri nell'abitato di Krabi.
L'accusa era di vilipendio e le loro immagini avevano fatto il giro del mondo, mentre con sguardo basso e mani congiunte chiedevano scusa alla Thailandia per l'oltraggio causato dopo aver strappato e buttato a terra alcune bandiere. Si erano giustificati dicendo che erano ubriachi e che in Italia "la bandiera non è così importante".
Nella giornata di venerdì l’intera vicenda è stata ricostruita davanti al giudice delle indagini preliminari Peter Michaeler. All’epoca in internet vennero diffusi due video in cui si notavano i due giovani strappare alcune bandiere thailandesi e poi cercare di scusarsi all’interno di una caserma di polizia.
In poche ore il video aveva raggiunto i 165 mila utenti in internet: al rientro in Italia i due giovani altoatesini vennero travolti da una serie di commenti, in alcuni casi molto pesanti.
Nei confronti di quegli utenti che sulla bacheca di Facebook (accessibile a tutti e dunque pubblica) hanno offeso Gamper e Gerstgrasser è molto probabile che il procedimento penale vada avanti con l’ipotesi di reato di diffamazione.