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Rubano oltre 100 mila euro alla società fallita, nei guai due imprenditori della Valsugana per bancarotta fraudolenta

Le misure cautelari si sono rese necessarie dai gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso delle investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle. Obbligo di dimora a Telve, residenza dei due indagati

Pubblicato il - 03 May 2018 - 15:20

TELVE. Il divieto di allontanarsi dal comune di Telve e il divieto di esercitare qualsiasi attività d'impresa. Queste le misure cautelari, disposte dal giudice per le indagini preliminari, alle quali il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Trento, ha sottoposto due imprenditori edili della Valsugana di 43 e 29 anni. Entrambi sono indagati dalla Procura di Trento per bancarotta fraudolenta, in relazione al fallimento della loro società, la Valsugana Ponteggi Srls.

 

Le misure cautelari si sono rese necessarie dai gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso delle investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle.

 

Tra i reati ai quali devono rispondere i due amministratori della società fallita, vi è la vendita e il noleggio di attrezzare senza alcun pagamento di corrispettivo. Beni aziendali come ponteggi, dispositivi di sicurezza e materiali d'ufficio per un totale di circa 13 mila euro. Accanto a questo hanno poi acquistato, con i soldi della società fallita, un autocarro Fiat Iveco che non veniva intestato alla società ma ritrovato presso la Valsugana Ponteggi rent srls.

 

In concorso i due amministratori hanno agito per prelevare senza alcuna giustificazione la somma di oltre 89 mila euro.

 

Uno dei due amministratori, inoltre, titolare della ditta individuale GN Ponteggi con sede a Castel Ivano oltre ad essere evasore totale dal 2009 al 2015, ha venduto ponteggi e materiale d'ufficio per quasi 10 mila euro e noleggiato ponteggi per quasi 73 mila euro alla società Valsugana Ponteggi srls . Il tutto ricevendo come pagamento 6600 euro e con ciò erodendo il patrimonio dell'ormai fallita GN Ponteggi.

 

Un insieme di finte cessioni e noleggi a terzi delle attrezzature della società e tramite prelievi ingiustificati dai conti aziendali; il tutto nascosto al curatore fallimentare. 

 

Proprio grazie all'attività dei finanzieri, nel corso di una perquisizione, si è riusciti a recuperare una parte della contabilità omessa per diversi anni. Per tale occultamento i due indagati rischiano un’ulteriore condanna oltre a quella concernente l’accusa di bancarotta fraudolenta.

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