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Va dall'assistente sociale e gli distrugge l'ufficio. L'Ordine: ''Minacce a 9 operatori su 10. Serve alleanza di sistema''

Il caso di Pergine di giovedì scorso è solo l'ultimo di una lunga serie. L'Ordine regionale degli assistenti sociali denuncia la situazione con uno studio fatto su circa la metà dei 41.000 assistenti sociali. Uno su tre ha temuto per la propria incolumità o dei suoi familiari

Di Luca Pianesi - 10 July 2018 - 12:11

TRENTO. Nove assistenti sociali su dieci hanno subito minacce durante la loro carriera lavorativa, l'88,2% è stato oggetto di violenza verbale, l'11,2% ha subito danni a beni o proprietà e il 35,8% ha temuto per la propria incolumità o di quella di un familiare. Il caso di Pergine che vi abbiamo documentato giovedì scorso quando un uomo è entrato nella sede della comunità di valle, si è recato nell'ufficio di un assistente sociale e lo ha devastato, lanciando tutto fuori dalla finestra (documenti, sedie, monitor e ogni cosa gli si parava davanti) non è un fenomeno isolato. 

 

A spiegarlo l'ordine degli assistenti sociali del Trentino Alto Adige che sottolinea come negli ultimi anni, probabilmente con l'aumentare del disagio e con il crescere della mancanza di fiducia verso istituzioni pubbliche e statali, i problemi si siano acuiti. "Gli assistenti sociali - scrive l'Ordine - sono spesso coinvolti in questioni che hanno a che fare con conflitti e violenza: abusi sui minori, violenza domestica, reati. Solo per citare alcune delle circostanze che gli assistenti sociali affrontano regolarmente. Una ripercussione di gran lunga meno immediatamente associata al lavoro degli assistenti sociali è però quella della violenza sul posto di lavoro, specie i casi di aggressione da parte delle persone con le quali si entra in contatto".

 

Il caso di Pergine è uno di questi. "Un uomo ha devastato l’ufficio di un’assistente sociale a Pergine - analizza l'Ordine -. Dopo un breve colloquio, il protagonista della vicenda ha iniziato a gettare dalla finestra del terzo piano documenti, sedie, monitor e tutto ciò che si è trovato a portata di mano. Ed è solo l'ultimo degli episodi documentati dalle cronache ma merita attenzione per il valore simbolico che rappresenta".

 

Uno scenario preoccupante descritto anche da una ricerca promossa dal consiglio nazionale degli assistenti sociali, la fondazione nazionale degli assistenti Sociali e numerosi Ordini Regionali che l’anno scorso ha coinvolto quasi la metà dei 42.000 assistenti sociali italiani. I dati emersi dicono che solo un assistente sociale su dieci non ha mai ricevuto minacce nella propria carriera lavorativa e l’88,2% è stato oggetto di violenza verbale, mentre il 61% ha assistito a episodi di violenza verbale contro i colleghi. E ancora: l’11,2% ha subito danni a beni o proprietà riconducibili all’esercizio della professione e il 35,8% ha temuto per la propria incolumità o quella di un familiare a causa del proprio lavoro. 

Accanto ai bisogni tradizionali degli anziani, dei disabili e delle famiglie problematiche, gli assistenti sociali si trovano, oggi, a dover affrontare problemi estremamente complessi, di portata enorme e destinati ad allargarsi. "Con simili premesse

 - conclude il consiglio dell’Ordine - in un contesto come quello attuale la qualità dei servizi è garantita in primis dalla professionalità, dal senso etico e dal lavoro degli assistenti sociali. Ma c’è un limite oltre il quale non si lavora più bene perché quando si tratta di assistenza e cura non sono solo gli assistenti sociali a essere chiamati in causa, ma è l'intero sistema politico e amministrativo che può e deve concorrere alla costruzione di un sistema fondato sulla solidarietà e che segua i principi della giustizia sociale. Un sistema in cui le responsabilità siano condivise".

 

 

  

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