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Coronavirus, genitori in piazza contro la mascherina a scuola. "Non chiamateci no-mask. Chiediamo solo di non asfissiare i nostri figli sui banchi"
Il “Comitato spontaneo Genitori per una Scuola Reale” ha organizzato nel pomeriggio di sabato 14 novembre una manifestazione per chiedere che i bambini non siano costretti a indossare la mascherina quando sono seduti al banco. "Non chiamateci no-mask"

TRENTO. “Non chiamateci no-mask” è un punto che i manifestanti in Piazza Dante ribadiscono più volte. Radunati dal Comitato spontaneo "Genitori per una scuola reale", ci tengono a ripetere che non hanno nulla a che fare con chi nega l'utilità della mascherina. Sono genitori e insegnanti che semplicemente chiedono una cosa: non costringere i più piccoli a tenere il dispositivo di sicurezza sul volto una volta seduti al banco.
“Non esiste un movimento no-mask - sostiene una di loro - l’hanno inventato i giornali. Chi deve portare la mascherina al supermercato la porta, chi deve metterla al lavoro pure. Stiamo solamente chiedendo di non asfissiare i bambini a scuola”.
La richiesta dei manifestanti è dunque diversa: i figli che fanno scuola in presenza non dovrebbero indossare le mascherine in situazioni “statiche”, cioè quando sono seduti al banco. La ragione? La spiega la stessa manifestante, che prosegue: “I bambini non respirano stando otto ore con la mascherina e non è che lo pensiamo solo noi. Lo dicono gli scienziati. È chiaro. L’ha detto anche l’Oms che la mascherina non serve per proteggere dal virus. I bambini non stanno portando il virus in giro. A scuola ci sono pochi contagi e i più piccoli devono poter respirare perché stanno crescendo”.
“È da una settimana che mia figlia torna a casa da scuola con il mal di testa - lamenta un’altra manifestante, dimostrando poi una paura che aleggia tra tutti i manifestanti: essere bollati come "no-mask" - ciò vuol dire che la mascherina tanto bene non fa. Non chiamateci no-mask, perché la mascherina la indossiamo”. E in effetti quasi tutti i manifestanti di Piazza Dante la indossano, perfino "doppia". Oltre a quella chirurgica, infatti, ne hanno un’altra, ma non per proteggersi dal virus. Il “Comitato spontaneo Genitori per una Scuola Reale” ha invitato i partecipanti a indossare mascherine teatrali e di Carnevale, per sottolineare che non sono contrari alle mascherine in sé, ma all’uso prolungato dei dispositivi di sicurezza per i loro bambini.
“Non esistono due gruppi, noi della Scuola Reale e i no-mask - precisa Claudia Cattani, tra gli organizzatori della manifestazione - ci siamo solo noi, che non chiediamo di togliere le mascherine. Vogliamo solamente che i bambini (non gli adulti) non siano costretti a portarla anche al banco”. Alla domanda se i bambini si lamentino delle mascherine, Cattani risponde: “Il bambino fa quello che gli viene detto. Tuttavia, molti tornano a casa con il mal di testa. Anche i miei figli, che prima non dicevano niente, tornano a casa dicendomi che fanno fatica. Fanno anche ginnastica con la mascherina. Avete mai provato, voi, a correre con la mascherina?”.
Presenti alla manifestazione anche alcuni insegnanti. “Facciamo scuola o facciamo rispettare le regole? - chiede una maestra prendendo in mano l’altoparlante - dobbiamo scegliere: o l’una o l’altra cosa”. Andrea Brocchieri, professore al Liceo Prati e membro del Gruppo Diritti in una Scuola Reale, ha letto una riflessione scritta di suo pugno. “Il rischio zero – ha spiegato – per noi non esiste. Ora stiamo vivendo una situazione paradossale. Da un lato chiediamo a governanti e scienza di condurci ad un rischio zero che non è mai esistito. Dall’altro lato ci accontentiamo di un ‘diritto’ che non ha nulla di umano e che ci farebbe assomigliare al virus: il mero diritto alla sopravvivenza, l’habeas corpus”.
Anche il garante dei diritti dei minori della Provincia di Trento, Fabio Biasi, ha mandato una lettera di sostegno alla manifestazione che è stata letta in Piazza Dante. Biasi ha manifestato “profonda e crescente preoccupazione” per la misura che “prevede l’obbligo di indossare le mascherine da parte di alunni e studenti nelle scuole, anche in posizione statica”.