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FOTO. Anche a Trento, genitori, insegnanti e studenti in piazza contro la dad: "Giallo, arancione o rosso, vogliamo sempre la scuola in presenza"
Sabato 27 marzo, centinaia di persone al parco delle Albere hanno chiesto la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado. “Vogliamo una scuola fatta dal vivo e aperta in ogni regione: gialla, rossa o arancione”, ha esclamato a gran voce Laura Tondini, portavoce del Comitato trentino di scuola in presenza, che il 21 marzo è sceso in piazza a Rovereto

TRENTO. Erano centinaia le persone sedute a gruppetti nel parco delle Albere nel pomeriggio di sabato 27 marzo. Si è tenuta proprio lì la nuova manifestazione del Comitato trentino di scuola in presenza. Il 21 marzo, genitori, studenti, insegnanti ed educatori erano scesi in piazza a Rovereto (QUI l'articolo). “Come vogliamo le scuole? Le vogliamo aperte! Aperte”, il grido che è risuonato più di frequente nel parco.
“Vogliamo una scuola fatta dal vivo e aperta in ogni regione: gialla, rossa o arancione – ha spiegato a gran voce Laura Tondini, coordinatrice del Comitato trentino, che su Facebook conta più di 6200 iscritti - desideriamo una scuola fatta di bambini che alzano la mano in classe. Ogni battaglia ha bisogno di un perché. I miei perché, come ho già detto a Rovereto, sono i miei figli di 7 e 11 anni. Anche io mi sono improvvisata insegnante, nell’ultimo anno, ma è impossibile. L’insegnamento non s’improvvisa. È una vocazione”.
Hanno preso parola anche insegnanti ed educatori. “Il mio obiettivo, oggi, è far comprendere lo sforzo delle famiglie, ma anche quello degli insegnanti – ha detto Claudia Fiorentini, educatrice - un anno fa, quando è iniziato il lockdown, la maggior parte degli insegnanti non sapeva usare gli strumenti della didattica a distanza. Ho visto meravigliose maestre sessantenni imparare a destreggiarsi con queste tecnologie e professori prepararsi giorno e notte per le lezioni”. Fiorentini ha
ricordato in particolare quelli che ha definito “i grandi dimenticati”, gli studenti delle superiori.
“Questi ragazzi dimenticati – le ha fatto eco Tondini – saranno i nostri medici, architetti e funzionari, e decideranno il futuro della nostra bellissima Italia. È del vostro avvenire che si parla, oggi, ragazzi delle superiori”. Il Comitato trentino di scuola in presenza chiede al governo di mantenere le scuole aperte, qualsiasi sia la colorazione delle regioni e delle provincie autonome. “Ringraziamo il presidente Maurizio Fugatti per aver deciso di aprire le elementari – ha affermato Laura Tondini – ma non ci basta. Presidente, le apra tutte queste scuole” (QUI l'articolo).
La manifestazione è partita da genitori e insegnanti, ma erano presenti anche bambini e ragazzi di tutte le età. “Sono mesi che noi ragazzi delle superiori siamo in dad, che non sentiamo le nostre voci se non attraverso un microfono – ha detto Gabriele, in prima liceo - come afferma Paola Felice: ‘Accumulava pazienza come polvere da sparo. Nessuno se ne accorse, fino al giorno dell’esplosione’. Adesso è il momento di esplodere. Voglio rivolgere un appello a studenti e insegnanti delle superiori: fatevi sentire”. Si è fatto sentire a gran voce Samuele, della II UA del liceo Rosmini di Trento: “In questo momento non stiamo imparando niente – ha spiegato – anzi, stiamo pure perdendo la voglia di studiare. Dovete assumervi la responsabilità di aver creato un mondo d’ignoranti, rassegnati e incapaci di combattere”.
Nel parco delle Albere c’erano anche i genitori del Primiero, che per primi hanno manifestato contro la dad. “Siamo partiti che eravamo in sei, sette… E ora siamo qui – hanno spiegato – le famiglie si devono organizzare con lavoro, dad e baby sitter. Ne risentono tutti. Ma sono soprattutto le madri lavoratrici a essere colpite. Siamo riuniti qui oggi per gridare a gran voce: ‘Giù le mani dalla scuola’. Presente, anche se solo telefonicamente, Marco Dallari, professore di pedagogia all’Università di Trento, Bologna e al Ssis di Rovereto. “La scuola secondaria non impartisce solamente nozioni – ha detto – che si possono trasmettere in parte anche tramite la dad. Fa vivere anche un’esperienza di socializzazione fondamentale per i ragazzi. Chiudendo la scuola, quindi, gli studenti vengono privati di una fase evolutiva. È come se si vietasse ai bambini di gattonare”.
“No alla didattica a distanza, per qualsiasi bambino”, ha aggiunto Stella, madre di Mirko Toller, il 17enne di Segonzano affetto da Sma morto l’anno scorso, a cui è stato dedicato un parco in Friuli, “Happy Land”.