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Focolaio di coronavirus alla Furlani carni, i sindacati: ''I luoghi di lavoro restano un contesto a rischio. La Pat investa in prevenzione''
Nelle ultime ore è stato individuato in Trentino un nuovo focolaio di coronavirus questa volta legato alla Furlani carni. L’allarme è scattato dopo un paio casi sospetti riscontrati tramite tampone, a quel punto è stato effettuato un approfondimento epidemiologico scoprendo che i contagiati potevano essere collegati

TRENTO. "Il numero delle persone positive è importante: 24 dipendenti di una cooperativa esterna che fornisce i lavoratori alla ditta esterna", queste le parole di Elisa Cattani (Flai Cgil), Katia Negri (Fai Cisl) e Fulvio Giaimo (Uila Uil), che aggiungono: "Chiediamo un tracciamento scrupoloso dei contatti: tutti i lavoratori devono essere sottoposti a tamponi per circoscrivere il focolaio in modo rapido".
Nelle ultime ore è stato individuato in Trentino un nuovo focolaio di coronavirus questa volta legato alla Furlani carni. L’allarme è scattato dopo un paio casi sospetti riscontrati tramite tampone, a quel punto è stato effettuato un approfondimento epidemiologico scoprendo che i contagiati potevano essere collegati (Qui articolo).
L’Azienda provinciale per i servizi sanitari monitora attentamente la situazione. "Ma è necessario che ci sia un rafforzamento dei sistemi di controllo in tutti i contesti lavorativi - aggiungono le parti sociali - soprattutto in quelli più delicati come il settore alimentare. Domani i tamponi verranno estesi anche ai dipendenti della stessa cooperativa che opera per un’altra azienda trentina del settore".
L'allerta dei sindacati è massima. "Apss e Uopsal devono svolgere tutti gli approfondimenti necessari - dicono Cattani, Negri e Giaimo - per capire se il contagio è avvenuto all’interno dello stabilimento e se vengono rispettati tutti i protocolli di sicurezza. Non si esclude che il coronavirus si sia diffuso nella comunità di lavoratori che condividono non solo il posto di lavoro, ma anche le abitazioni".
Il mondo della lavorazioni delle carni ha visto diversi focolai importanti in altre regioni italiane, ma anche all'estero. "Ci sono aziende sane e senza entrare nel merito di questo caso specifico dell’azienda coinvolta - spiegano i sindacati - questo settore è caratterizzato da pessime condizioni di lavoro, rese più semplici da appalti e sub-appalti all’interno di un’impresa. I lavoratori, il più delle volte giovani stranieri che non sempre conoscono l’italiano, così come contratti e diritti, dipendono da cooperative esterne che non sempre rispettano in modo scrupoloso le norme. Questo quadro rende più complesso monitorare le situazioni aziendali e venire a contatto con i lavoratori. In una fase sanitaria delicata come quella attuale questo complica tutto".
I sindacati ricordano che "questo è il secondo caso di focolaio in un'attività produttiva e dimostra, purtroppo, come stabilimenti e contesti di lavoro possono essere luoghi a rischio. Per questa ragione è indispensabile mettere in campo tutte le strategie di prevenzione per bloccare il diffondersi del contagio anche all’esterno delle aziende".
Il sindacato e il Coordinamento imprenditori provinciale nei giorni scorsi hanno avanzato ufficialmente richiesta alla Provincia di un confronto sulle misure di prevenzione che la Giunta e l'Apss intendono attivare per ridurre al minimo i contagi da Covid-19, anche nei mesi autunnali e invernali e sono in attesa di una convocazione da parte del presidente Fugatti.
"Serve una campagna diffusa di test sierologici, test rapidi e tamponi, tracciamento dei positivi e la più ampia copertura possibile del vaccino antinfluenzale. La posta in gioco è altissima e nessuno, in nessun settore produttivo, può permettersi un nuovo blocco totale. L’unico modo per evitarlo è fare prevenzione e pretendere la massima sicurezza”, concludono Cattani, Negri e Giaimo.