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Coronavirus, la (quasi) resa degli impiantisti: ''Stagione definitivamente compromessa. Ora si tratta sui ristori e il governo deve cambiare metodo di calcolo''
Dopo aver perso il cuore della stagione, Natale e Capodanno, anche un altro periodo di alta stagione sembra sfumare, quello di Carnevale. Ma un'apertura così in là potrebbe rappresentare quasi una resa per molte società impianti che ora devono fare i conti con la sostenibilità dell'aprire i caroselli, anche in prospettiva di una mobilità oltremodo bloccata tra territori

TRENTO. "Le stazioni sciistiche sarebbero pronte per aprire, ma ora resta da capire la convenienza nell'avviare gli impianti". Così Valeria Ghezzi, presidente di Anef-associazione nazionale esercenti funiviari e delle funivie e seggiovie San Martino di Castrozza, che aggiunge: "La stagione è ormai irrimediabilmente compromessa e l'unica strada reale è quella di puntare sui ristori".
Sono state ore tese per le aree montane. Dopo un primo semaforo verde, anche l'Alto Adige è dovuto ripiegare sul proposito di aprire le stazioni. Nel frattempo è arrivata la decisione del governo: gli impianti restano chiusi almeno fino al 15 febbraio, ma non ci sono grandissime certezze che dopo questa data ci sia comunque un via libera. La stagione dello sci non è mai cominciata; tante le categorie che soffrono legate alla filiera del turismo.
Dopo aver perso il cuore della stagione, Natale e Capodanno, anche un altro periodo di alta stagione sembra sfumare, quello di Carnevale. Ma un'apertura così in là potrebbe rappresentare quasi una resa per molte società impianti che ora devono fare i conti con la sostenibilità dell'aprire i caroselli, anche in prospettiva di una mobilità oltremodo bloccata tra territori, senza considerare quella internazionale mai presa in considerazione.
"Il governo avrebbe potuto già differire l'avvio fino al 5 marzo - dice Ghezzi - speriamo che non sia così ma ormai la direzione sembra quella. A ridosso della scadenza di questo Dpcm è nostra intenzione portare avanti una ricognizione e vedere l'orientamento del governo da una parte per quanto riguarda le nuove misure e dall'altra parte con le diverse società impianti per capire la volontà di aprire se ci fosse l'opportunità. Però è chiaro che la stagione è definitivamente compromessa: non si tratterebbe più di salvare il salvabile, quanto lanciare un messaggio della voglia di lavorare".
Ora tutto si sposta sulla richiesta di ristori adeguati. "Gli stagionali sono allo stremo - evidenzia la numero uno degli impiantisti - alcuni non hanno soldi per pagare l'affitto o fare la spesa. La situazione è difficilissima e tragica per diverse aree del Trentino". Se la primavera è saltata e fino a giugno il comparto turistico ha sofferto, luglio e soprattutto agosto si sono salvati nell'ultima estate, l'inverno paga invece una partenza per così dire rovesciata dove il meglio arriva subito.
"Il 90% del fatturato del nostro settore viene costruito in inverno per quanto importante possa essere l'estate e per quanto ci teniamo a sviluppare anche quel prodotto. Le nostre società - spiega Ghezzi - sono strutturate per portare avanti determinati lavori a demanio sciabile chiuso: siamo abituati a veicolare cifre importanti senza ricavi perché rappresentano un investimento sulla stagione quando arrivano gli incassi. Ora però è da marzo che non lavoriamo e quindi ci sono solo i costi, praticamente già tutti sostenuti. E' necessario un cambio di approccio del governo".
Il rischio è quello di ripercussioni almeno sulla prossima stagione. "Difficile pianificare e investire in assenza di ricavi. Ci aspettano - prosegue la presidente di Anef - un'estate e un autunno molto diversi rispetto al passato. Questa la ragione che ci porta a un'analisi particolare da presentare a Roma. Un metodo diverso di calcolo".
Non un semplice confronto sui fatturati della stagione. "Non basta un'analisi mese su mese: serve una verifica sull'annualità, altrimenti non riusciamo a risolvere molto dei nodi critici di questa stagione praticamente cancellata", conclude Ghezzi.