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Dopo la nevicata di Natale ogni mercoledì a Trento un gruppo di ragazzi universitari e lavoratori fa compagnia ai senza dimora della città

Il gruppo di Sant’Egidio di Trento si è costituito la notte di Natale del 2020. Giacomo Pontara, coordinatore assieme a Francesco Passerini: “Ero da poco tornato da Roma, dove avevo incontrato la Comunità di Sant’Egidio, nel quartiere di San Giovanni”. Da allora, il modo di vedere la sua città, Trento, è cambiato. Oggi, ogni mercoledì sera, un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 18 e i 30 offre un pasto caldo e due chiacchiere agli “ultimi tra gli ultimi”. L’obiettivo è instaurare un rapporto di amicizia

Di Marianna Malpaga - 12 settembre 2021 - 18:51

TRENTO. Ogni mercoledì sera, a Trento, un gruppo di ragazzi universitari e di giovani lavoratori si spende per chi ne ha più bisogno: i senza fissa dimora. Divisi in due gruppi, ragazze e ragazzi cercano di coprire diversi quartieri di Trento, offrendo un pasto caldo ma anche una chiacchierata a chi vive in strada. Tutto è nato la notte di Natale, come racconta Giacomo Pontara, laureato in Scienze forestali. “Ero da poco tornato da Roma, dove, nel quartiere di San Giovanni, avevo incontrato la Comunità di Sant’Egidio”, spiega. Da quel momento, il modo di vedere la città, per Giacomo, è cambiato inevitabilmente: non solo monumenti, vetrine di negozi e attività, ma anche un occhio sempre attento a chi sta ai margini.

 

Prima della grande nevicata di dicembre del 2020, quindi, ho iniziato a conoscere i senza fissa dimora di Trento – racconta -. La notte di Natale, con un gruppo di quattro amici, abbiamo deciso di uscire per le strade di Trento e di festeggiare con chi non ha nessuno con cui fare festa: abbiamo portato lasagne, regali e dei biscotti in cui c’era scritto il nome di ogni persona a cui li avremmo donati. Siamo riusciti a superare l’ostacolo della zona rossa grazie a un permesso speciale della Comunità di Sant’Egidio di Roma, con la quale siamo in contatto”.

 


 

Il gruppo, nel tempo, si è ampliato: se la notte di Natale Giacomo era riuscito a coinvolgere quattro persone, attualmente in alcuni periodi sono venti le persone che, di mercoledì sera, escono con l’obiettivo di far trascorrere un momento di serenità a chi deve affrontare le difficoltà della strada. “La maggior parte di noi frequenta l’università o ha cominciato a lavorare da poco – precisa Giacomo -. È bello cercare di mettere a disposizione degli amici di strada le proprie, diverse competenze. Ma quel che facciamo va oltre il concetto di volontariato, troppo istituzionale: ciò che ci lega a queste persone è un’amicizia che cresce di mercoledì in mercoledì”.

 

I senza fissa dimora che i volontari cercano di intercettare sono gli “ultimi degli ultimi”, coloro che, per i più svariati motivi, non sono ospitati in una struttura. “Passiamo a visitarli prima di cena – dice Giacomo -. Nel momento in cui vediamo che si stanno addormentando, lasciamo lì il pasto e ce ne andiamo. La fortuna è che, a Trento, non si muore di fame. Si può morire di freddo, ma non di fame. Quindi il panino, le crostate e le focacce che portiamo sono più che altro un tramite, una possibilità di schiudere conversazioni, di ascoltare la persona, capendone disagi e perplessità. L’obiettivo è arrivare sempre a ciò che chiamo ‘oltre cena’, cioè a capire se ci sia la necessità di lezioni di italiano, del vaccino, del rinnovamento della tessera sanitaria o di vedere il medico. Da studenti, o comunque da post-universitari, non siamo certo in grado di improvvisarci, anche se tra noi c’è chi studia giurisprudenza o medicina. La rete solidale di Trento, però, ci permette di affrontare le difficoltà. Noi siamo come la mamma che accompagna il bambino a scuola e lo va a riprendere, o l’amico che va a visitare un suo caro in ospedale: un ponte”.

 


 

Ognuno può aiutare il gruppo di Sant’Egidio di Trento. Proprio ieri mattina, sabato 11 settembre, il sindaco di Trento Franco Ianeselli spiegava come ha conosciuto il gruppo di giovani: “Ho saputo dell’attività dei ragazzi della Comunità di Sant’Egidio a Trento qualche giorno fa, cercando di capire cosa possiamo fare concretamente per aiutare l’Afghanistan”. Per unirsi al gruppo, basta contattare il 3512136482 oppure scrivere una mail a [email protected].

 

“Accettiamo persone tra i 18 e i 30 anni – spiega Giacomo Pontara – ma aggiungo anche che possono mettersi a disposizione tutti coloro che hanno voglia di cucinare qualcosa ma non se la sentono di venire in strada con noi. Un altro modo di aiutare è proprio quello di preparare la cena: panini, crostate, dolci. Chiunque può unirsi. Non siamo persone speciali, ma speciali sono forse le scelte che decidiamo di fare, mettendo gli ultimi al primo posto”.

 

Oltre a Giacomo Pontara, coordina il gruppo di volontari Francesco Passerini. Ogni terzo mercoledì del mese, in Santissima Trinità, alle 18.45 ci si incontra per un momento di preghiera laica per la pace. “L’impegno per la pace, che da sempre caratterizza la Comunità di Sant’Egidio, ci porta alla preghiera, perché sono soprattutto le guerre che generano i poveri”, dice Giacomo. Il primo mercoledì del mese, sempre alla stessa ora e sempre in Santissima Trinità, il gruppo organizza invece una preghiera per i malati. Adesso c’è anche il desiderio di aiutare i profughi afgani. La Comunità di Sant’Egidio è da sempre in prima linea per l’organizzazione dei corridoi umanitari: anche in Trentino, negli anni, sono arrivati diversi siriani attraverso questo canale. “Vorremmo capire come inserirci in questa situazione e dare una mano come intermediari”, conclude Giacomo Pontara.

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