In Trentino “spariscono” le seconde dosi del vaccino anti-Covid: recentemente solo il 2,69% delle somministrazioni sono richiami. A Bolzano invece rappresentano il 20%
Tra il 15 aprile e il 2 maggio in Trentino sono state somministrate 53.948 dosi di vaccino di cui 1.455 seconde dosi. Nel frattempo la Provincia di Trento è scivolata all’ultimo posto nella classifica delle seconde dosi somministrate in rapporto alla popolazione: solo il 7,7% dei trentini ha una copertura vaccinale completa

TRENTO. Per mantenere la promessa di raggiungere l’immunità di gregge entro settembre, le autorità sanitarie italiane dovrebbero riuscire a somministrare circa 500mila dosi di vaccino contro il Sars-CoV-2 al giorno. Negli ultimi sette giorni però, a livello nazionale sono state inoculate 417.028 dosi al giorno, al netto dell’accelerazione registrata nelle ultime settimane il ritmo non è ancora sufficientemente sostenuto per raggiungere gli obiettivi posti dal piano Figliuolo. In tal senso il Trentino sembrerebbe aver adottato una strategia tutta sua per rispettare gli obiettivi del piano Figliuolo concentrandosi soprattutto nella somministrazione delle prime dosi e posticipando gli appuntamenti per il richiamo. In un certo senso adottando una strategia che potrebbe essere paragonata a quella del Regno Unito.
D’altra parte Antonio Ferro direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria trentina, in veste di presidente della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica a marzo era stato chiaro: “Coloro che hanno avuto un’infezione da Covid devono ricevere un’unica dose dopo almeno 4 mesi dal tampone di guarigione”. Inoltre, aggiungeva Ferro: “Bisogna valutare la possibilità di offrire un’unica dose di vaccino alla popolazione tra i 65 e 79 anni in modo da riuscire in fretta a coprire questa coorte di età”.
Non è chiaro se in Trentino si stiano effettivamente seguendo questi suggerimenti ma di certo le seconde dosi somministrate sono molto poche rispetto al totale. A confermarlo ci sarebbe anche il messaggio che a metà aprile è stato recapitato a molti utenti che avevano già prenotato il richiamo e che si sono visti posticipare l’appuntamento intorno al 42esimo giorno. Una decisione che aveva sollevato non poche polemiche, anche perché in merito alla possibilità di estendere l’intervallo temporale tra la prima e la seconda somministrazione dei vaccini a mRna il Comitato tecnico scientifico del Governo aveva ribadito “che l’intervallo ottimale tra le dosi è, rispettivamente, di 21 giorni per il vaccino Comirnaty (Pfizer/BioNTech ndr) e di 28 giorni per il Vaccino Covid-19 Moderna. Qualora tuttavia si rendesse necessario dilazionare di alcuni giorni la seconda dose, non è possibile superare in ogni caso l’intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini a mRna”.
Ad ogni modo, analizzando i dati messi a disposizione dall’Azienda sanitaria al 2 maggio, in Trentino, sono state somministrate 183.673 dosi di cui 42.410 seconde dosi (cioè circa il 23% del totale). Stando ai dati del Ministero della Salute il cambio di strategia è avvenuto intorno alla metà di aprile, da quel momento il numero delle seconde dosi somministrate si è ridotto sensibilmente e proprio in quei giorni a molti utenti è stato notificato il rinvio dell’appuntamento per il richiamo. Tra il 15 aprile e il 2 maggio in Trentino sono state somministrate 53.948 dosi di cui 1.455 seconde dosi, ciò significa che queste ultime rappresentano appena il 2,69% del totale. Di conseguenza pare evidente come nelle ultime settimane il Trentino sia intervenuto per modificare il trend delle somministrazioni.

Al contrario in Alto Adige, nello stesso periodo (15 aprile-2 maggio), le seconde dosi somministrate continuano a rappresentare circa il 20% del totale, numeri che rispecchiano più o meno quanto sta avvenendo anche nelle altre Regioni. A tutti gli effetti il Trentino sembrerebbe l’unico territorio a essersi concentrato sulla somministrazione delle prime dosi.
Probabilmente è presto per sapere se la strategia trentina sia quella vincente e solo un’analisi condotta sul medio-lungo periodo potrà verificarlo. Per l’appunto chi riceve la prima dose può contare comunque su una protezione (benché parziale) dal Sars-CoV-2: in altre parole rimane possibile ammalarsi ma nella stragrande maggioranza dei casi l’eventuale infezione colpisce in forma lieve. In questo modo però è possibile “proteggere” più persone e ridurre la circolazione del virus.
Al momento però, secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute e pubblicati da Gedi Visual, la Provincia di Trento è scivolata all’ultimo posto nella classifica delle seconde dosi somministrate in rapporto alla popolazione. Infatti, solo il 7,7% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi, mentre i trentini che hanno ottenuto almeno una somministrazione sono il 34,37%. Anche questo un risultato modesto che relega la Provincia di Trento nelle ultime posizioni (Bolzano è al settimo posto) in una classifica dominata da Liguria, Molise ed Emilia-Romagna. In Liguria per esempio il 40,69% della popolazione ha ricevuto almeno una dose mentre il 13,03% ha raggiunto una copertura vaccinale completa.