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Dal ricino in una torta alle benzodiazepine in un muffin, le figlie di Laura Ziliani avevano provato a ucciderla già 4 volte. Il via al processo (con tanto di confessioni shock)
"Il primo e il secondo tentativo con l'antigelo in una tisana, il terzo con del ricino in una torta: volevamo inscenare un suicidio", le confessioni di Paola e Silvia Zani, che assieme a Mirto Milani avrebbero provato per ben 4 volte (prima di riuscirci) a uccidere Laura Ziliani

BRESCIA. Il corpo di Laura Ziliani era stato ritrovato senza vita lungo le sponde del fiume Oglio l'8 agosto 2021, a tre mesi di distanza dalla denuncia di scomparsa fatta dalla figlia maggiore della donna. Due delle tre figlie dell'ex vigilessa, Paola e Silvia Zani e il fidanzato Mirto Milani, erano finiti in carcere con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Stamattina (27 ottobre), mentre i tre imputati stavano proferendo dinanzi al giudice, sono andate in onda a "Mattino 5" le confessioni 'shock' delle sorelle.
É iniziato oggi il processo dedicato al 'trio criminale', come è stato definito dagli inquirenti, che avrebbe agito per mettere le mani sul vasto patrimonio immobiliare di Laura Ziliani e risolvere così i rispettivi problemi economici. A sospettarlo, anche la madre di Laura che, come riporta la trasmissione Mediaset, avrebbe dichiarato: "Ho sempre avuto l'impressione che tutti loro fossero molto interessati ai soldi".
Secondo quanto emerso, la donna sarebbe stata narcotizzata nella notte tra il 7 e l'8 maggio di un anno fa con l'utilizzo di un forte ansiolitico (benzodiazepine) e poi soffocata mentre dormiva, incapace di reagire a causa dell'effetto dei farmaci.
Il processo, che si sta svolgendo davanti alla Corte di Assise di Brescia, dove verrà scandagliato ogni singolo dettaglio d'un'agghiacciante vicenda, si è affiancato stamani alle scioccanti confessioni delle sorelle Zani rese note dal programma "Mattino 5": "Tutto è iniziato quando Mirto e Silvia avevano trovato del latte avvelenato con la candeggina. Subito hanno pensato che potesse essere stato fatto apposta e che fosse stata mia madre. Infatti, una volta che noi tre sorelle eravamo a pranzo da lei ci aveva chiesto se la candeggina uccide - esordisce Paola Zani, raccontando l'omicidio della madre durante una confessione mandata in onda da Mediaset -. Ci sono stati vari momenti in cui io e Silvia ci siamo sentite male dopo esserci recate a mangiare da mia mamma. Tra la fine di maggio e l'inizio di giugno 2020 ho verificato personalmente che l'ipotesi che mia mamma ci stesse avvelenando potesse essere vera".
"Ricordo che avevamo un salino dal quale il sale usciva lentamente. Invece quel giorno scendeva abbondantemente, come se i buchi fossero stati puliti. Quindi decidiamo io e Mirto di aprire il salino e dentro troviamo una pastiglia rotonda di color bianco e altri residui senza odore. Mirto l'ha messa sulla mano, l'ha sciacquata e ha iniziato a bruciare. Abbiamo pensato fosse liscivia - continua Paola, insinuando che Laura Ziliani avesse tentato in più occasioni di uccidere le due figlie -. Credo che mia mamma non fosse felice di averci come figlie: era molto esigente, spesso ci criticava per l'aspetto fisico".
"Ci sono stati almeno altri 2 episodi - aggiunge - quello della marmellata di fragole e quello della crema di cioccolato. Mirto l'ha assaggiata ed è stato male. Ormai nella mia testa era chiaro che mamma stava cercando di farci del male, ma non avevamo prove. E poi la pena del tentato omicidio è breve e avevamo paura che uscisse presto. Mirto non è mai piaciuto particolarmente a mia mamma. Il progetto di mia mamma era contro di me e Silvia per le proprietà cointestate. Mirto era coinvolto solo perché era lì con noi".
Dal sospetto d'un progetto della madre "contro di me e Silvia" (questa, la versione dei tre imputati ndr) nasce così la volontà di 'anticipare le mosse di Laura' (sempre secondo quanto sostenuto da Paola ndr), tentando di ucciderla. Quattro i tentativi, come si evince nel servizio di stamattina lanciato da "Mattino 5": "Di fare del male a mia mamma ne abbiamo parlato per la prima volta nell'autunno del 2020 - confessa Paola -. L'idea era che Mirto avrebbe aspettato mia mamma e Silvia che erano in giro in collina e le avrebbe tirato un sasso. Non ricordo chi per primo abbia parlato di uccidere mia mamma né quando di preciso. Ricordo però che ci sono stati 4 tentativi oltre ai fatti del 7 maggio".

"Il primo e il secondo con l'antigelo in una tisana, il terzo tentativo con del ricino in una torta. Volevamo inscenare un suicidio. Avevamo già l'idea di strangolarla. Avevamo scavato una buca in val D'Avio con una vecchia piccozza e una pala. Abbiamo scelto quel posto perché sperduto e difficile da raggiungere".
"La sera del 15 aprile c'è stato un altro tentativo (il quinto ndr). Abbiamo preparato il dolce, dei muffin e una salsa di accompagnamento, in modo da mascherare il sapore delle medicine che aveva preso Silvia. Io e Mirto avevamo fatto un buco abbastanza grosso con la punta di un mestolo e abbiamo versato i farmaci che erano in una provetta. Abbiamo avvelenato mi sembra due muffin e li abbiamo coperti con la crema a base di panna e frutti di bosco. Mia mamma si è addormentata alle 3 e nel frattempo siamo andati nella camera matrimoniale e abbiamo aspettato. Silvia ha dormito con mamma. Credo volesse assicurarsi che non si svegliasse e non chiamasse il 118", anticipa.
Il quinto tentativo, quindi, è quello che va a segno: "Il giorno dell'omicidio dopo che mia madre aveva mangiato i muffin che le avevamo preparato con dentro benzodiazepine iniziamo a cercare di capire come proseguire nel nostro progetto - confessa invece Silvia, arricchendo lo spaventoso e freddo racconto della sorella -. Io ero convinta di quello che volevo fare. Ero decisa. Sono entrata nella camera da letto di mia madre, ricordo di averle messo le mani intorno al collo, Paola la teneva ferma con il suo peso".
"Mia madre ha iniziato a rantolare. A quel punto Mirto si è accorto che non stava andando come previsto ed è entrato in camera. Ha messo lui le mani sul collo di mia mamma: in un certo senso mi ha dato il cambio. Poi siamo andati a seppellire il corpo vicino alla buca già creata sull'argine dell'Oglio, con il corpo di mia madre nel bagagliaio": i tre, hanno appurato gli inquirenti, hanno agito con indosso cuffie per capelli, guanti, mascherine e tute da imbianchino, nonché sacchetti di plastica ai piedi per non lasciare tracce.

Le modalità studiate dai tre per compiere l'omicidio erano "ispirate a thriller e serie tv", riporta "Mattino 5": "Devo dire che io mi sono ripresa mentalmente quando sono entrata in carcere. Dal momento dell'arresto mi sento meglio. Nella mia mente, successivamente ai fatti, ho cancellato l'omicidio", conclude Silvia Zani, attualmente in aula a processo accanto alla sorella Paola e al compagno Mirto Milani: i tre, rischiano l'ergastolo.