Dalle ''baby gang'' (alcune fantomatiche altre di 40enni) agli studenti che fumano eroina sui bus (e drogano l'autista): se in campagna elettorale i giovani diventano il ''nemico''
Da qualche settimana assistiamo a una criminalizzazione dei giovani in chiave elettorale. D'altronde sono il ''nemico'' perfetto: sono pochi, non votano, non hanno voce per difendersi e quelli che possono ''scappano''. Da Salvini (che all'Urban Center di Rovereto ha tuonato proponendo ricette come i ''calci in culo'' e il servizio militare quando poi si è scoperto che i furti in quel centro li avevano messi a segno dei 40enni) al caso dei laghi di Levico e Caldonazzo stravolti da bande dedite alla pirateria ne stiamo (non) vedendo di ogni

TRENTO. Meglio il voto dei giovani o meglio i giovani per orientare il voto? In questa campagna elettorale si è chiaramente scelta la seconda strada e i giovani sono diventati una sorta di spauracchio per orientare il voto. I partiti politici si sono divisi sul reintrodurre il servizio militare o meno per ''raddrizzare'' questi giovani scapestrati, sul dare pene severe ai genitori se i loro figli sono dei delinquenti in erba, più controlli e braccio di ferro da parte delle forze dell'ordine contro questi episodi di microcriminalità. E infatti da settimane i ''cattivi'' sulle prime pagine dei giornali (e di rimando sulle campagne social dei politici) che servono a far paura a una società sempre più anziana e chiusa in sé stessa sono proprio loro, i giovani. In Trentino abbiamo visto temibili ''baby gang'' che avrebbero preso d'assalto i laghi di Levico e Caldonazzo creando il panico, picchiando, derubando e compiendo atti di pirateria.
La notizia è rimbalzata prima su siti locali, poi su giornali nazionali come La Verità che titolava: ''Le baby gang africane ora vanno all'assalto dei laghi del Trentino'' e alla fine sui social di politici locali della Lega, tra i quali anche il segretario provinciale Binelli candidato alla Camera, che nel suo post scriveva ''La situazione lungo i laghi di Calceranica e Caldonazzo è fuori controllo: risse, pestaggi, furti e atti di pirateria". Il tutto si è rivelato una bufala smentita da tutte le autorità della zona (tra l'altro non s'è più sentito nulla al riguardo e tolte queste uscite estemporanee i laghi di Levico e Caldonazzo sono tornati i laghi belli, tranquilli e ben curati di sempre) e lo stesso post del politico della Lega era alquanto zoppicante perché parlava di laghi di Calceranica e Caldonazzo quando tutti i trentini sanno che Calceranica è sul lago di Caldonazzo.
Poi sono arrivate le ''baby gang'' di Rovereto che a leggere certe cronache starebbero tenendo in scacco la Città della Quercia. Roba che in confronto Caracas pare un posto tranquillo. Bande di giovinastri (meglio se stranieri) che rubano, spacciano, picchiano. A fare notizia, in particolare, è stato un episodio avvenuto all'Urban Center dove una ''baby gang'' avrebbe aggredito il gestore di una cartoleria. Solito giro di siti locali e notizia ripresa da Salvini che ha lanciato, così, la proposta di ''divieto di patente per i delinquenti in erba''. Poi, una volta a Trento, è voluto andare proprio all'Urban Center a parlare del problema delle ''baby gang'' proponendo soluzioni drastiche come di reintrodurre il servizio militare (perché si stava meglio quando si stava peggio) e poi ''calci in culo'' a questi giovani delinquenti. Pochi giorni dopo le autorità hanno rintracciato e arrestato i tre che avevano compiuto il furto con aggressione al negoziante dell'Urban Center: erano in tre e avevano uno 46 anni, una 28 e un altro 45. Insomma poco ''baby''.
Qualche giorno fa, poi, è uscita la notizia di una baby gang di ragazzine che avrebbe aggredito un anziano in macchina, con bastoni e insulti salvo, il giorno dopo, uscire una seconda notizia che sarebbe stato l'anziano a cercare di investire le ragazzine. Anche in questo caso è scattata la strumentalizzazione politica prima e il silenzio poi e il sindaco di Trento Ianeselli è uscito con questo post che pubblichiamo integralmente.
Last but not least la Uil Trasporti è uscita con un comunicato piuttosto strampalato, negli ultimi giorni, dove spiegava, testuale, che ''si dice che alcuni studenti fumano a bordo delle corriere e che l'autista viene avvolto da una scia di fumo, che potrebbe risultare nelle analisi del sangue, che l'autista viene sottoposto sistematicamente. Non si tratta di erba, fumo, o droghe leggere, qui si parla di eroina". In queste poche righe c'erano tanta confusione quante contraddizioni da lasciare quanto meno interdetti.
Primo: se si prova anche solo ad accendere una sigaretta su un mezzo pubblico si sta trasgredendo la legge quindi, ipotizziamo, l'autista deve fermarsi dire, non si fa e invitare a scendere il soggetto in questione se questi vuole continuare a fumarsi la sua sigaretta; se lui non scende schiaccerà il pulsantino di chiamata delle forze dell'ordine e il soggetto in questione sarà multato (si va dai 27,50 euro ai 275 euro, somma raddoppiata se c'è una donna incinta o bambini sotto i 12 anni. Nel caso di sigarette elettroniche le sanzioni vanno da 15euro a 46euro). Figurarsi se si accorge che stanno fumando eroina: qui l'intervento delle forze dell'ordine dovrebbe essere ancor più automatico. Secondo: si sta dicendo che l'autista, di fatto, rischia di risultare positivo al test antidroga perché inala il fumo dei giovani che spipacchiano eroina? Terzo: come fa l'autista a capire che quel che stanno fumando i ragazzi è eroina? Conosce l'odore del fumo di eroina? Ha il naso così sensibile? Cercate conferme nessuno ne ha date né lato forze dell'ordine né lato Trentino trasporti.
La notizia, però, era succulenta ed è finita, ovviamente sulle pagine dei giornali con l'allarme giovani ed ''eroina sugli autobus''. E se anche, giorno dopo giorno, nessuno è riuscito a confermare questa segnalazione il dibattito si è aperto con le associazioni di genitori preoccupate e il mondo degli adulti già pronto ad aumentare controlli e interventi educativi su situazioni che, però, non sono state identificate e si basano su un ''si dice''. Per carità nessuno dice che si debbano sottovalutare i fenomeni legati alla delinquenza giovanile (abbiamo assistito a ''casi'' come quelli di inizio estate sul basso Garda assolutamente preoccupanti e dei quali, giustamente, si sono occupati le forze dell'ordine) o pensare che quello del consumo delle droghe tra i giovani non sia un problema cui porre un freno. Ma si tratta di tematiche talmente importanti che richiedono serietà e che non meritano di essere date in pasto a una campagna elettorale da ultima settimana prima del voto.
La sensazione è che a una politica che si è già giocata la carta degli ''immigrati cattivi'' troppe volte negli ultimi quindici anni serviva un nuovo capro espiatorio per orientare l'elettorato e allora ecco trovato il ''nemico'' perfetto: i giovani. Perché? Intanto praticamente nessuno li rappresenta quindi non possono difendersi dalle accuse, spesso generiche e demagogiche. Poi sono quattro gatti: si pensi che quelli di età compresa tra i 10 e i 19 anni rappresentano solo il 9,6% della popolazione italiana, quando nella fascia 50-59 anni (quindi diciamo quelli che si avvieranno alla pensione mentre i primi cresceranno e si avvicineranno al mondo del lavoro) sono il 15,8% (il calo demografico, questo sì, è un problema enorme e drammatico per il futuro del Paese e dovrebbe essere argomento di discussione politica dominante e invece pare non esistere).
Poi, come gli immigrati, per la gran parte non votano (perché sono minorenni o disinteressati e distanti, guarda caso, da una politica che o li criminalizza o comunica loro tramite TIk Tok con dei video da boomer da far accapponare la pelle). E allora ecco che tre su dieci, secondo il Rapporto 2021 della Fondazione Visentini/ Luiss, vogliono ''scappare'' all'estero mentre in quattro anni (dal 2015 al 2019) sono stati 300.000 quelli già ''scappati'' per lavorare o studiare ''con un aumento del 33% negli ultimi 5 anni'' (dati UeCoop su stime Istat). Che l'Italia non fosse un paese per giovani lo si sapeva da tempo. Che ci si riducesse a usare i giovani in questo modo, per spaventare i ''grandi'' e spostare consensi, però, è un passo avanti verso lo sprofondo al quale, pare ormai, non esserci più fine.