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“Abbiamo arrestato tuo figlio, inviaci il denaro per la cauzione” (che però in Italia non esiste): 10 i tentativi di truffa in 24 ore a Bolzano
Fortunatamente, dice la polizia, stando alle prime informazioni nessuno dei cittadini contattati sono caduti nella trappola, per la quale già negli scorsi mesi le forze dell'ordine avevano lanciato l'allarme

BOLZANO. Sono ben dieci le segnalazione ricevute nella sola giornata di ieri (giovedì 25 maggio) dalla Questura di Bolzano per nuovi tentativi di truffa ai danni dei cittadini del capoluogo altoatesino, tutte con lo stesso modus operandi. Già negli scorsi mesi il raggiro, la truffa del finto parente arrestato, era finito sotto i riflettori delle forze dell'ordine, che avevano invitato la popolazione a prestare massima attenzione.
Nella giornata di ieri i cittadini ieri hanno ricevuto le chiamate sulla loro utenza fissa: dall'altro lato della cornetta c'era un soggetto che, affermando di chiamare da un ufficio di polizia e di esserne il 'capo' ha comunicato al malcapitato di averne arrestato il figlio. A questo punto il truffatore ha fatto intervenire un complice che, fingendosi il figlio, ha chiesto aiuto disperandosi e piangendo.
Si tratta di un tipologia di raggiro ben conosciuta e infatti, subito dopo, ha ripreso la parola il truffatore (il sedicente 'capo' della polizia) chiedendo, a titolo di cauzione, denaro o monili per rimettere in libertà il congiunto. Fortunatamente, dicono le forze dell'ordine, nessuno sarebbe caduto nella trappola e tutti hanno informato i propri figli e poi la polizia.
“La Questura – scrivono le forze dell'ordine – impegnata nelle serate informative organizzate dal Comune di Bolzano nella campagna 'Fidarsi è bene, ma non di tutti', ribadisce che nel nostro ordinamento non esiste l'istituto della cauzione e che quindi nessun arrestato può essere messo in libertà dietro consegna di denaro e invita le persone anziane a prestare massima attenzione a questo tipo di richieste consigliando di richiedere, come successo ieri, sempre l'intervento delle forze dell'ordine contattando il 112”.