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Il Conservatorio all'ex Lettere nel 2018 per un polo culturale a tutto tondo, dalla passerella aerea al piano, unico in Italia, che comprende pop e jazz
La Provincia ha stanziato 1 milione e 300 mila euro per terminare la nuova sala 'Mascagni'. Le dotazioni del nuovo spazio non saranno solo indispensabili ai concerti ma anche funzionali a tutto quello che ormai rende la musica plurisensoriale

TRENTO. Non sarà domani ma non passerà molto. La Provincia ha stanziato un milione e 300 mila euro per 'finire' la più pregevole e affascinante sala musicale che Trento abbia mai avuto. I lavori potrebbero incominciare presto e finire all’inizio del prossimo anno.
Si parla del moderno tempietto per le note – ovviamente non solo note classiche - che completerà e nel contempo amplierà l’offerta del Conservatorio di musica Bonporti: 900 iscritti, un centinaio di docenti. La sala Mascagni (così si chiamerà), susciterà parecchie meraviglie – estetiche e soprattutto acustiche - ai suoi frequentatori.
Il tempietto in legno chiaro e isolamento fonoassorbente è interrato. Si scende sottoterra ma sale la soddisfazione di saperlo prossimamente attivo. La sala da musica garantirà 270 posti (mica sono pochi). Avrà una dotazione tecnica di assoluta avanguardia. Paolo Ghezzi, da un anno e mezzo presidente del Conservatorio, ha chiesto e, pare, ottenuto che il bando, seppur al prezzo più basso, preveda il massimo del controllo sulla qualità realizzativa.
Le dotazioni della sala Mascagni non saranno solo indispensabili ai concerti ma anche funzionali a tutto quello che ormai rende la musica un sentimento 'multicolor'. O, se si vuole, plurisensoriale. Oggi la musica è certo da sentire (bene). Ma oggi la musica è anche da vedere (video, arte scenografica, eccetera). Oggi la musica – e alcune sezioni di ricerca del Conservatorio lo testimoniano – è pure materia sulla quale inventare con la fantasia, la maestria e la tecnologia. Ma non solo. Alla Mascagni ci saranno sale prova, l’unico organo non ecclesiastico in Trentino. E due sale di registrazione: per il Conservatorio, per la città.
Ma non solo: saliti gli scalini che dal tempietto interrato portano ad un grande atrio/fojer ci si può immaginare senza troppi sforzi la duttilità di quello spazio come sede di ospitalità artistiche, multidisciplinari. Come luogo di incontro. Di confronto. Di scambio.

Ma non solo: usciti dall’atrio dirigendosi verso il retro dell’Ex Facoltà di lettere ci si ritrova in una sorta di spazio dei desideri. Che però sono desideri realizzabili se solo chi di dovere si fermerà a ragionare assieme alla dirigenza del Conservatorio. C’è, infatti, un grande cortile: un po’ più piccolo di quello delle scuole Crispi con le quali il Conservatorio convive. Il cortile ha una piccola parte ad anfiteatro e una larga parte potenzialmente perfetta per allestire diverse attività culturali all’aperto.
Il cortile è ad uno sputo dallo stabile dell’ex facoltà di Lettere, quel complesso che il Comune vorrebbe far diventare un polo creativo ad ampio spettro artistico. Vorrebbe, ma ancora senza sapere come.
Con una passerella aerea Ex Lettere e Conservatorio diverrebbero un tutt’uno. Uno sballo. Un collegamento piuttosto semplice, per nulla avveniristico, servirebbe a far circolare persone ed idee, esperienze. Intrecciando iniziative. Certo, la sala Mascagni sarà raggiungibile anche da Via Pavoni, la stradina oggi chiusa al pubblico che parte a lato delle Crispi. Ma l’arrivarci anche dall’Ex Lettere, e dal Centro Santa Chiara, aggiungerebbe non poca suggestione, oltre che praticità.
Sulla Sala Mascagni il presidente del Conservatorio ha idee chiare. “Servirà al Conservatorio e aumenterà la qualità e la visibilità della nostra proposta formativa. Ma spero possa diventare un punto di riferimento per la città. Un servizio importante alla città”. E’ prematuro, anche no, ma quello che nelle spiegazioni di Ghezzi è tutto meno che un retro pensiero porta a buttar lì una sfida. Una sfida insieme artistica, logistica e gestionale.
“La sala Mascagni? Un luogo non solo per concerti – dice Ghezzi – che potrebbe raccordare i mondi che hanno a che fare con il Conservatorio. Il mondo dell’alta formazione musicale, quello dell’istruzione ed il grande bacino delle scuole musicali”.

Tre mondi che nell’amministrazione fanno capo a tre assessorati (e a tre partiti) diversi: gli assessori Ferrari e il presidente Rossi per Conservatorio e scuola, Mellarini per le scuole musicali. Conoscendo le semplificazioni che generalmente muovono l’agire della Provincia non ci vuole una sfera da mago per ipotizzare che in piazza Dante vedano in prospettiva il Centro Santa Chiara come ente gestore 'anche' della futura sala Mascagni. Ma il Santa Chiara ha già Auditorium, Sociale, Cuminetti, Sanbapolis e Melotti a Rovereto. Non è un po’ troppo?
Ghezzi ha un’alternativa: “Forse sarebbe l’occasione per creare una situazione nuova, affidando la sala Mascagni a soggetti diversi, a competenze giovani e motivate che possono anche formarsi appositamente. Insomma, andrebbe favorita la nascita di una start up per la gestione degli spazi e dei servizi. Sarebbe una bella scommessa”. E quando si parla di scommessa si parla di occupazione, di nuova occupazione giovanile legata alle professionalità tecniche necessarie alle arti.
Si vedrà. Ma intanto, quanto a sfide, Paolo Ghezzi (il Conservatorio), ne ha lanciata ufficialmente un’altra. Anche il Conservatorio, infatti, ha detto la sua per il futuro di Ex Lettere, partecipando all’avviso pubblico per la raccolta di idee lanciato a gennaio dall’assessorato comunale alla cultura.
“Il binomio giovani creatività – dice e scrive Ghezzi – è esattamente ciò che caratterizza l’offerta formativa e il contesto culturale del Conservatorio che non solo garantisce l’alta formazione ma stimola la produzione creativa e la mette alla prova nei concerti e nelle proposte pubbliche”.
Uno di questi 'stimoli', forse il più evidente, è il 'polo del pop e del jazz', un ramo assente nei Conservatori del resto d’Italia. Oggi questo polo è in affitto al Comune in spazi angusti in via Veneto. Di qui la proposta di trasferirlo al piano terra dell’ala nord di Ex Lettere, area ideale per il movimento degli strumenti pesanti (pianoforti, percussioni eccetera). Ma per Ghezzi non è naturalmente una questione di sola, seppur importante, logistica. Il presidente del Conservatorio vede, come altri, la necessità di una caratterizzazione soprattutto musicale dell’ex facoltà che si trova accanto al Centro Santa Chiara (spettacolo dal vivo) e alla scuola dei Minipolifonici.

“Se poi – dice Ghezzi – si concentrassero ad Ex Lettere attività pubbliche a tema musicale attualmente sparse in città si andrebbe a realizzare un signor Polo”. Ghezzi, come altri, pensa al Centro Musica, alla biblioteca musicale del Feininger ma anche ad iniziative imprenditoriali come negozi di strumenti, agenzia di spettacoli, laboratorio per liutai o per altri artigiani della riparazione di strumenti. E pure ad un ristorante 'musicale'.
Insomma, attività a reddito insieme a servizi formativi e aggregativi. Una cittadella della musica ad uso musicale ma tuttavia non esclusivo: è ormai palese che teatro, video arte, performance, multimedialità e molto altro si contaminano tra loro e contaminano l’offerta e la costruzione musicale.
E qui si torna all’inizio. E cioè ad una strategia che integri Conservatorio ed Ex Lettere, comprendendo anche la sala Mascagni e il cortile aereo di cui sopra. Il connubio tra istituzioni pubbliche e soggetti privati al quale pensa il direttore del Conservatorio non è un’idea ad escludendum.
“Puntiamo – insiste Ghezzi – ad intrecci virtuosi tra i diversi soggetti promotori di cultura, non solo musicale: teatro, cinema, arti visive. E credo ci potrebbe essere anche una attrattività turistica”.
Ma una riflessione vale più di alte: la fattibilità. La cittadella della musica in una parte di Ex Lettere non è in conflitto con altre attività artistico culturali da ospitare nello stabile. Al contrario un progetto di questo respiro, che calcolasse la sala Mascagni come parte integrante, comporterebbe una vita nuova anche per il Teatro Cuminetti. Potrebbe essere trasformato in spazio 'libero' da vincoli logistici e utilizzato per le necessità di chi nelle arti, specie teatrali, pratica la sperimentazione e la produzione creativa.
Cosicché il Centro Santa Chiara potrebbe ripensare un utilizzo più intenso del Teatro Sanbapolis (costoso e sottoutilizzato teatro universitario), per le sue stagioni più coraggiose e innovative.
Di materia ce n’è tanta. Ma di voglia di mettere le mani in pasta in una prospettiva culturale meno approssimativa non ce n’è tanta nella politica e nell’amministrazione. Ma chissà. Forse una smossa potrà darla il fatto che un simile progetto potrebbe abbassare non poco i costi di gestione di Ex Lettere.
“Non vorrei esagerare – conclude Ghezzi – ma nelle proposte fatte al Comune dal Conservatorio c’è anche la Casa del Suono. Si tratta di un centro di ricerca, studio e produzione rivolto alle specificità del suono con attenzione a tutte le nuove tecnologie applicate alla musica. Il respiro sarebbe nazionale. La collocazione ideale sarebbe anche quella ad Ex Lettere”.
Paolo Ghezzi si ferma: troppa carne al fuoco e si rischia l’indigestione prima ancora di mangiarla. Ma rispetto al fumo – pur di buone intenzioni – che ad oggi circonda il futuro di Ex Lettere un po’ di arrosto non guasta.