Sanità privata, la Fenalt chiede un contratto provinciale. In Consiglio la proposta dei 5 Stelle
Il sindacato sarà presente il 31 gennaio in piazza Dante per sostenere la mozione di Filippo Degasperi. " In Trentino il finanziamento è al 90% pubblico e la Giunta provinciale deve porsi il problema della qualità dei servizi erogati ma anche della qualità del lavoro"

TRENTO. Il ragionamento non fa una piega: "Non è accettabile foraggiare continuamente la sanità privata senza porsi la domanda di dove vadano a finire i soldi: in Trentino il finanziamento è al 90% pubblico e la Giunta provinciale deve porsi il problema della qualità dei servizi erogati ma anche della qualità del lavoro".
Il tema è quello del contratto per la sanità privata che la Fenalt solleva alla vigilia di una discussione che coinvolgerà anche il Consiglio provinciale. Il consigliere dei 5 Stelle Filippo Degasperi ha infatti depositato una mozione che sarà discussa il 31 gennaio.
"Le differenze di trattamento possono essere veramente importanti. Il limite minimo è rappresentato dal contratto ARIS riabilitazione che, con 2 ore in più di lavoro, retribuisce gli operatori sanitari con il 25% in meno rispetto a ARIS non riabilitazione e ad AIOP".
"In alcuni contesti - continua Degasperi - si applicano contratti dedicati alle strutture religiose, quando nei fatti di religioso non rimane nulla (eccetto forse qualche denominazione). Prendendo ad esempio la figura dell’infermiere, le differenze retributive mensili arrivano anche a 400 euro in meno".
Nella sua mozione, Degasperi chiede di "subordinare una quota delle erogazioni pubbliche alle strutture sanitarie convenzionate all’attivazione di un tavolo provinciale per l’individuazione di un contratto unico della sanità convenzionata trentina".
"La sanità in Trentino è prevalentemente pubblica - spiega la Fenalt, che sarà presente in Consiglio provinciale con una delegazione - ma esistono delle realtà private che ormai appartengono alla storia del nostro territorio e che risalgono, come quelle di Arco, persino ai primi del ‘900".
"Queste strutture si sono specializzate, assumendo un ruolo di complemento rispetto alla realtà pubblica, come il San Pancrazio e l’Eremo ad Arco nella riabilitazione, mentre altre, come Villa Bianca a Trento, si sono orientate all’attività ambulatoriale o a quella chirurgica".
Lo sblocco dei contratti pubblici ha di fatto alimentato la speranza di un rinnovo contrattuale anche nei lavoratori della sanità privata che, a differenza di quella pubblica, è legata a vari tavoli nazionali.
Fenalt si è interrogata su come aiutare questi lavoratori in Trentino in assenza di una politica nazionale che se ne prenda cura: "Come l’Autonomia è stata in passato un’importante risorsa per i dipendenti pubblici, altrettanto confidiamo possa essere anche per i lavoratori della sanità privata".
Queste strutture lavorano per la quasi totalità su mandato della Provincia e l’Azienda sanitaria fornisce loro la maggior parte dei pazienti. "È proprio del mese di novembre la notizia che le case di cura private hanno ricevuto ulteriori fondi per svolgere i loro compiti, fondi che, purtroppo, non vanno a premiare i lavoratori ma solo i consigli di amministrazione che hanno come fine ultimo quello di creare profitto per i loro stakeholder".
"Come sindacato pensiamo sia importante tutelare i lavoratori di queste realtà, proponendo alla politica la creazione di un contratto trentino della sanità privata. La Provincia non può più rimanere sorda alla richiesta di questi lavoratori che chiedono, dopo anni di blocco contrattuale, un giusto riconoscimento, un’omogeneizzazione dei trattamenti economici e uniformità di diritti".
La Fenalt ha dato appuntamento a tutti i lavoratori della sanità privata il 31 gennaio in Consiglio provinciale quando sarà all’ordine del giorno della discussione la proposta di un rinnovo del contratto.