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Coronavirus, dai prodotti freschi in scadenza alle chiusure anche nei weekend. Agriturismi trentini in ginocchio, Cosi: ''Siamo ad un punto di non ritorno''
Manca la consueta distribuzione e vendita e tantissimi prodotti freschi stanno ormai scadendo e devono essere buttati. Il presidente della categoria: ''Situazione ormai drammatica, ci si aspetterebbe che tutti, a partire dagli enti centrali, facessero uno sforzo per sostenere un’economia ormai al collasso"

TRENTO. Prodotti freschi in cantina che stanno scadendo uno dopo l'altro, continue chiusure anche nel weekend e le difficoltà nel fare consegne a domicilio o take-away. Gli agriturismi trentini sono in una situazione drammatica.
Per capirlo basta ascoltare le parole del presidente dell'associazione Manuel Cosi che descrivere il momento come “un punto di non ritorno”.
“Il fatto che gli agriturismi abbiano attività agricola, oltre a quella di accoglienza e ristorazione – ha spiegato Cosi - decuplica le difficoltà in questo periodo. Innanzitutto, viviamo ovviamente tutte le difficoltà dei nostri colleghi ristoratori ed albergatori legate alla chiusura imposta ma anche all’incertezza del futuro ed alla mancanza di programmazione. Anche le possibilità di asporto e consegna a domicilio, per la nostra categoria sono poco utilizzabili: la maggior parte degli Agriturismi non è in zona urbana, ma si trova in campagna, in montagna, in zone vocate al turismo ma che in questo periodo sono vuote. Chi viene da noi a prendere il pranzo o la cena? Chi lo ordina a domicilio? Capirete che asporto e domicilio possono essere palliativi per chi non dista troppo dai centri urbani, ma per molte strutture è una possibilità praticamente inutile”.
Anche in questi casi le aperture nei weekend sono vietate e questo va fortemente a penalizzare tante vallate che vivono di turismo di prossimità dalle vicine provincie venete e lombarde.
“A questo – spiega ancora il presidente degli Agriturismi - si sommano le difficoltà che condividiamo con i colleghi del mondo agricolo, con contadini e contadine, allevatori ed allevatrici: le nostre cantine sono piene di prodotti trasformati e freschi che stanno già scadendo, perché manca la consueta distribuzione e vendita che facevano attraverso i nostri Agritur o le attività di ristorazione. Abbiamo costi elevati per il mantenimento di animali ai quali abbiamo il dovere di garantire benessere e cura, benché i prodotti da loro derivati non possano essere poi immessi nel mercato locale”.
Problemi su problemi, insomma, che con il passare del tempo hanno portato ad aggravarsi sempre di più la situazione diventata ora insostenibile. “In un momento di contrazione economica totale, ci si aspetterebbe che tutti, a partire dagli enti centrali, facessero uno sforzo per sostenere un’economia ormai al collasso. In chiusura – conclude Cosi – in questa fase di rinnovo tesseramento diventa ovviamente difficile anche per l’Associazione che rappresento proseguire nelle proprie attività come se nulla fosse: abbiamo tanti soci che sono in difficoltà a pagare la quota associativa”.