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Fallimenti in calo, ma la Camera di Commercio non è convinta. Bort: "Questa crisi porterà cambiamenti epocali"
Con la pandemia ancora in corso e i conseguenti lockdown e restrizioni ci si aspettava un aumento dei fallimenti. Così non è stato, ma i commercialisti non sono convinti e spiegano: "La crescita dei fallimenti è solo rinviata nel tempo"

TRENTO. A seguito della crisi da Covid-19 ci si aspettava un importante aumento nei fallimenti aziendali. Questo però non corrisponde con il dato registrato dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio. Le aperture di fallimento rilevate nei tribunali di Trento e Rovereto per il 2020 sono state infatti 56, ovvero leggermente meno rispetto a quelle del 2019 (erano 61).
Il dato però non rispecchia le previsioni e non convince i commercialisti, che spiegano il perché di questa discrepanza. Ciò è avvenuto per due motivi principali. Il primo è il ritardo temporale che intercorre tra gli eventi di crisi e l’effettivo dato sulle aperture di fallimento. Già nelle crisi del 2008-2009 e del 2012-2013 il numero dei fallimenti ha raggiunto il suo apice solo tre anni dopo il termine della contrazione economica. Il secondo motivo è il rallentamento della macchina giudiziaria. Le fasi di lockdown hanno infatti provocato il rinvio e la sospensione di alcune udienze programmate.
“È evidente – spiega Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – che una crisi come quella registrata nel corso del 2020, e che deve ancora terminare, non potrà non avere conseguenze epocali ed è purtroppo prevedibile che la crescita dei fallimenti sia solo rinviata nel tempo. Alcuni segnali peraltro mostrano come nell’ultimo trimestre dello scorso anno le procedure aperte siano risultate già in aumento sia rispetto ai mesi precedenti, sia rispetto allo stesso periodo del 2019”.
Le imprese fallite nel 2020 sono per la maggior parte società di capitale (48 su 56), mentre cinque sono ditte individuali e tre società di persone. 23 di queste imprese si collocano nel comune di Trento, che raggruppa oltre il 41% delle procedure, mentre il resto delle aziende è distribuito in altri 21 comuni. Tra questi spiccano quelli di Castello-Molina di Fiemme, Cles, Mezzolombardo, Predazzo e Storo.
Per quanto riguarda i settori economici finora colpiti dalla crisi, al primo posto si trova l’edilizia, che però riduce il numero di fallimenti rispetto agli anni precedenti. In totale si parla di 21 imprese tra ditte di costruzione, impiantisti e società immobiliari, che insieme costituiscono il 37% delle procedure concorsuali considerate. Seguono il commercio con 14 fallimenti e il comparto “bar-alberghi-ristoranti” con 8 procedure fallimentari aperte in corso d’anno. Altri settori sono stati interessati più marginalmente, come il manifatturiero (7 fallimenti), i servizi alle imprese (4), l’estrattivo e i trasporti (1).
Rispetto agli anni precedenti si riscontra quindi un leggero aumento, in termini relativi, dei fallimenti che hanno interessato il settore ricettivo-ristorazione-bar e il commercio, mentre diminuiscono proporzionalmente quelli riscontrati nel comparto manifatturiero.
