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Stati Generali del lavoro, i sindacati: “La carenza di manodopera può compromettere la ripresa. Bisogna rafforzare il legame tra sostegni e attivazione”

Secondo Cgil, Cisl e Uil la ripresa economica in Trentino è partita, ma affinché il processo non si arresti nel breve termine: “Bisogna risolvere i problemi legati alla mancanza di manodopera e alla difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro”

Di F.S. - 15 settembre 2021 - 16:58

TRENTO. La ripresa economica c'è, ma è necessario riuscire a connettere domanda e offerta di lavoro sul territorio per evitare che si arresti: è questo l'appello che Cgil, Cisl e Uil lanciano alla Giunta provinciale proprio nelle settimane in cui si avvia a conclusione l'esperienza degli Stati generali del lavoro. “Perché il processo di ripresa non si arresti nel breve termine – scrivono i sindacati in una nota – ma inneschi una concreta dinamica di sviluppo del territorio è essenziale che si sciolgano, senza pregiudizi, i nodi critici legati alla carenza di manodopera e alla difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro”.

 

L'esperienza degli Stati generali è stata giudicata in maniera positiva dalle tre sigle per le opportunità di confronto emerse. Esperienza che dovrebbe essere però assunta, scrivono Cgil, Cisl e Uil, come modalità strutturale per la definizione di tutte le politiche provinciali. Filo rosso del ragionamento dei sindacati è la necessità di rafforzare il legame tra le misure di sostegno al reddito, nazionali e provinciali, e le condizionalità che vanno accompagnate dal monitoraggio dei fabbisogni delle imprese, formazione e riqualificazione e riqualificazione coerente alle dinamiche del mercato del lavoro, bilancio e certificazione delle competenze, profilazione.

 

“Allo stesso tempo – continuano i sindacati – i sostegni al reddito, compreso l'assegno unico provinciale, possono essere riorganizzati, ma non vanno tagliati. Anzi, bisogna potenziarli soprattutto quando si parla di famiglie, potendo quindi essere focalizzati su target più deboli del mercato del lavoro come le donne, i disoccupati senior e i giovani”. Questi strumenti dovrebbero poi inserirsi in uno scenario molteplice che vede, da una parte, il quadro nazionale con le risorse previste dal Pnrr (“che dovrebbero pesare in Trentino per 50 milioni di euro, risorse ingenti sulla cui destinazione anche i sindacati vogliono avere voce in capitolo”) e, sempre a livello nazionale, la riforma degli ammortizzatori sociali (“che prevede un più stretto legame tra politiche passive e attive”).

 

A livello nazionale sono previste le assunzioni, dicono le tre sigle, di 11mila operatori per i centri d'impiego, per far partire il sistema: “Un potenziamento delle risorse umane che è condizione indispensabile anche in Trentino, ma su cui la Giunta intanto continua a non dare risposte, limitandosi solo alla stabilizzazione del personale dell'Agenzia del Lavoro. Al contrario, serve un potenziamento degli organici e una riqualificazione del personale oggi in servizio”.

 

“Altro tema chiave – si legge nella nota di Cgil, Cisl e Uil – è quello delle politiche industriali. Il Trentino soffre di scarsi livelli di produttività e di un’economia scarsamente propensa all’innovazione, che va invece incentivata. Parallelamente vanno messi in campo percorsi formativi coerenti perché i nuovi fabbisogni delle imprese trovino risposta sul mercato del lavoro anche locale, puntando nel contempo al miglioramento qualitativo e retributivo delle condizioni di lavoro”. Infine, sul tema dei settori tradizionali (in particolare turismo, agricoltura ed edilizia) i sindacati sottolineano come le varie realtà avranno ancora bisogno, pur innovandosi: “Di una consistente manodopera non reperibile esclusivamente sul territorio. Da qui il monito all'esecutivo di approcciarsi al tema del lavoro senza pregiudizi, affrontando con concretezza e lungimiranza anche la questione del reperimento e dell'inclusione del personale straniero”.

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